Napoli assediata da due camorre: i vecchi riciclatori e i giovani folli

Napoli assediata da due camorre: i vecchi riciclatori e i giovani folli
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 13 Ottobre 2021, 23:29 - Ultimo agg. 15 Ottobre, 12:17
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Per chi vive al lotto zero, o giù di lì, il mondo è diviso in due. O stai con il fumetto o stai con l’attore. O stai con i bodo, quelli del cartone animato giapponese o sei un nemico, perché sei vicino a quello che assomiglia a Vin Diesel. Avete presente Vin Diesel? Anni fa, sbancò i botteghini, con quella interpretazione in un film per appassionati del genere pulp e di azione, un cult dal titolo strano - xXx -, che diventa il nomignolo del clan che da qualche anno fa la guerra ai Bodo.

Eccole le due facce di Ponticelli: i Bodo, quelli che si sono tatuati la foto di un personaggio da cartone animato sul corpo; e gli xXx, quelli che si riconoscono in Antonio De Martino, soggetto ritenuto a capo del clan rivale.

Un centinaio di famiglie, che si contendono lo stesso spazio, con i capi che camminano, anzi, “vanno camminando” (nel senso che presidiano militarmente il territorio), con due obiettivi: uccidere e non essere uccisi. Sono i Bodo e gli xXx, che sembrano messi allo specchio. Uccidono, incutono timore, poi si emozionano per il pezzo neomelodico che postano su TikTok. Tutto per una manciata di quattrini. Poca roba. Picchiano a sangue una donna, sotto gli occhi dei figli, colpendo al viso anche una ragazzina minorenne, per quattro spiccioli. Un centinaio di euro, per la precisione, il pizzo imposto per il via libera alla signora che voleva gestite una piazza di spaccio, sempre lì a Ponticelli.

 

È con questa accusa che sono finiti in cella quelli di Salvatore De Martino (solo omonimo del personaggio ucciso pochi mesi fa), che avrebbero picchiato in venti - sottolineo, in venti - una donna nella sua abitazione. Mentre i loro affiliati, quelli dei Casella avrebbero minacciato un parcheggiatore abusivo per poca roba. Venti euro da consegnare al clan, pena un colpo al ginocchio. Violenza, armi, poi la fuga in centro. È un altro must. Dopo le “tarantelle” sotto casa, per la conquista di un sottoscala in cui impiantare una piazza di spaccio, immancabile il giro vicino al mare. Tutti in zona chalet, a Mergellina. O a piazza Trieste e Trento o in zona Baretti. Meglio non incrociarli. Sono i nuovi camorristi, i millennial del crimine, quelli come i killer di Secondigliano, che hanno ucciso Enzo Fiorillo, un 19enne colpito dieci volte a distanza ravvicinata. Una esecuzione, per un piccolo pregiudicato per fatti di droga, che aveva una moglie e un figlio di un anno. Cresciuto in fretta, ucciso per una manciata di grammi di cocaina, dicono al momento le indagini.

Ma è tutta qui la camorra? Roba pulp e sanguinaria? Stracciona e violenta? Non è esattamente così, a leggere le relazioni mandate in Parlamento e in commissione antimafia. C’è un’altra camorra che regge le fila. Che parla italiano. Che si avvale di professionisti. Che fa leva sul talento dei migliori. Una esagerazione? Sentiamo cosa è emerso dall’inchiesta culminata in sessanta arresti tra Napoli e Caserta: false fatturazioni, scoperto un buco di 160 milioni di euro, grazie a società cartiere in giro per l’Italia. Roba di camorra. Che ricicla, che ripulisce, che piazza i proventi ricavati da un esercito di disperati (i Bodo e gli xXx, solo per rimanere in tema), che fa fiorire attività economiche di ogni tipo: food, ditte di imballaggi, sanificazione, vigilanza privata. È la camorra dei due cartelli che si contendono da decenni il potere criminale di Napoli: da un lato l’Alleanza di Secondigliano (Contini-Mallardo-Licciardi, ma anche famiglie alleate come i Polverino e i Moccia), contro i Mazzarella (e la loro galassia di famiglie consociate).

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Ecco è questo il livello superiore, quello che vanta contatti nel mondo delle associazioni industriali e che gestisce gli incassi del monopolio di carburanti, che controlla agenzie immobiliari in grado di acquistare beni confiscati, grazie al ruolo di prestanome. Già, i prestanome. Sono un esercito. Sono diventati la nuova manodopera criminale, come ha fatto emergere l’ultima inchiesta della Dda di Napoli (al lavoro il pm Maurizio Giordano), grazie alle verifiche della Guardia di Finanza. Negli ultimi tempi, si sono specializzati come «prelevatori», come uomini bancomat, che hanno un solo incarico da assolvere: ritirare soldi alla posta, senza superare la soglia di emergenza, roba di 50mila euro al giorno diviso per tante teste di legno. Prelevatori a mille euro al mese, per non insospettire gli uffici antiriciclaggio. Succede anche questo in una terra in cui la camorra ha due facce, due lingue, due modi di essere.

A fare notizia, il più delle volte, le azioni pulp e violente che si abbattono sul territorio. Come quella ricostruita dai pm Alessandra Fratello e Simona Rossi, sotto il coordinamento dello stesso procuratore Melillo: hanno arrestato gente del calibro di Salvatore De Martino, classe 1997, figlio dell’uomo che assomiglia all’attore di xXx, ma anche un gruppetto di presunti affiliati, che rispondono al nome di Patrizia Di Natale, Fortuna Montagna, Francesco, Maria e Pasquale Pignatiello e Raffaele Straiano; mentre in un altro blitz, sono stati arrestati Nicola Aulisio, Luigi Austero, Eduardo e Giuseppe Casella, Giovanni Mignano, Giovanni Rinaldi. Racket, azioni violente o poco più. Un’operazione di bonifica, per tenere alcuni soggetti in cella, impedire loro una «atroce e spietata» reazione che metterebbe al repentaglio la vita di tante persone oneste (la maggioranza) che vivono da queste parti. Persone costrette a distinguere il mondo in due parti: quella dei Bodo e degli xXx, tra fumetti e film d’azione, tra il lotto Zero e il mare di Mergellina. 

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