Campania, Ctp verso il fallimento: voragine da 63 milioni, a rischio gli stipendi

Campania, Ctp verso il fallimento: voragine da 63 milioni, a rischio gli stipendi
di Pasquale Guardascione
Lunedì 28 Dicembre 2020, 10:58
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Una voragine. Sono 63 i milioni di euro di debiti nel bilancio di Ctp, ai quali va aggiunta una perdita superiore ai 10 milioni maturata nel solo 2020 complice la pandemia. Una situazione che ha costretto l'azienda di trasporto a presentare, il 24 dicembre, la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo. Una strada obbligata e necessaria per evitare il fallimento, risanare l'azienda e rilanciarla.


IL DISAVANZO
Ctp è interamente di proprietà della Città Metropolitana di Napoli, e gestisce il servizio su gomma in 72 comuni tra le province di Napoli e Caserta, con un bacino di utenza di 2,8 milioni e oltre 14 milioni di chilometri percorsi all'anno. Il trasporto è effettuato a tariffe amministrate con corrispettivi ritenuti inadeguati alla copertura dei costi: la società, infatti, come le altre aziende di trasporto pubblico, si trova in una situazione strutturale di disavanzo economico, con perdite tali che hanno ridotto nel corso degli anni il capitale sociale al di sotto del limite legale.

Questo ha costretto l'ex Provincia a intervenire molte volte nel corso degli anni con apposite ricapitalizzazioni (l'ultima di 7 milioni e 220mila euro ad agosto scorso) per garantire il servizio all'utenza.


Questa mattina a Piazza Matteotti è previsto un incontro tra Giuseppe Cozzolino, direttore generale della Città Metropolitana, e le organizzazioni sindacali. Ai sindacati verranno illustrati tutti i passi della procedura del concordato preventivo, per la quale l'azienda verrà assistita dagli advisor legali Francesco Marotta, Angelo Del Duca e Marco Nazareno Mizzau di Ernst & Young. Domani, invece, è prevista una seduta straordinaria del consiglio metropolitano che all'ordine del giorno prevede proprio la crisi di Ctp. «Un'altra tragedia si sta per consumare nel trasporto pubblico napoletano - dichiarano in una nota congiunta Filt Cgil, Uil Trasporti e Uglfna -. È stato attivato un concordato preventivo in bianco con tutte le conseguenze del caso per i lavoratori, i creditori e gli utenti. Riteniamo che tale procedimento sia sciagurato e intempestivo, senza prima pagare gli stipendi e i buoni pasto ai dipendenti che, a questo punto, non avranno alcuna garanzia di ricevere il salario a breve. Nonostante gli atti formalizzati dalla Città metropolitana per lo sblocco delle indicizzazioni dei corrispettivi chilometrici arretrati da riconoscere a Ctp, si praticano percorsi giuridici complessi per celare incapacità gestionali. I lavoratori non meritano altre mortificazioni».


I CONTI IN ROSSO
Gli stipendi di dicembre da corrispondere entro il 27 saranno pagati in ritardo, probabilmente con un intervento sostitutivo dell'ex Provincia. I 63 milioni di debiti sono costituiti dai contributi non versati all'Inps e all'Erario e dalle liquidazioni non pagate ai dipendenti andati in pensione. I debiti verso i fornitori ammontano a circa 22 milioni. Poi, ci sono 9 milioni che Ctp deve all'Eav per i bus acquistati con la gara del 2007 e un milione verso l'Anm per il contratto di rete. Di contro, ci sono ben 48 milioni che l'ex Provincia deve all'azienda per i corrispettivi chilometrici arretrati, a cui bisogna aggiungere circa 60 milioni, dovuti sempre dalla Città metropolitana e previsti dal piano industriale 2020-2022 aggiornato e approvato da Piazza Matteotti tra agosto e settembre scorso.


Il patrimonio aziendale è di 56 milioni di euro, di cui 26 milioni è il valore della rete filoviaria, mentre il resto riguarda i tre depositi di Pozzuoli, Arzano e Teverola e le due direzioni. Oggi Ctp conta 592 dipendenti (nel 2015 erano poco sotto i 1.100) e ha un parco macchine di oltre 300 bus, però utilizzabili per meno di un terzo, perché si tratta di catorci rotti e vetusti e tutto ciò incide sulle percentuali medie di uscita giornaliere che si attestano tra il 56 e il 60 per cento. La conseguenza è un servizio quasi inesistente. «Quando l'anno scorso protestavamo sui tetti del deposito di Arzano - dichiara Adolfo Vallini di Usb -, fummo accusati ingiustamente, dissero che lo facevamo per questioni personali. Il tempo ci ha dato ragione. Il concordato preventivo è una strada obbligata ed efficace per garantire continuità aziendale e salvaguardare i livelli occupazionali».

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