In tremila per riccordare Giuseppe a Cardito, la sorella di Tony: «Scusaci»

In tremila per riccordare Giuseppe a Cardito, la sorella di Tony: «Scusaci»
di Marco Di Caterino
Martedì 5 Febbraio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 07:54
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Il lutto di una città. Sentito nel cuore e nell'anima. Silenzioso. Composto. A Cardito, il piccolo Giuseppe ucciso a bastonate dalla furia bestiale del compagno della mamma, per tutti è un martire da venerare, coccolare con un pensiero al giorno, e soprattutto da ricordare. Per sempre. Perché a Cardito «i bambini non si toccano». La parola vita, scritta su decine di striscioni, cartelloni, magliette bianche, è stato il filo conduttore della fiaccolata di ieri sera, organizzata dal Comune e voluta fortemente dal sindaco Giuseppe Cirillo, che si è fatto interprete della volontà di questo paese, un passato affogato nella canapa, porta di ingresso per la piana di Terra di Lavoro, un presente, fino a domenica scorsa, di una tranquillità anonima. Il corteo, inizialmente circa seicento persone, è partito dal sagrato della parrocchia di San Giuseppe e Santa Eufemia, per poi imboccare via Belvedere. Passo lento. Silenzioso. Nessun vociare. Solo il calpestio di tanti piedi, a testimoniare un dolore sincero, partecipato. Tanto che il corteo, come una sorta di invisibile rete a strascico, ha finito per catturare chi incrociava. E alla volta di via Marconi erano circa tremila i fratellini, le sorelle, i genitori, i nonni di Giuseppe.
 
Al civico 70, dove al primo piano le tapparelle sono ancora abbassate, il marciapiede è ancora pieno zeppo, di ninnoli, giocattoli, peluche e messaggini per Giuseppe. Un tempo, quando in queste zone morivano come mosche i bambini, c'era l'usanza di lanciare al passaggio della piccola bara bianca grossi confetti ricci, per accompagnare in cielo con un po' di zucchero l'anima del bambino. Ieri sera, sotto la casa del piccolo martire, una mamma e i suoi due figli abbastanza grandi hanno «scritto» con i confetti bianchi sull'asfalto: «Giuseppe resterai nel cuore». Qui, al civico 70, epicentro di emozioni e dolore, il corteo si è fermato. E ha raggiunto picchi emozionali altissimi, quando tra due ali di folla si sono materializzati Raffaele e Mary Badre, i fratelli dell'orco assassino. Più esile che mai, sotto il peso di un macigno infame, Mary con un filo di voce rotta dal pianto, davvero sincero, si è scusata. «Non l'ho sentito, non l'ho sentito» è riuscita a dire prima di crollare in un pianto a dirotto. Si riferiva alla telefonate di Tony giunte sul cellulare di Mary, quella tragica mattina. Gli eventi hanno poi «spiegato» che era il fratello che le chiedeva aiuto, per «il grosso guaio» che aveva fatto. E allora in un silenzio spettrale persino la gelida tramontana, che diventa feroce quando spazza la pianura, non è riuscita ad asciugare le lacrime dei piccoli, degli adulti e quelle struggenti dei vecchi. Il tempo sospeso ha poi ripreso il suo corso, con la voce di Suor Claudia, che all'asilo Fusco San Vincenzo da Paola ha avuto anche Tony. «Speriamo che Dio lo perdoni», ha detto, prima di far recitare le preghiere per i defunti per «quell'anima bambina affidata a Dio», mostrando con l'indice il cielo.

È stato il segnale per liberare centina di palloncini bianchi risucchiati dal vento nel nero del cielo. E discreta è stata la partecipazione del sottosegretario Vincenzo Spatafora, dall'assessore del Comune di Napoli Alessandra Clemente, e di altri politici. In silenzio di fronte alla morte di un bambino. La manifestazione di è conclusa sul sagrato della parrocchia di San Biagio, patrono della città. «È un lutto che appartiene a ogni uno di noi ha detto il sindaco mentre si consegnava al pianto. Siamo un comunità sana, e ne siete la testimonianza, che deve continuare con una raccolta di fondi, per un sostegno alla famiglia di Giuseppe e Noemi». Più tardi, in una deserta Via Marconi, due ragazzine accarezzeranno con delicatezza la foto di Giuseppe. Poi un veloce e pudico bacio. Forse quello della buonanotte, nel posto dove ora si trova Giuseppe.
 
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