Coronavirus a Napoli, il vigile del fuoco contagiato: «Non so come ho preso la malattia»

Coronavirus a Napoli, il vigile del fuoco contagiato: «Non so come ho preso la malattia»
di Melina Chiapparino
Venerdì 6 Marzo 2020, 22:58 - Ultimo agg. 7 Marzo, 09:38
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È arrivato all’ospedale San Paolo, giovedì mattina, in cerca di una terapia giusta per quella febbre che non accennava a diminuire. Il 47enne napoletano in forza ai Vigili del Fuoco, non si aspettava che, una manciata d’ore dopo, sarebbe stato ricoverato in isolamento al Cotugno perché affetto da Coronavirus.

Come ha reagito quando le è stato comunicato l’esito del tampone? 
«Per prima cosa ho detto: “siete sicuri che sia così?”. C’è stato un attimo di metabolizzazione della notizia, ma quando i sanitari mi hanno assicurato l’attendibilità degli esami, allora ho risposto “fate tutto quello che dovete fare”. Il pensiero successivo è andato a tutte quelle volte che mi sono trovato in condizioni rischiose per il mio lavoro. Sono stato 7 volte all’Aquila. Faccio il Vigile del Fuoco da 20 anni e non ho mai avuto paura, anzi sono abituato ad affrontarla».

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Facciamo un passo indietro. Perché si era recato in ospedale?
«Da giorni avevo una febbre che non accennava a diminuire, nonostante gli antibiotici e le terapie che avevo effettuato a casa. Con il trascorrere del tempo, avevo accusato anche della tosse che ero convinto fosse collegata al mio passato di fumatore, nonostante abbia smesso da 7 anni. Ero stanco di provare cure inutili e mi sono recato in ospedale, sperando in una soluzione».

Cosa è accaduto quando è arrivato nel presidio ospedaliero?
«Sono arrivato poco dopo mezzogiorno e i sanitari, ai primi sintomi indicati riguardo la febbre e la tosse, mi hanno assistito nella tenda esterna all’ospedale. Sono stato avvicinato solo da medici e infermieri bardati con mascherine, occhiali e grembiuli che mi hanno comunicato la necessità di accertare un’eventuale infezione da Covid-19. Durante gli accertamenti ospedalieri, sono stato isolato e sottoposto a vari esami diagnostici, tra cui l’ecocardiogramma e il tampone ma non pensavo minimamente che potessi essere infetto».

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Dopo cosa è successo? 
«Quando l’esito del tampone ha accertato il Coronavirus, sono stato trasferito al Cotugno con un’ambulanza attrezzata per l’emergenza, compresa l’equipe del 118 che indossava delle tute molto ingombranti. Era strano avere a che fare, improvvisamente, solo con persone totalmente coperte ma devo ammettere che tutti i sanitari hanno mostrato grande professionalità e umanità. Non mi sono sentito a disagio. Nel secondo presidio sono proseguiti gli accertamenti e sono stato ricoverato nel reparto Malattie Infettive, in isolamento».

Dove si trova ora e quando pensa che la dimetteranno? 
«Sono ancora nella stanza di isolamento dove mi stanno sottoponendo a una cura antivirale e non mi hanno detto ancora quando potranno lasciarmi andare a casa. Mangio normalmente e non ho contatti fisici con nessuno, salvo il personale sanitario che indossa materiale protettivo. La stanza è confortevole: ha due letti e un bagno ma non c’è la televisione. Forse è meglio perché non voglio sentire notizie sul Coronavirus ma preferisco guardare dalla finestra. Vedo cime alberate e cespugli, loro mi fanno compagnia». 

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E il cellulare? 
«In questo momento il telefonino è vitale. È l’unico mezzo che ho per sentire i miei genitori e gli amici. Una delle prime cose che ho fatto, è stata comunicare alle persone con cui ero entrato in contatto nelle ultime settimane, l’esito del mio tampone. In ogni caso, l’Asl ha attivato le ricerche epidemiologiche e le procedure di quarantena per i miei genitori e le persone a me più vicine. Devo dire che mi fanno compagnia le telefonate di tanti amici. In ogni caso sto tranquillizzando tutti perché la febbre è passata e ho solo un po’ di tosse». 

Come pensa di avere contratto la malattia? 
«Non me lo so spiegare. Sono arrivato a Napoli, il 14 febbraio, per trascorrere le ferie con i miei genitori. Non sono stato al Nord e nelle regioni a rischio. Lavoro nel Cilento, anche se sono partenopeo e pratico da sempre sport, tanto più che il nostro lavoro richiede forza e resistenza. Sono meticoloso nella pulizia. Non so darmi un perché, ora so solo che voglio tornare al più presto alla mia passione. Continuare a fare il Vigile del Fuoco». 
 

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