Guerra e caro benzina anche a Salerno,
spesa razionata nei supermercati

Guerra e caro benzina anche a Salerno, spesa razionata nei supermercati
di Nico Casale
Domenica 13 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo agg. 19:20
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Il paventato stop dell’autotrasporto italiano, proclamato per la giornata di domani dalle aziende di autotrasporto a livello nazionale, è stato bocciato dalla Commissione di garanzia per lo sciopero. Ma, nonostante questo, le conseguenze della guerra in Ucraina e del caro materie prime ed energia cominciano ad avvertirsi anche a Salerno. In un supermercato, per consentire a tutti l’approvvigionamento, è stato introdotto un limite d’acquisto per alcuni prodotti come farina, uova, zucchero, caffè, pasta. Negli altri supermercati, c’è chi assicura di poter reggere e chi, invece, non ha avvertito la problematica perché i prodotti vengono consegnati e scaricati regolarmente. Il timore di restare a secco con la benzina ha spinto molte persone a fare il pieno, con conseguenti file ai distributori. Nel frattempo, per fronteggiare i rincari sul carburante nel breve termine, Domenico De Rosa, Ceo di Smet, azienda salernitana leader nei settori del trasporto merci e della logistica, suggerisce «il taglio delle accise come in Irlanda».

Il supermercato del centro dove la spesa è razionata ha provveduto a informare la clientela anche con un messaggio che si conclude con l’auspicio di «uscire quanto prima da questa situazione». «Stiamo avendo – spiega il responsabile del punto vendita - difficoltà nell’approvvigionamento di farina, di pasta, di tonno, di olio di oliva e di semi. Di conseguenza, i clienti fanno spese più grandi. Se prima acquistavano un pacco di pasta al giorno, ora ne prendono quattro, cinque per paura di non trovarne più». In un altro supermercato salernitano, viene chiarito che «la spesa dei clienti è più sostanziosa, ma finora abbiamo avuto consegne regolari della merce. Per i prossimi giorni? Vedremo come evolve la situazione». In un altro market della zona di Torrione, il direttore taglia corto: «Nessun problema nell’approvvigionamento e nessun rincaro sulla merce». Tra i clienti, c’è una signora che ha acquistato due bottiglie di olio di girasole perché «ho sentito – dice - che tra poco sarà difficile da trovare. Io lo uso per friggere». «Il burro va a ruba», nota una ragazza. «Al supermercato dove vado di solito, tutto normale», precisa un signore aggiungendo di aver notato «solo più persone a fare la spesa». Ad ogni modo, nessuna coda per accedere ai supermercati, soltanto un po’ di attesa alle casse, «ma è sempre così, è la normalità», ricorda un giovane. Un negozio di articoli per bambini, tra cui pannolini, latte e omogeneizzati, in un post social, nel rassicurare la clientela sulle scorte di beni di prima necessità presenti in store, fa sapere di non poter «garantire la disponibilità di tutti i prodotti per molto tempo».

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Quanto ai rincari dei costi del carburante, il Ceo di Smet e presidente della commissione Autostrade del Mare di Alis, Domenico De Rosa, è netto: «Non ci sono alternative alle fonti d’energia russe. L’Italia deve tagliare le accise come in Irlanda e pensare al nucleare». «La guerra dell’energia in atto passa inevitabilmente per la svolta nucleare in formato europeo anche per il nostro Paese e un atteso recovery di guerra», spiega De Rosa rimarcando che «non esistono fonti esterne di approvvigionamento energetico alternativo a Mosca che possano nel medio e lungo termine garantire stabilità al nostro Paese». Per cui, secondo lui, «sarà fondamentale cogliere questa drammatica situazione per costruire un piano energetico strategico nazionale che punti all’autonomia e alla sostenibilità». Nel frattempo, il Ceo di Smet propone che, «per calmierare parzialmente gli effetti catastrofici derivati dello shock energetico in atto innescatosi in un momento già di piena frenata economica combinata all’alto tasso inflativo per l’Italia quello dell’Irlanda dovrebbe essere l’esempio da seguire nell’immediato anche dal nostro Governo, consapevoli che oltre il 55% del costo dei carburanti è rappresentato dall’imposizione fiscale per misure addirittura risalenti alla guerra di Etiopia del 1935 ed a catastrofi naturali come il Belice e la diga del Vajont del 1963».

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