Consegna a domicilio in Campania, via i divieti: pizzerie aperte da lunedì

Consegna a domicilio in Campania, via i divieti: pizzerie aperte da lunedì
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 22 Aprile 2020, 08:30 - Ultimo agg. 16:09
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Fumata bianca in Regione: da lunedì via libera alle attività legate al cibo da asporto. La decisione arriva nel pomeriggio di ieri, al termine di una lunga riunione nella quale sono state definite le misure precauzionali a tutela dei dipendenti e degli utenti, «a cominciare - dichiarano fonti di Palazzo Santa Lucia - dagli interventi di disinfezione e sanificazione dei locali dopo molte settimane di inattività».

I contenuti delle decisioni del Governatore sono trapelati solo in tarda serata. In attesa dei dettagli, una cosa può darsi per certa: la Campania si uniforma - soprattutto alla luce di dati e cifre che lasciano uno spiraglio all'ottimismo sul versante dei dati relativi al numero di nuovi contagiati e di decessi da Covid-19 - alla maggioranza delle altre regioni nazionali (Lombardia compresa) che avevano dato disco verde alla consegna anche online di cibi e prodotti alimentari cotti.
 

 

L'apertura, da lunedì prossimo 27 aprile, delle attività legate al cibo da asporto, estesa anche alle librerie e alle cartolerie, determina una svolta nell'approccio alla cosiddetta fase due dopo le decisioni draconiane assunte in Campania. Sia chiaro: la delibera di De Luca non incide sui divieti di assembramento in strada, nei condomìni, nelle riunioni familiari e quant'altro.

Ma il provvedimento assunto ieri sblocca, di fatto, un importantissimo segmento dell'economia legata al cibo. Arriva così una svolta attesa da più di un mese. La task-force in Regione ha lavorato per ore studiando la definizione delle misure precauzionali a tutela dei dipendenti e degli utenti, a cominciare dagli interventi di disinfezione e sanificazione dei locali dopo molte settimane di inattività. E proprio la necessità di provvedere ad interventi mirati alla purificazione dei locali spiega il termine di lunedì prossimo.

«Non conosco ancora i termini della delibera - commenta a caldo Antonio Della Notte, presidente nazionale dell'Associazione industria commercio servizi e turismo - Ma se De Luca ha davvero deciso in questa direzione, allora mi auguro che siano stati inclusi tutti gli operatori del settore: e mi riferisco a pizzerie, pasticcerie, rivendite di sushi, rosticcerie, eccetera. Se dunque questa è la notizia che libera la rivendita del cibo da asporto, allora siamo soddisfatti: ma, ripeto, ammesso che valga per tutti e non vengano fatte eccezioni alcune».

Il forzato stop della catena di produzione, vendita e consegne di prodotti alimentari ha messo in ginocchio una intera filiera produttiva.
 

Nel consueto intervento televisivo e sui social, Vincenzo De Luca aveva già venerdì scorso aperto alla possibilità di ripristinare la consegna a domicilio: «Una delle principali sollecitazioni viene dagli imprenditori che vendono cibo da asporto e pizze - aveva detto - Non lo abbiamo consentito fino ad oggi. A Lauro un negozio ha fatto la distribuzione alimentare, tutta la famiglia era contagiata e abbiamo messo in quarantena tutto il paese. Abbiamo un territorio con una spaventosa concentrazione di abitanti. Daremo duemila euro alle pizzerie. Chi è rimasto aperto, invece, non avrà contributi. Stiamo ragionando sulla possibilità di anticipare la consegna a domicilio: ma la decisione la prenderemo in base all'epidemia».

Dietro la linea del rigore assoluto assunta dal presidente della Regione Campania sono fiorite polemiche e persino minacce di ricorsi alla magistratura ordinaria e amministrativa. A capeggiare la pattuglia dei rivoltosi c'è l'avvocato Angelo Pisani, presidente dell'associazione Noi Consumatori, che sta assistendo numerose panetterie e negozi di alimentari finiti sotto la scure dei controlli delle ultime settimane. «Come si può accettare in silenzio tutto ciò - ribadisce Pisani - permettendo che in uno Stato di diritto una ingiusta, pericolosa, incostituzionale ed irrazionale imposizione di sanzioni accessorie di sospensione di attività commerciali autorizzate possa imporre la chiusura dei negozi, solo perché insieme al pane si è osato vendere un cornetto o focaccia con pomodoro?».

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