Cavalleggeri, notte di guerra tra i clan: la paura di una faida di camorra

Cavalleggeri, notte di guerra tra i clan: la paura di una faida di camorra
di ​Nico Falco
Lunedì 1 Febbraio 2016, 12:17 - Ultimo agg. 13:35
3 Minuti di Lettura
Un ricercato alla guida di un manipolo criminale, vecchi gruppi che fremono per tornare a imporsi e, sullo sfondo, un quartiere al centro di eterne promesse di riqualificazione. Sono gli ingredienti della polveriera di Cavalleggeri, dove, ancora una volta, sono riecheggiati i colpi sordi dei kalashnikov. Tra la notte di sabato e le prime ore di domenica si registrano tre episodi, tutti inquadrabili nei contrasti tra i due gruppi che si contendono la gestione dell'illecito tra Bagnoli e Cavalleggeri, dove gli arresti e gli ergastoli hanno minato, negli anni scorsi, la supremazia che per anni è stata appannaggio esclusivo dei clan d'Ausilio e Sorrentino.
 


Intorno alle 23.30 ignoti cospargono di benzina l'ingresso di un bar e fanno scoppiare una bomba carta. Pochi danni, quasi tutti sull'esterno e sulla saracinesca dell'attività, che risulta essere gestita da parenti di persone legate al gruppo Giannelli. Circa due ore dopo, intorno all'1.30, quella che appare essere una risposta. Rumorosa, plateale, in via Cavalleggeri d'Aosta, la strada principale: una sventagliata di kalashnikov contro un edificio. Gli agenti dei commissariati Bagnoli e San Paolo, guidati rispettivamente dai dirigenti Raffaele Pelliccia e Maurizio Fiorillo, hanno effettuato sopralluoghi insieme ai poliziotti della sezione Scientifica, diretta dal dirigente Fabiola Mancone. Sono stati ritrovati numerosi bossoli, circa una ventina, calibro 7.72, di quelli utilizzati nei fucili mitragliatori e in particolar modo nei kalashnikov.

I danni più gravi a un centro estetico, che ha le vetrine che affacciano sulla strada; i titolari dell'attività non risultano in alcun modo legati a cosche di malaffare ma in quell'edificio ci sarebbero, secondo gli inquirenti, dei locali di proprietà di pregiudicati legati al gruppo criminale Monti. In mattinata, intorno alle 7.30, il terzo episodio: in via Amerigo Crispo, nello stesso quartiere, a meno di un chilometro, diversi proiettili vengono esplosi contro il citofono di un'abitazione e alcune autovetture in sosta. I bossoli rinvenuti sono dello stesso tipo della sventagliata di via Cavalleggeri d'Aosta, a sparare potrebbe essere stata la stessa arma e, anche in questo caso, nell'edificio risultano abitare persone legate al gruppo Monti.

Un altro episodio dello stesso tenore risale al 28 gennaio scorso, quando una bomba carta viene fatta esplodere davanti all'androne di un edificio di via de Sivo, in cui risulta risiedere un pregiudicato; l'ipotesi, anche stavolta, è che si tratti di un messaggio intimidatorio nei confronti del gruppo nemico dei Giannelli. Nell'elenco dei botta e risposta potrebbe rientrare anche l'episodio del 6 dicembre scorso, quando un fumogeno causa un principio di incendio in un deposito in via Cocchia, traversa di via Diocleziano, nel Rione Agnano, di proprietà di persone vicine al gruppo Monti.

Qualche mese prima, l'8 luglio, in una sparatoria nei pressi della metropolitana viene ferito il ventunenne Roberto Pinto, legato ai Giannelli: in quella circostanza, tra le piste degli inquirenti, proprio un attacco aperto da parte del gruppo destinatario delle intimidazioni più recenti. Quell'agguato potrebbe essere stato un tentativo di frenare l'ascesa di Giannelli in una zona che, in seguito all'omicidio ad aprile di Rodolfo Zinco, 'o gemello, uno dei pochi pregiudicati di lungo corso, resta priva di punti di riferimento criminale con un passato nei clan storici. Dopo la sparatoria diversi pregiudicati legati al gruppo Monti si allontanano da Cavalleggeri. Nei successivi mesi il gruppo che fa capo a Giannelli, sfruttando anche il peso criminale del leader, reduce da una lunga condanna e un tempo organico al clan d'Ausilio, estende la propria influenza tessendo alleanze con i clan degli altri quartieri, cercando di ritagliarsi un proprio spazio al Rione Traiano e schierandosi, a Pianura, dalla parte dei Mele nel conflitto con i Marfella-Pesce.

Il 19 gennaio, le ordinanze di custodia: due sodali, Pinto e il quarantenne Francesco Cotugno, vengono arrestati per una estorsione commessa a Pianura il 3 dicembre; con loro c'era anche il trentasettenne Alessandro Giannelli, che però è sfuggito alle manette e, dopo essersi già reso irreperibile nelle settimane scorse, è attualmente ricercato anche per quel capo d'accusa. Le intimidazioni recenti potrebbero essere una prova di forza del gruppo criminale, che con un capo in fuga potrebbe aver sentito la necessità di dimostrare la propria potenza militare in modo da scoraggiare il ritorno di cosche nemiche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA