Rispetto ad alcune «criticità molto forti che hanno segnato il passato dell'Istituto, per le quali, è in corso a Napoli un processo per episodi di maltrattamento», il Garante nazionale ha avuto modo di verificare come nell'Istituto si stia instaurando «un clima diverso, teso a interrompere ogni uso di violenza e qualsiasi comportamento non rispettoso della dignità e del diritti delle persone private della libertà». Il percorso di cambiamento «è certamente avviato, tuttavia, occorre continuare su tale strada, senza sottovalutare possibili rischi di un ritorno al passato, mantenendo sempre alto il livello di attenzione».
La possibilità per gli operatori di segnalare e denunciare eventuali maltrattamenti senza incorrere in ritorsioni «deve essere riaffermato in concreto, anche alla luce di recenti episodi». Inoltre, il Garante nazionale «ha incontrato più volte una persona detenuta, andando appositamente a verificare le sue condizioni nell'Istituto di Santa Maria Capua Vetere dove era stato trasferito in coincidenza con l'inizio della visita. La sua situazione, che successivamente è stata resa nota alla stampa dalla famiglia, è stata oggetto di approfondimento da parte del Garante, al punto da tornare nuovamente a verificare le sue condizioni tre giorni dopo la conclusione della visita, incontrandolo e avendo con lui un ulteriore lungo colloquio. Il Garante ha quindi presentato un esposto alla Procura della Repubblica». Nel corso della visita a Poggioreale, sono state riscontrate anche «gravi criticità e una certa difficoltà» da parte dell'area sanitaria a raggiungere tutte le persone e a rispondere ai bisogni di una popolazione che spesso viene dalle fasce più marginali e quindi già deprivate anche sotto il profilo della salute. A ciò si aggiungono le condizioni materiali che coinvolgono anche le strutture sanitarie: il Servizio di assistenza intensificata (Sai) posto nel padiglione San Paolo ha bisogno di interventi di adeguamento, così come l'ambulatorio di primo soccorso. «Il degrado dell'ambiente non deve spingere ad abbassare l'attenzione nei confronti dei pazienti», sottolinea ancora il Garante ricordando che «proprio i medici rappresentano in carcere un importante presidio per la prevenzione del rischio di maltrattamenti».