Dpcm, a Napoli il grande caos di ristoranti e bar: «Avevamo già svuotato i frigo»

Dpcm, a Napoli il grande caos di ristoranti e bar: «Avevamo già svuotato i frigo»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 4 Novembre 2020, 23:30 - Ultimo agg. 5 Novembre, 10:03
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Arancione, forse rosso. Anzi no: giallo. Il valzer dei colori per la Campania ha mandato in tilt gli esercenti. Prima la corsa per la chiusura di ristoranti e bar in tutta la città, poi il colpo di scena alle 20:30. Rientra la smobilitazione, il lockdown secondo il governo non è più necessario in regione. Giornata folle per ristoratori e baristi partenopei, ieri, con l’inversione di marcia arrivata in serata, dopo le parole di Conte che ha inserito la Campania nella fascia gialla anziché nella fascia arancione, come trapelato da Palazzo Chigi e nei giorni scorsi. In pratica, i pubblici esercizi restano aperti fino alle 18. La montagna dei dpcm, insomma, ha partorito un soffio di vento e non cambia nulla, almeno fino a eventuali ordinanze di Palazzo Santa Lucia, rispetto alle ultime settimane di ottobre. Intanto arrivano reazioni a caldo di ogni tipo: preoccupazione per il virus, sollievo per l’economia, ma anche di rabbia e incredulità per centinaia di ristoratori che ieri avevano abbassato le saracinesche e svuotato i frigoriferi. Quintali di cibo sprecato. 

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La cronologia della giornata di ieri è da montagne russe per i ristoratori e i baristi napoletani. Alle 11 si resta aperti solo per asporto e delivery. Alle 18 si chiude tutto, per riaprire forse a Natale. Alle 20.30, inversione a “U” da commedia dell’assurdo: si resta aperti e basta fino alle 18. «Assurdo – commenta Ulderico Carraturo dell’omonima storica pasticceria in zona Porta Capuana – Ieri ho organizzato tutto per la chiusura dei negozi e per la cassa integrazione dei dipendenti. Ho dovuto buttare via degli alimenti dal frigorifero, per evitare che andassero a male. Sto andando al manicomio. Le istituzioni non comprendono che le imprese hanno alle spalle delle organizzazioni complesse, che non possono essere gestite da un’ora all’altra. Stanno mettendo a dura prova in nostri nervi». «Una situazione allucinante – aggiunge Massimo Di Porzio, che nei giorni scorsi aveva chiuso il suo Umberto a Chiaia – le decisioni devono essere chiare: o non si fanno trapelare bozze, o si mantengono i piani annunciati.

Non vorremmo che l’inserimento della Campania in fascia gialla diminuisse i ristori per la nostra economia in ginocchio. Inoltre centinaia di locali avevano svuotato i frigo e congedato il personale, certi di una chiusura che sembrava annunciata da due giorni». Gli esercenti, insomma, ricorderanno il 4 novembre 2020 come il giorno di Sisifo, passato a fare e disfare.  

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Prima del dietrofront di Roma, annunciato da Conte su Rai 1, secondo le stime di Fipe Confcommercio ben il «70%» di titolari di pubblici esercizi avevano rinunciato a stare aperti in città solo per asporto e delivery. Sono state centinaia ieri le attività chiuse, i saluti, i locali svuotati e i tavoli piegati. «Abbiamo perfino buttato la bara che avevamo messo in segno di lutto economico sopra l’insegna del nostro ristorante», spiegano dal Borgo Antico a Santa Lucia. Tra i tantissimi che si erano preparati ad abbassare la saracinesca c’è anche Francesco Cipolletta, titolare di Molo 17 in via Partenope, che alle 18 guardava nel vuoto mentre svuotava il frigo. «Stavolta non voglio buttare niente – sospira – non voglio fare come nel lockdown di marzo». Si attende in queste ore una presa di posizione da parte della Regione che, prima della diretta tv del premier, quando si credeva che la Campania sarebbe stata «arancione», aveva deciso di «attenersi alle norme del dpcm su asporto e delivery». «In regione le 31mila attività del settore della ristorazione sono a rischio fallimento», aggiunge Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania, che nel pomeriggio aveva definito la «“zona arancione” come una catastrofe: in pochissimi potranno sopravvivere col delivery». Se l’emergenza sanitaria è forte, l’emergenza economica non è da meno.

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La decisione di Palazzo Chigi, di assegnare il colore giallo alla Campania, diventa, almeno in parte, una scialuppa per l’economia disastrata. Secondo un report di Confesercenti, infatti, gli incassi che sarebbero andati in fumo con un secondo lockdown (le misure varate ieri saranno in vigore da domani fino al 5 dicembre) ammontavano a «77 milioni a novembre e 85 milioni a dicembre su Napoli». Altro elemento fondamentale, i 360mila i lavoratori a nero in regione, del tutto esclusi dai provvedimenti di ristoro stabiliti dal governo. Prosegue infine l’impegno delle forze dell’ordine in ambito Covid: i Carabinieri del Vomero hanno multato l’altro ieri diciassette cittadini senza mascherina. E i Carabinieri di Capodimonte, ieri, hanno aiutato un’intera famiglia positiva al virus – in isolamento da 15 giorni – recuperando pin, Bancomat e portando loro contante.

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