Napoli, docenti pronti al sit-in del 1° giugno: «Prima assunti e poi licenziati»

Napoli, docenti pronti al sit-in del 1° giugno: «Prima assunti e poi licenziati»
di Melina Chiapparino
Sabato 30 Maggio 2020, 20:16
2 Minuti di Lettura
Scenderanno in piazza per manifestare contro la «meritocrazia negata» e chiedere l’aiuto delle istituzioni. La protesta dei docenti che si ritroveranno il 1 giugno dalle 10.30, in piazza del Plebiscito, a Napoli, sarà solo la prima delle azioni che gli insegnanti hanno deciso di mettere in campo per «difendere il posto di lavoro». Il sit in si svolgerà di fronte la Prefettura, indossando mascherine e mantenendo il distanziamento sociale  con una delegazione in rappresentanza dei circa 200 i docenti campani che, in seguito a una sentenza del Consiglio di Stato, ora si ritrovano senza lavoro.

«Il Miur ha licenziato i docenti assunti a tempo indeterminato e depennato dalle graduatorie a esaurimento gli idonei in attesa di immissione in ruolo per il prossimo anno scolastico- spiegano dal Comitato che ha riunito i professionisti licenziati- sena contare che molti hanno dovuto rinunciare a una precedente occupazione con contratto a tempo indeterminato per realizzare il sogno di entrare nel mondo della scuola».

L’odissea dei docenti, ora sul piede di guerra, è iniziata con il concorso del 2016, dedicato agli insegnati abilitati che, di fatto, tagliava dalla partecipazione migliaia di laureati privi del titolo abilitativo. Proprio questo bacino di docenti non abilitati, ricorrendo alla giustizia amministrativa fu ammesso al concorso. Su 10mila ricorrenti, 1000 di questi superarono le prove, vincendo effettivamente il concorso, tra cui i campani. C’è da dire che, l’ammissione in via precauzionale degli insegnanti al concorso, fu avvalorata da un dato di fatto, ovvero, dal 2017 non si erano tenuti corsi abilitanti, rafforzando così la tesi dei ricorrenti. Ad oggi, i vincitori immessi in ruolo nel 2019 e inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di merito, hanno dovuto abbandonare i loro alunni perché la loro situazione si è ribaltata. Il Miur ha impugnato la sentenza del Tar che aveva fatto accedere i docenti non abilitati alla prova concorsuale e un parere negativo è stato espresso anche dal Consiglio di Stato, per cui i docenti sono tornati a casa ritrovandosi improvvisamente senza lavoro.

«Lo Stato manda a casa centinaia di persone che hanno vinto un regolare concorso, superando le prove suppletive, due scritti e un orale, buttandoli nel tritacarne politico-giudiziario- dicono gli insegnanti in protesta- siamo in balia di una giustizia lenta e contraddittoria che, dopo aver riconosciuto il diritto dei docenti a prendere parte al Concorso, ha poi sentenziato che la loro partecipazione era illegittima, smentendo platealmente precedenti pronunciamenti del medesimo Tribunale». L'appello degli insegnanti è rivolto anche al mondo della politica. «Chiediamo di essere ascoltati e invitiamo la classe politica ad un’assunzione di responsabilità e alla ricerca di una soluzione- concludono - qualora la situazione restasse tale, centinaia di persone resterebbero senza lavoro, in un momento storico in cui il Paese è già in enorme difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus».
© RIPRODUZIONE RISERVATA