Il coronavirus dopo le vacanze, così cambiano i malati: anche i giovani rischiano negli ospedali

Il coronavirus dopo le vacanze, così cambiano i malati: anche i giovani rischiano negli ospedali
di Ettore Mautone
Martedì 8 Settembre 2020, 23:30 - Ultimo agg. 9 Settembre, 15:14
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I primi segni del virus? Quelli di un’influenza: spossatezza, mal di testa, febbricola, tosse, talvolta diarrea, mancanza di gusto e olfatto. Poi l’evoluzione verso la polmonite, infine il quadro tromboembolico che nella prima fase dell’epidemia sfociava quasi sempre nella grave insufficienza respiratoria e in rianimazione e che oggi, invece, sembra nelle forme intermedie. Per capirne di più abbiamo dato uno sguardo alla situazione dei pazienti in terapia intensiva e sub intensiva del Cotugno. Sei sono attaccati al respiratore automatico, tutti anziani e affetti da patologie cronico degenerative e con quadri clinici molto complessi. La prognosi è riservata. In subintensiva, la ventilazione con ossigeno non è invasiva ma assicurata da particolari caschi e maschere. I malati sono di varie età, anche molto giovani, chi con malattie preesistenti chi invece sano come un pesce ma ciononostante alle prese con la polmonite. Una costante quest’ultima: all’esame Tac i tipici addensamenti. Il paziente 1 ha circa 40 anni, sovrappeso, febbre, tosse e affanno i segni all’arrivo in pronto soccorso. Di mezza età, con diverse patologie che risalgono nel tempo. Un viaggio in costiera a ferragosto e alcuni momenti conviviali. Dopo 9 giorni la situazione è stabile. Vene assistito con ossigeno. Paziente 2: meno di 60 anni, leggermente sovrappeso, non ha particolari malattie di base. Dopo ferragosto appare la febbre, tosse secca, insufficienza respiratoria. Nessun viaggio ma la tipica polmonite. Da undici giorni è attaccato all’ossigeno ed è migliorato. Paziente 3: gli addensamenti ai polmoni sono stabili da 22 giorni. Il malato ha solo 59 anni ma una lunga storia clinica di gravi patologie sviluppate sin da giovane. Febbre, mal di gola, tosse e diarrea i sintomi di ingresso. Il paziente 4 è anziano: numerosi acciacchi, malattie tumorali ne fanno il prototipo del paziente fragile. Ciononostante dopo 20 giorni di ossigenoterapia la polmonite è lievemente migliorata. 

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Continuiamo il nostro viaggio: il paziente 5 ha 24 anni e nessun fattore di rischio. I campanelli d’allarme? Perdita di gusto e olfatto e diarrea. Dopo un mese finalmente sta guarendo. Un altro paziente, 55 anni, è al Cotugno da Ferragosto. Nonostante la presenza di diverse patologie pregresse anche lui è in via di guarigione dopo un mese di ricovero. Il paziente 7, più giovane di alcuni anni, è sovrappeso e con diffusi addensamenti polmonari. Il ricovero è di pochi giorni. C’è da attendere. Ecco un malato di 49 anni: qui il ricovero dura da mesi. Vari protocolli per contrastare polmoniti ed embolie stanno avendo effetto. La situazione resta complessa. Febbre tosse e difficoltà respiratoria i segni d’esordio per un altro malato di mezza età. Sano, sta migliorando. Ancora polmonite per un giovane con alla spalle una salute non proprio di ferro, anzi. L’infezione, scoperta al rientro da un viaggio, dopo 12 giorni di ricovero sembra regredire. Febbre, astenia e tosse secca anche per un altro paziente di mezza età sano di base ma con una polmonite e un quadro tromboembolico che preoccupano i medici. È la volta di un ottantenne: l’ossigenoterapia non basta e si passa a nuovi protocolli. Tra i pazienti passati in rassegna diversi hanno il diabete, tumori, malattie cardiovascolari ma Sarscov2 in questa fase fa meno danni e i sanitari sono fiduciosi.
 

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