Campi Flegrei, intervista a Fabrizio Curcio: «Il piano c'è, presto nuove esercitazioni»

Campi Flegrei, intervista a Fabrizio Curcio: «Il piano c'è, presto nuove esercitazioni»
di Pasquale Guardascione
Domenica 30 Gennaio 2022, 12:00 - Ultimo agg. 16:47
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Sono 169 i terremoti, per la maggior parte di bassa magnitudo, registrati dai sismografi dell'Osservatorio Vesuviano nei Campi Flegrei dall'inizio dell'anno. Un'escalation costante: in tutto il 2021 gli eventi tellurici sono stati 1003, contro i 780 del 2020. «I Campi Flegrei sono un vulcano attivo e questa è un'area da sempre interessata da fenomeni sismici associati alle fasi di sollevamento del suolo, con cui pertanto si deve convivere. È perciò importante che la popolazione prenda consapevolezza del rischio», dice Fabrizio Curcio, dal febbraio dell'anno scorso di nuovo capo della Protezione civile dopo esserlo stato dal 2015 al 2017.

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Una media di cinque scosse al mese, con quella del 6 gennaio, di intensità 2.3 avvertita anche nei quartieri occidentali di Napoli, che ha riportato alla memoria la terribile crisi del biennio 1982-1984. C'è da preoccuparsi come allora?
«La situazione è attualmente di allerta gialla, monitorata h24 dall'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv: a questo livello la Commissione per la previsione e prevenzione dei grandi rischi settore rischio vulcanico si riunisce per una valutazione ogni sei mesi, ma nei fatti la valutazione dello stato di attività dei Campi Flegrei avviene mensilmente, attraverso delle videoconferenze a cui partecipano i rappresentanti dei Centri di competenza che si occupano del monitoraggio e della sorveglianza, nonché i rappresentanti della struttura di protezione civile della Regione Campania. Chiaramente siamo pronti a intensificare la frequenza delle riunioni, se necessario».

E la popolazione sarà coinvolta? In che modo?
«È fondamentale che i cittadini conoscano le norme di comportamento da adottare in caso di terremoto perché l'autoprotezione è la misura di mitigazione più efficace. È un lavoro che facciamo, e continueremo a fare, con campagne di comunicazione come Io non Rischio ad esempio, perché è importante che i cittadini conoscano le buone pratiche di protezione civile, com'è altrettanto importante che conoscano il piano studiato per una eventuale emergenza: su questo il Comune di Pozzuoli sta facendo un lavoro eccellente.

Senza dimenticare le giornate formative nelle scuole, realizzate grazie all'impegno dell'Osservatorio Vesuviano. Ma il rischio derivante dalla presenza di un vulcano impone una visione strategica degli interventi strutturali da realizzare sul territorio che chiama in causa altri soggetti istituzionali».

E dal punto di vista scientifico?
«Da parte nostra continueremo con il puntuale monitoraggio del vulcano, insieme all'Osservatorio, aggiornando il piano nazionale ogni volta che variazioni significative vengono segnalate dalla comunità scientifica. Ai cittadini ricordo che tutte le informazioni sullo stato di attività del vulcano possono essere consultate sul sito del Dipartimento dove vengono pubblicati i report delle videoconferenze mensili - e sul sito dell'Ingv dove vengono pubblicate tutte le informazioni scientifiche inerenti il monitoraggio».

Un anno fa, il suo predecessore Angelo Borrelli nella visita a Pozzuoli annunciò per l'autunno 2021 una nuova esercitazione che ad oggi non c'è stata. È solo un rinvio o c'è qualcosa di diverso?
«Le esercitazioni sono importantissime, servono a diffondere cultura e a verificare eventuali falle nella pianificazione, ma non è detto che debbano necessariamente essere organizzate dal Dipartimento della Protezione Civile. È importante che siano frequenti e di tipologie differenti, è necessario talvolta verificare singolarmente aspetti specifici della pianificazione, molti dei quali non prevedono dispiegamento di uomini e mezzi sul territorio, si pensi alla catena di informazione alle varie strutture operative o alla simulazione delle tempistiche di partenza dei treni. Per questo abbiamo suggerito alla Regione di organizzare a livello locale un'esercitazione che il Dipartimento seguirà con attenzione e interesse».

I Campi Flegrei, secondo i dati dell'Osservatorio Vesuviano, sono saliti per effetto del bradisismo di 89 cm dal 2005. Questo potrebbe comportare problemi sui sottoservizi, come condotte del gas e quelle idriche?
«I possibili effetti delle deformazioni del suolo prodotte dal bradisismo sono da attenzionare, sia nei confronti delle reti sotterranee dei servizi che dell'edificato. Il bradisismo ai Campi Flegrei è monitorato in continuo dalla comunità scientifica attraverso le reti di monitoraggio multi-parametriche e le immagini satellitari. Dal 2005 ad oggi il sollevamento ha raggiunto il valore complessivo di 89 cm, di cui 82 dal 2011, con una velocità di circa 1 cm al mese. Ma le attuali velocità di deformazione sono significativamente inferiori rispetto a quelle registrate nel corso della crisi bradisismica del 1982-1985, quando il sollevamento raggiunse il picco di velocità di 14.5 cm al mese nel 1983, con un valore complessivo del sollevamento di 179 cm. L'attuale trend di sollevamento, nonché la geometria della deformazione provoca una risposta uniforme dell'area flegrea senza, al momento, conseguenze per l'edificato e le reti dei servizi. Qualora la deformazione dovesse subire un'accelerazione repentina si potrebbero creare le condizioni per una risposta differenziale dell'area, con conseguenti possibili danni, per questo proseguiamo con il continuo monitoraggio».

In che modo?
«Per approfondire questo tema, il Dipartimento ha finanziato, nell'ambito dell'Accordo con il Centro Lupt-Plinius dell'Università di Napoli Federico II, uno studio, ancora in corso, volto a sviluppare una metodologia che valuti il livello di danneggiamento progressivo dell'edificato ordinario flegreo per effetto del bradisismo, mettendo in relazione il monitoraggio del moto del suolo con il comportamento di edifici campione, rappresentativi delle principali tipologie edilizie dell'area. Chiaramente è costante il raccordo e l'interazione con le società che gestiscono i servizi».

Secondo le ultime indicazioni e l'ultima prova di evacuazione effettuata nei Campi Flegrei la popolazione si dovrà muovere da Pozzuoli verso la stazione di piazza Garibaldi a Napoli. Spostandosi da una zona rossa a un'altra, quella del Vesuvio. Nel 1982 l'allora protezione civile prevedeva invece lo spostamento verso la stazione di Villa Literno lungo la Domiziana. Come mai questo cambiamento?
«Si tratta di zone rosse di due sistemi vulcanici diversi e la probabilità che possano eruttare contemporaneamente, secondo quanto evidenziato dalla comunità scientifica, è davvero remota. In ogni caso, tali scelte derivano dallo studio effettuato dall'Acamir (Agenzia per la mobilità regionale) della Regione Campania che attraverso il Piano di allontanamento ha individuato le scelte più funzionali. L'Acamir, con il coinvolgimento delle diverse strutture regionali competenti e il contributo delle società di gestione di arterie stradali e ferroviarie, ha effettuato l'analisi delle infrastrutture di mobilità esistenti e delle caratteristiche del parco automezzi privati presenti sul territorio e, rapportandolo con la popolazione e con le tempistiche necessarie all'allontanamento, ha valutato e pianificato le scelte».

Nei Campi Flegrei negli ultimi 50 anni c'è stato un aumento massiccio degli agglomerati e di abitazioni a ridosso ad esempio della Solfatara e della zona dei Pisciarelli, quanto vi preoccupa questo?
«Questo è un problema diffuso su quasi tutto il territorio nazionale. Vale per il Vesuvio, per l'Isola di Vulcano o per i fabbricati sorti a ridosso degli argini dei fiumi o a in prossimità di zone franose. I territori devono vigilare e fare di tutto per evitare che queste situazioni si moltiplichino ma per questo è importante che anche i cittadini facciano la loro parte, conoscano i rischi del territorio ed evitino comportamenti che possano aumentare l'esposizione al rischio e complicare le fasi operative». 

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