Morto Carlo Franco, maestro di giornalismo: suo il reportage sul terremoto con il celebre titolo «Fate presto»

Morto Carlo Franco, maestro di giornalismo: suo il reportage sul terremoto con il celebre titolo «Fate presto»
di Paola Perez
Martedì 20 Ottobre 2020, 12:43 - Ultimo agg. 18:41
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Il giornalismo napoletano piange la scomparsa di Carlo Franco, cronista di lunga militanza e autore di grandi inchieste per il Mattino, la Rai, la Repubblica e il Corriere del Mezzogiorno. Aveva 82 anni, ha cominciato a fare questo mestiere quando ne aveva 27 e non hai mai smesso: aveva voglia di stare sempre in prima linea, fisicamente presente sui fatti di cronaca, tenendo insieme l'entusiasmo di un ragazzo e l'esperienza da trasmettere ai ragazzi che crescevano con lui.

Ha seguito i grandi eventi del Sud, in particolare i terremoti del Belice e dell'Irpinia: «Fate presto» fu il titolo che rese celebre il suo servizio per il Mattino sui paesi del cratere, e servì per denunciare i ritardi dei soccorsi. Una prima pagina trasformata in opera d'arte da Andy Warhol e inserita da Lucio Amelio nella collezione Terrae motus. 

La sera del 25 novembre 1980 nella stanza del direttore Roberto Ciuni c'erano il vicedirettore Franco Angrisani; i redattori capo Massimo Donelli, Ernesto Auci, Giacomo Lombardi (l'altro redattore capo, Arturo Fratta, era fuori Napoli); l'inviato Gaetano Giordano; il capocronista Ciro Paglia; Pietro Gargano, al quale era stato assegnato il compito di raccogliere le notizie e concordare i servizi; e altri uomini-chiave come Gerardo Guerra e Mario Caruso. A Carlo Franco Ciuni diede l'incarico - come ricorderà poi lo stesso direttore - di «memorizzare tutto per per farne una sintesi intelligente». Sul luogo del disastro vennero spediti 53 inviati, tra i quali molti giovanissimi cronisti, che quasi dappertutto arrivarono prima dei soccorritori.

E contarono i morti, aggiornando l'elenco dei sopravvissuti.

All'ultima riunione Ciuni ascoltò i resoconti e chiese: avete suggerimenti per il titolo della prima? «Bisogna fare presto - disse Pietro Gargano - altrimenti là sotto non troveranno vivo nessuno e scoppieranno epidemie». Il direttore mostrò il taccuino, c'era scritto «Fate presto». Il titolo fu completato con Gargano, e questo era il catenaccio: «Per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla». Così Carlo Franco ricordava quella sera: «Ciuni arrivò con il titolo già in tasca. Quella frase nasceva dalla rabbia, una rabbia civile fortissima. Eravamo tutti indignati per il ritardo nei soccorsi. Ma Ciuni lo era più di tutti. Quando decise il titolo, aveva davanti agli occhi la straordinaria foto di Felice Santosuosso, le macerie di Sant'Angelo dei Lombardi riprese dall'aereo noleggiato dal Mattino». E il suo ultimo impegno professionale lo stava dedicando ancora al sisma dell'80, preparandosi a riannodare i fili di quel racconto a distanza di quarant'anni.

Carlo Franco ha riempito pagine e pagine di cronaca, politica, cultura, storie della vita vera. Ma uno spazio importantissimo nella sua carriera l'ha occupato lo sport, visto con gli occhi dei media - ha raccontato sulle nostre pagine lo scudetto del Napoli - e anche praticato con passione: era ancora giocatore nella squadra di pallanuoto dei giornalisti.

«Ciao Carlo, un grandissimo abbraccio - è il messaggio di Carlo Verna e Ottavio Lucarelli, presidenti nazionale e regionale dell'Ordine giornalisti - il tuo sorriso e la tua vis polemica già ci mancano. Con te perdiamo un pezzo di storia del giornalismo campano».

Dolore per la scomparsa di Carlo Franco viene espresso dal sindaco Luigi de Magistris: «Ha raccontato  Napoli, le sue bellezze, le sue ferite. Ha narrato in modo mirabile decenni di cronaca, di politica, di sport . È stato un grande giornalista e la città lo ricorda, tramite me, con grande affetto. Alla sua famiglia, al mondo del giornalismo e dello sport giunga il nostro cordoglio».

«Sono commossa, c'eravamo sentiti pochi giorni fa. Mi aveva cercata già prima della campagna elettorale. Si stava occupando nuovamente di terremoto, del quarantennale, ed era desideroso di tornare in Irpinia e rivedere i nostri territori a 40 anni dal sisma». Così Rosetta D'Amelio, ex presidente del Consiglio regionale, ricorda Carlo Franco sulla sua pagina Facebook: «È stato un maestro di giornalismo e un amico. E l'Irpinia gli deve molto per aver fatto luce con la sua penna sulla sofferenza, il dramma, le responsabilità e i ritardi di quei tremendi giorni seguiti al 23 novembre 1980».

«Carlo Franco ha spaziato in tutti i settori, dalla cronaca pura allo sport, altra sua grande passione - si legge in una nota del Sugc, Sindacato unitario giornalisti della Campania - ha amato il giornalismo profondamente, metteva sempre tanta energia in quello che faceva, energia che riusciva a trasmettere a chi lo circondava. Sempre attento ai colleghi più giovani che cercava di non lasciare indietro quando si lavorava su una notizia. Negli ultimi tempi era preoccupato per la crisi del giornalismo e invitava il Sindacato a stimolare le redazioni e i cdr a reagire. Con lui se ne va un pezzo di storia del nostro giornalismo. Alla famiglia l'abbraccio del Sindacato unitario giornalisti della Campania». 

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