Coronavirus a Napoli, nei ristoranti spuntano maxi-tavoli ma c'è il rebus Baretti: folla all'esterno

Coronavirus a Napoli, nei ristoranti spuntano maxi-tavoli ma c'è il rebus Baretti: folla all'esterno
di Gennaro Di Biase
Venerdì 6 Marzo 2020, 00:00 - Ultimo agg. 10:40
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Bar e ristoranti aperti, Lungomare e spiagge a Posillipo piene, anche qualche cinema, come il Modernissimo, non ha chiuso i battenti. Ma anche strade poco frequentate e supermercati affollati nella zona collinare. Discoteche off limits, al contrario dei musei. È una Napoli contraddittoria, quella del primo giorno successivo al decreto sul Covid-19 di Palazzo Chigi che ha sospeso le attività didattiche e ha cancellato gli eventi che impediscano di tenere almeno 1 metro di distanza tra le persone. Bar aperti anche oggi nelle zone di movida e non, così come nel weekend alle porte. Il calo e la crisi restano notevoli: si va «dal 30% al 50% per il Lungomare – dice Confesercenti – con picchi del 70%. Calo del 40-50% ai baretti». Crollo anche negli hotel. Causa coronavirus, si prevede una pioggia di licenziamenti e chiusure nel settore del turismo, tra i più «solidi» dell’economia partenopea degli ultimi anni. 

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Si resta aperti, ma come? Per quanto riguarda la ristorazione, l’«80% dei commercianti – spiega ancora Confesercenti – sta usando tavoli 80x80, a cui si aggiungono i restanti 20cm previsti dal decreto. In caso di cena o pranzo per 4 persone ci saranno due tavoli e non uno, compatibilmente con gli spazi». Rispetto delle restrizioni ma senza chiudere bottega: anche per i cinema la soluzione è analoga. «Possiamo occupare il 25% della sala – rospondono al botteghino del Modernissimo, in via Cisterna dell’Olio – Quindi se vuole può acquistare due biglietti e sedere nella fila del suo accompagnatore, ma con poltrone vuote in mezzo». Anche i baretti si preparano a non chiudere per il weekend: «I baretti di Chiaia restano aperti e ci organizzeremo – spiega Aldo Maccaroni del Comitato dei Baretti Chiaia Night – All’interno faremo rispettare le restrizioni, ma il commerciante non può impedire ai clienti di assembrarsi all’esterno del locale su suolo pubblico». Diversa la situazione per le discoteche: «Nonostante la Mela possa garantire un metro di distanza – si rammarica Alessandro Esposito, tra i proprietari del Teatro Posillipo e della Mela – Preferisco chiuderla in maniera preventiva: sarebbe impossibile controllare il flusso di giovani. Perderò il 20% dell’incasso annuale. Al Teatro Posillipo, cinema e teatro proseguiranno nel rispetto delle norme. La discoteca sarà sospesa anche lì».  
 
 

Qualche segnale positivo arriva dai commercianti di Mergellina, che proseguono con le disinfezioni e ieri mattina hanno registrato qualche coperto in più, vista la giornata di sole. Pieno di ragazzi anche il lido Sirena a Posillipo, nelle stesse ore. Napoli non si è chiusa per virus, di certo non del tutto. Crollano invece gli alberghi (con 5 piani su 7 vuoti al Vesuvio, per esempio). «Gli alberghi campani hanno oggi il 3% di camere occupate – sospira Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania e Molise – Senza l’allarme epidemia, che qui noon c’è, avremmo gli hotel pieni all’80%. Per l’economia di Napoli e del Sud, che procedono a una velocità ridotta rispetto al Nord, sarà più difficile risollevarsi. Bisogna ridimensionare i toni. Qui non ci sono focolai, eppure abbiamo lo stesso regolamento delle regioni rosse. Il Sud è stato trattato con poca cautela in questa emergenza». Altra difficoltà riguarda i dispenser previsti in ogni negozio dall’ordinanza comunale sulla disinfezione: «Non si trovano sul mercato – avverte Schiavo – Abbiamo ovviato con bombette di cartone da cui esce sapone. Visto che anche l’Amuchina non si trova stiamo ovviando con prodotti simili». «Quasi nessuno dei nostri associati chiuderà – spiega Pasquale Russo, direttore di Confcommercio Napoli – Il decreto non dispone la chiusura delle attività. La situazione è delicata. Il movimento è molto basso. L’effetto panico purtroppo è arrivato anche a Napoli». 

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Il Comune si è espresso con una dichiarazione dell’assessora alla Cultura e al Turismo Eleonora de Majo: «In seguito al Dpcm del 4 marzo, siamo tenuti a rinviare a data da destinarsi i principali eventi culturali dell’Assessorato, come la Pink Night del 7. Il decreto evita di elencare le strutture che possono restare aperte, lasciando la scelta ai gestori. Riteniamo necessario fermarsi e rinviare gli eventi del periodo attenzionato dal decreto, ma confermando tutti quelli che possono svolgersi regolarmente: come le mostre, dal momento che il decreto non prevede la chiusura di musei e spazi espositivi. Chiediamo fermamente al Governo di prevedere misure che ci possano aiutare a resistere in questa difficoltà estrema».
 

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