Casi record, Napoli prima provincia in Italia per incremento dei contagi

Casi record, Napoli prima provincia in Italia per incremento dei contagi
di Ettore Mautone
Martedì 6 Ottobre 2020, 23:00 - Ultimo agg. 7 Ottobre, 14:30
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Preoccupa la quota dei nuovi casi di SarsCov-2 che si registrano quotidianamente a Napoli e provincia. Nella graduatoria dell’incremento dei contagi suddiviso per province Napoli, dal 26 settembre, è costantemente prima in Italia superando Roma. Ieri l’area metropolitana di Napoli (che conta circa tre milioni di abitanti ripartiti tra tre Asl) ha contato ben 319 nuovi contagiati sul totale di 395 della Campania. Roma si è invece fermata a 228, Milano a 153, Torino a 126, Genova a 122. Il capoluogo campano da sola sconta numeri costantemente sopra 100 con punte di 162 casi in un solo giorno (l’altro ieri). Un andamento che trascina il dato regionale e comporta la sofferenza degli ospedali metropolitani rispetto a quelli delle altre province. La premessa è che in questo momento in Italia abbiamo una media di 98 attualmente positivi ogni 100mila abitanti. Le regioni che stanno sopra la media sono: Sardegna con 142, Lazio (139) e poi la Campania con 134 seguita da Liguria (123), Trentino (119) ed Emilia-Romagna (113). Meglio di tutti fa la Calabria con soli 30 attualmente positivi ogni 100mila abitanti, favorita anche dalle vaste zone rurali. Proprio la densità di popolazione gioca a sfavore del capoluogo campano e del suo vasto hinterland dove la forte urbanizzazione sembra correlarsi direttamente con il numero di contagi giornalieri. 
 

 

Prendiamo Napoli nord: qui a prevalere nel numero di attualmente positivi al Coronavirus è Casoria con 147, seguita da Giugliano con 132. C’è poi Pozzuoli con 105. Poco sotto quota 100 ci sono poi cittadine omogenee per territorio come Acerra, Arzano, Caivano e Afragola mentre per scendere sotto i 10 casi bisogna andare nelle zone costiere di Bacoli, Procida e Ischia dove il distanziamento sociale è molto maggiore. Ovviamente proprio nei Comuni che scontano il maggior numero di casi si registra anche il più alto tasso di ospedalizzazioni (6 a Giugliano e Pozzuoli e 4 a Casoria) e i soli tre malati in rianimazione sono di Giugliano, Afragola e Caivano. A Napoli nord i picchi di positivi sono stati registrati nei giorni del controesodo estivo del 7 e 8 settembre (con 97 e 67 casi) con un ritorno di fiamma e 91 casi a fine settembre, probabilmente correlato alla trasmissione intrafamiliare sfuggita al contact tracing su cui la Regione continua a puntare per i tamponi. Un dato analogo lo si registra a Napoli sud dove le vaste aree ancora agricole sembrano abbastanza indenni e protette mentre scontano più casi (circa una sessantina al giorno in totale, le zone maggiormente urbanizzate poste sulla costa. 

Una miscela esplosiva si registra intanto a Portici, città con la maggiore densità di popolazione in Italia dove si registra un preoccupante focolaio in una struttura privata di ricovero per anziani. Le persone positive sono 57 di cui 16 dipendenti e 41 vecchietti assistiti. Un solo signore di 90 anni ha avuto bisogno di ricovero (è a Boscotrecase). Il primo ad accusare la febbre e ad essere sottoposto a tampone. Dopo l’allarme sabato sono stati effettuati test di massa di cui 41 risultati positivi e 11 negativi tra gli ospiti della struttura e 16 positivi e 24 negativi tra gli operatori. Sono stati attivati tutti i protocolli di cura con la somministrazione di eparina e antibiotici ma a quanto pare tutti accusano i sintomi, anche se lievi, dell’infezione. La struttura si snoda su tre piani e al primo piano sono stati concentrati tutti i positivi. 
 
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Il dato epidemiologico del capoluogo e della sua vasta provincia deve far riflettere. Il piano tamponi della Campania è ben lontano dai 10 mila test con l’offerta pubblica che la Regione aveva assicurato per accompagnare la ripresa delle attività scolastiche ed economiche. Oltre che mirare i tamponi sul contact tracing si dovrebbe puntare anche ad abbassare la quota dei nuovi positivi. Attualmente in Campania tutti gli indici epidemiologici (tranne la letalità che continua ad essere bassa) sono in costante crescita. Da affinare e potenziare c’è anche il livello delle cure sanitarie e sociali territoriali a domicilio che al crescere della platea dei positivi in isolamento fa lievitare anche le richieste di assistenza e i medici di famiglia senza una reale infrazione con il livello distrettuale e ospedaliero sembrano avere le armi spuntate. Con gli ospedali Covid si potrebbe lavorare in sinergia per effettuare day hospital e valutare la progressione della malattia. Servono poi come il pane i Covid resort che la Napoli 1 sta allestendo a Napoli est. Sembra un limite anche la mancanza di un’accettazione e un’area sospetti in molti Covid center che dovrebbero replicare l’organizzazione del Cotugno garantendo aree per i tamponi e la dignostica senza inquinare continuamente i pronto soccorso generalisti costretti a continui sto e sospensioni di servizi essenziali. ieri il Pellegrini e il Cto erano fermi per sanificazione e al Cardarelli otto casi sospetti in pronto soccorso. Tutti nodi da affrontare prima che arrivi l’ondata dell’influenza stagionale. 
 

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