Dottori aggrediti e caos, è disastro guardia medica a Napoli

Dottori aggrediti e caos, è disastro guardia medica a Napoli
di Ettore Mautone
Venerdì 8 Febbraio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:50
3 Minuti di Lettura
Guardie mediche, camici bianchi chiamati di notte e nei festivi (il turno scatta dalle 12 di ogni sabato) a casa del paziente. Presenza fissa in ogni distretto per una funzione a metà strada tra l'urgenza e l'assistenza. Medici gettonatissimi soprattutto nelle isole e nelle aree disagiate dove l'ospedale è lontano, ma che in città si rendono utili per evitare le resse nei pronto soccorso soprattutto in questi giorni quando il picco stagionale d'influenza ha costretto a letto centinaia di persone.

Tempestività ed efficienza, cosa che spesso manca come l'altra sera al distretto di Posillipo, quando la chiamata di un utente è andata a vuoto decine di volte.
 
Disservizi ma anche pericoli: l'ultimo episodio l'altro giorno a Soccavo in cui una guardia medica che si era recata a casa di un paziente è stata presa a schiaffi. «Un episodio che rivela - dice Silvestro Scotti, presidente dell'Ordine dei medici di Napoli - un clima di tensione visto che finora i colleghi delle guardie mediche raramente avevano subito violenza a domicilio del paziente dove l'aggressore è facilmente identificabile».

Il presidio a Napoli è garantito da quattro medici per ognuno dei 10 distretti in città. Almeno uno di questi camici bianchi dovrebbe sempre restare in postazione per le chiamate. Ma ciò non sempre accade: in caso di necessità il contratto prevede che il medico non si sottragga alla visita ed ecco perché il telefono spesso squilla a vuoto. Una difficoltà facilmente aggirabile con un minimo di tecnologia, anche una semplice segreteria telefonica. «Proponiamo da tempo l'istituzione di una centrale operativa della continuità assistenziale - avverte Gennaro Bassano, vicesegretario nazionale dell'Humus Sei, sindacato di categoria che annovera un gran numero di guardie mediche iscritte - utilizzando le stesse centrali del 118 con la presenza di un medico di continuità assistenziale delegato ad attivare i collegi del distretto quanto serve. La vicinanza anche fisica col 118 consentirebbe di raccogliere le segnalazioni dei casi meno urgenti. I vantaggi? La registrazione delle telefonate e il monitoraggio dell'attività, meno costi e più efficienza». La proposta ha già incassato un parere favorevole dal direttore della centrale operativa del 118 a Napoli e della V commissione Sanità del consiglio regionale della Campania, in quanto in linea con gli indirizzi nazionali.

Scettico Scotti in passato segretario nazionale del settore guardie mediche della Fimmg e oggi al vertice dello stesso sindacato di categoria della medicina di famiglia: «Il modello più funzionale rimanda al ruolo unico del medico di famiglia previsto dall'atto d'indirizzo per il rinnovo delle convenzioni di medici e pediatri. L'obiettivo è configurare nell'arco delle 24 ore quella offerta di primo livello di servizi di assistenza e cura che senza un minimo di tecnologie (ecografi, spirometri, cardiografi) e in mancanza dell'ausilio di un infermiere e di una supervisione, anche a distanza in telemedicina, di un centro di II livello, non può fare molto in molti casi per capire se il pronto soccorso è inutile . Per il paziente sapere poi che tra medico di fiducia e guardia medica esiste un'osmosi di informazioni sul piano clinico darebbe quella maggiore sicurezza che oggi manca».

Quello di cui parla Scotti sono i cosiddetti microteam di medici del territorio di cui si inizia a parlare in Regione per l'avvio del riordino della medicina territoriale. La proposta operativa arriverà tra pochi giorni al tavolo della commissione che vi lavora da inizio gennaio. Con pochi investimenti e molta organizzazione si potrebbe partire subito per la riforma di un tassello centrale nel tragitto che separa un malato da casa propria al pronto soccorso. A gestire le chiamate sarebbe un call-center (autonomo rispetto al 118) con una risposta diurna organizzata presso uno studio di riferimento della aggregazione di medici di famiglia, garantita anche da infermieri per posizionare una flebo o un catetere di giorno come di notte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA