Covid, la geografia del virus:
​Napoli al primo posto per contagi

Covid, la geografia del virus: Napoli al primo posto per contagi
di Gianni Molinari
Venerdì 8 Luglio 2022, 07:52 - Ultimo agg. 9 Luglio, 09:19
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Per capire l'andamento del Covid bisogna vedere i segnali che arrivano dalla Lombardia: i primi casi confermati del «nuovo» Coronavirus furono registrati il 21 febbraio 2020 a Codogno, i primi decessi il giorno seguente a Casalpusterlengo (entrambi comuni in provincia di Lodi). Per almeno quattro mesi il Covid è stato un fatto «essenzialmente» lombardo con una percentuale quotidiana di nuovi casi che variava dal 35 al 75 per cento di tutti i casi italiani. La Lombardia ha avuto nel complesso il maggior numero di casi di tutto il Paese (17 per cento, contro il 10 ciascuno della Campania e del Veneto) e il maggior numero di morti (il 24 per cento contro appena il sei per cento della Campania).

I camion militari con le bare dei morti a Bergamo solo l'immagine simbolo dell'epidemia in Italia. Ancora oggi per capire come si muove un'ondata si guarda l'andamento dei dati della Lombardia: per esempio dell'attuale ondata estiva della subvariante di Omicron il primo segnale è arrivato proprio dai dati lombardi con il balzo del 42% tra il 6 e 12 giugno quando il dato medio nazionale era del 26% e quello campano appena del nove. Così come un qualche ottimismo è alimentato dalla crescita contenuta della media dei primi quattro giorni di questa settimana che si sta assetando tra il 16 e il 20% (rispetto alla settimana scorsa) a fronte del 44% della settimana scorsa (su quella precedente) e del 60 della settimana tra il 20 e 26 giugno (picco percentuale più alto raggiunto in Lombardia da quando i casi sono tornati a crescere).

Eppure se si cambia la scala geografica (dall'esame dei dati regionali si passa a quelli provinciali) si capisce come il virus abbia lasciato Milano per eleggere come province con i maggiori contagi Roma e Napoli, e come abbia scelto prevalentemente di annidarsi dove più alta è la densità di popolazione (e del resto era abbastanza normale, di qui la necessità nella prima fase a marzo 20202 del lockdown totale senza il quale i morti si sarebbero raccolti in strada non essendoci ancora protocolli sanitari, né tantomeno vaccini).

Dunque è la provincia di Napoli che, complessivamente, ha la pressione più alta del virus con il più alto numero di persone contagiate per chilometro quadrato dall'inizio della pandemia: 880 casi per chilometro quadrato, seguita da Monza con 703 casi e poi, solo terza, Milano 653 casi per chilometro quadrato.

Resta per Napoli sempre il dato del basso numero di morti rispetto ai contagiati che caratterizza il territorio sin dall'inizio della pandemia.

Al 30 aprile del 2020, il virus finiva la sua «occupazione» fondamentalmente a Bologna (con la sola eccezione di Roma), ma già a luglio 2021 nelle prime venti province per casi, cinque erano del sud e tra queste tre campane (oltre Napoli, Caserta e Salerno), divenute sei nelle rilevazione di ieri (con sempre le tre campane, insieme a Bari, Palermo e Catania).

C'è però un altro dato che a livello teritoriale significativo e va preso in considerazione: la percentuale di contagiati totali rispetto alla popolazione. Dove il virus ha fatto più male è il Veneto (e Bolzano): a Padova 40 persone su 100 sono state positive, 39 a Treviso e Vicenza 38 a Venezia e 37 a Verona. Subito dopo c'è Bologna (37) e poi Napoli (35): tutti valori superiori alla media nazionale (32) e lontanissimi da quelli della Sardegna (19) e della Calabria (20). Anche qui conta la densità di popolazione e l'urbanizzazione, oltre che alcune dinamiche sociali.

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L'esame dei dati a livello provinciale fa rendere maggiormente conto della virulenza del Covid nelle aree urbane: infatti i dati regionali comprendono spesso province meno popolare che fanno diminuire tutti gli indici rendendo meno evidente i fenomeni. In Campania, per esempio, Avellino e Benevento hanno «diluito» nel dato regionale le altre tre province (soprattutto Napoli), così come i dati subprovinciali di Caserta e Salerno - se fossero disponibili - dimostrerebbero come la virulenza del Covid è stata (ed è maggiore) tra Aversa e Capua, nel casertano (e non nelle aree interne) così come il Cilento, il vallo di Diano e gli alburni allegeriscono la provincia di Salerno.

Rispetto a marzo del 2020 la «geografia» è radicalmente cambiata: nelle prime 20 province non c'è più Bergamo; ma ci sono Bari (al quinto posto del totale dei casi), Salerno al dodicesimo e Caserta al sedicesimo ben pavanti ad aree urbane più popolate (Palermo, Catania, Monza e Genova). E c'è una conferma: come un'onda il Covid parte dalla Lombardia e dal Veneto e scende al resto della provincia. Nel 2020 la discesa ne comportava un sostanziale affievolimento, oggi invece porta all'aumento dei casi man mano che si scende verso le aree più popolate del Sud.

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