Oltre 300 pazienti nel padiglione del Dipartimento emergenza del Cardarelli, altri 60 in sovrannumero, ricoverati in letti tecnici in Osservazione breve, vero e proprio reparto polmone del pronto soccorso dell’ospedale collinare, senza contare l’area di emergenza e urgenza dove ci sono altre decine di pazienti distribuiti nei vari codici di gravità: per ognuno di loro c’è almeno un parente in attesa che chiede di avere notizie. Con il Covid nessuno può accedere nelle corsie. Un’eventuale diffusione del Coronavirus avrebbe infatti effetti disastrosi sulla corretta routine ospedaliera, e su operatori e malati, ma intanto, fuori dalla mura dell’ospedale, si creano assembramenti e caos.
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Nelle settimane scorse le prime avvisaglie. La massa di persone, fotografata ieri fuori al pronto soccorso del Cardarelli, è la punta di un iceberg che si crea ogni giorno in molti ospedali della città: con l’autunno diventerà di sempre più difficile gestione. «Abbiamo delegato a un medico di reparto la funzione informativa nei confronti dei familiari - avverte il manager del Cardarelli, Giuseppe Longo - per due ore, nella pausa pranzo, scenderà al piano terra per fornire il bollettino medico dei ricoverati. Abbiamo anche stabilito di chiedere i numeri di telefono per ciascun nucleo familiare cui fare riferimento, ma neppure questo è bastato». Nessuno rinuncia all’attesa fuori all’ospedale, pochi si rassegnano alle regole che rendono inutile la fila prima dell’orario di visita ridotto all’osso in tempo di Covid. Uno spazio e un tempo, tra l’altro, limitato a non più di una persona per ciascun malato. Intanto gli assembramenti ci sono e stridono con i dettami della prevenzione dei contagi. Si creano assembramenti all’esterno del Cardarelli e degli altri ospedali in contrasto con le regole della prevenzione della Sars-Cov-2. Insomma un problema nel problema da affrontare e risolvere. Magari ricorrendo alle nuove tecnologie. Strano che nessuno ancora abbia pensato a un’App in grado di garantire contatti diretti visivi col paziente e contemporaneamente caricare una piattaforma informatica le notizie relative allo stato di salute del paziente. «In realtà a questo ci abbiamo pensato - conclude il direttore Longo - abbiamo infatti ipotizzato di progettare una pagina web in cui inserire le notizie dei pazienti ad accesso riservato ma si tratta di notizie sensibili, la tutela della privacy in questi casi è stringente e sbarra il passo all’innovazione. Stiamo lavorando per trovare una soluzione che soddisfi pazienti e familiari e garantisca la continuità del lavoro del personale. Avevamo pensato di demandare a un team infermieristico il rapporto con i congiunti ma scattano le aggressioni. I familiari vogliono parlare con il medico non c’è alternativa».
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