Caro benzina, pesce solo da allevamento e il mercato di Pozzuoli è già in ginocchio

Caro benzina, pesce solo da allevamento e il mercato di Pozzuoli è già in ginocchio
di Nello Mazzone
Domenica 13 Marzo 2022, 10:00 - Ultimo agg. 20:36
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Le cianciole dei pescatori se ne stanno lì ferme da giorni, attraccate in quel che resta della vecchia darsena del Valione al Rione Terra ormai semi-prosciugata per colpa del bradisismo. A fermarle, però, non è stato l'antico saliscendi di una terra ballerina, ma i venti di guerra tra Russia e Ucraina e i veti economici che hanno causato una nuova crisi petrolifera e il rialzo alle stelle del gasolio, che fa muovere anche le barche della flottiglia commerciale flegrea. «Da una settimana non usciamo in mare aperto a pescare, perché il gasolio costa troppo», racconta Franco, mentre aspetta seduto al sole e con le braccia incrociate che qualcuno si fermi a comprargli il pesce - di allevamento - che ha preso all'ingrosso per sfangare la giornata. «Dicono che la settimana prossima i prezzi inizieranno a scendere. Speriamo che sia veramente così, altrimenti qui non sappiamo proprio come andare avanti. Da stamattina ho venduto solo un chilo di alici e un paio di chili di polpi, per il resto sta tutto qui», e lo sguardo va verso le cassette di polistirolo. 

Secondo i dati dell'ultimo censimento economico del comparto regionale, il fatturato del mercato ittico del porto di Pozzuoli vale 25 milioni di euro: 11 milioni di fatturato diretto per la pesca e 14 milioni tra indotto e rete commerciale di distribuzione e ristorazione. Pozzuoli è il terzo mercato ittico più grande d'Italia, per numero di imprese e per fatturato globale. Sono 44 le imbarcazioni, la stragrande maggioranza delle quali piccole «cianciole», piccole, tipiche imbarcazioni per la pesca da strascico e da circuizione, con 148 occupati diretti e poco più di 300 occupati nell'indotto. Un intero segmento di economia colpito dagli aumenti alle stelle del prezzo del carburante. «Abbiamo fatto stamattina (ieri per chi legge, ndr) l'ennesima riunione tra i mercatali ittici al dettaglio per fare il punto della situazione dice Gianpaolo Aldo Marcellini, coordinatore nazionale Unimpresa Commercio su aree pubbliche e referente per la zona flegrea I pescatori di Pozzuoli da una settimana non lavorano e l'aumento dei prezzi all'ingrosso è stimato in media nel 25 per cento.

L'effetto domino crea un aumento anche dei prezzi al dettaglio. Per fare qualche esempio, le aguglie andavano a 6 euro al chilo e ora sono a 10 euro, mentre le alici da 5 euro al chilo ora vengono vendute in media a 8 euro». Anche per questo il pesce resta invenduto. «I consumatori stanno facendo incetta di pasta e farina, ma il pesce non lo comprano, non lo considerano bene di prima necessità. Se andiamo avanti di questo passo - dice Marcellini - abbiamo stimato che tra una settimana avremo ulteriori rincari e dovremo dichiarare lo stato di crisi occupazionale». 

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La crisi si riflette anche sulla ristorazione. Decine di ristoranti, dal Serapeo al porto, sono alle prese con una nuova forte contrazione dei consumi e delle presenze. «Dopo il Covid, ora che stavamo per rimetterci in sesto è arrivata quest'altra mazzata tremenda degli aumenti», dice Sandro Furno, storico ristoratore di Pozzuoli e titolare del ristorante «Skizzi di Mare» - I ristoratori di Pozzuoli devono essere aiutati perché sono il motore dell'economia locale». E la scena, inusuale fino a qualche settimana fa, è di decine di tavoli desolatamente vuoti malgrado la bella giornata di sole e l'allentamento delle restrizioni anti-Covid. «Siamo in grande difficoltà - - aggiunge Raffaele Nerino della trattoria «A casa mia» - Avevamo molte prenotazioni fino a una decina di giorni fa. Poi la guerra in Ucraina e l'aumento dei prezzi di gas e benzina hanno convinto molti consumatori ad evitare di andare al ristorante. Serve un aiuto economico anche per la nostra categoria, altrimenti rischiamo l'ennesima crisi occupazionale». 

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