Faida nel clan per la droga,
nel Napoletano pm chiede altri ergastoli

Faida nel clan per la droga, nel Napoletano pm chiede altri ergastoli
di Dario Sautto
Domenica 13 Dicembre 2020, 12:39
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Un delitto efferato, consumato alle porte del quartiere Ina-Casa per mandare un messaggio all'interno del clan Vollaro a chi stava cercando di impadronirsi delle piazze di spaccio di droga. Un omicidio trasversale, con la vittima che era ritenuta molto vicina al nuovo gruppo che stava rosicchiando fette di mercato negli ambienti del traffico di droga a Portici e dintorni. Logiche di camorra che insanguinarono il 2007 porticese, in una faida tutta interna al clan Vollaro che causò diversi omicidi. Tredici anni dopo quel delitto, uno dei killer ha confessato ed è già stato condannato in via definitiva all'ergastolo. Si tratta del 42enne Massimiliano Bifulco, che per l'omicidio di Luciano Santillo sta già scontando il carcere a vita. Adesso, però, potrebbero arrivare altri due ergastoli per questo delitto. Durante il processo che si sta celebrando con rito abbreviato dinanzi al gip Giovanni De Angelis del tribunale di Napoli, il pm Giuseppe Cimmarotta che ha coordinato le indagini per la Direzione distrettuale Antimafia partenopea ha chiesto altri due ergastoli per gli altri presunti esecutori dell'omicidio Santillo. Si tratta del 50enne Pasquale Scafo e del 55enne Antonio Romagnoli, arrestati di recente per questi fatti.

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IL MOVENTE
Lo scorso marzo, i poliziotti del commissariato di Portici-Ercolano hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio di camorra proprio nei confronti di Scafo e Romagnoli. Il primo era stato scarcerato pochi mesi prima, era tornato libero e secondo fonti investigative era nuovamente alla guida di un gruppo di «nostalgici» del boss «califfo», il capoclan Luigi Vollaro e, un mese prima dell'arresto, era stato vittima di un avvertimento di camorra: una bomba fu fatta esplodere sotto casa sua. Romagnoli, invece, è considerato da sempre un fedelissimo del clan Vollaro ed è già stato condannato a giugno prima a trent'anni per l'omicidio di Giuseppe Iacone, poi all'ergastolo per quell'agguato nel quale perse la vita Giuseppe Obermayer, delitti di camorra consumati nei primi anni 2000 a Portici. Ad accusare Scafo e Romagnoli ci sono alcuni pentiti, tra cui spicca il nome di Gennaro Morcavallo, ritenuto tra i più attendibili collaboratori di giustizia per quanto riguarda le dinamica della camorra all'ombra del Vesuvio. È stato lui il primo ad indicare con certezza il movente della gestione del traffico di droga all'interno del clan Vollaro e come esecutori materiali i vari Bifulco, Scafo e Romagnoli, in quel periodo ritenuti nel commando di killer porticesi.


L'AGGUATO
L'omicidio del pluripregiudicato Luciano Santillo era stato consumato in via Dalbono a Portici, il 13 settembre 2007: intorno alle ore 11,30 di quel giorno, la vittima stava bevendo una birra all'esterno di una baracca adibita a vendita di bibite nel complesso delle palazzine Ina-Casa, ai confini con San Giorgio a Cremano. Santillo venne colpito da almeno tre colpi d'arma da fuoco e morì dopo poco essere stato ricoverato all'ospedale Loreto Mare di Napoli. L'omicidio fu clamoroso perché consumato in pieno giorno, davanti a decine di testimoni e con il rischio di causare vittime innocenti, estranee a alle dinamiche di spartizione del territorio e al controllo delle piazze di spaccio a Portici e dintorni.
Nonostante l'omicidio fosse stato consumato ormai tredici anni fa, nel frattempo un pregiudicato di spicco come Scafo era riuscito a scontare per intera una precedente condanna e a tornare libero alla fine dello scorso anno. Una scarcerazione, quella del 50enne, che aveva causato uno scossone all'interno degli ambienti camorristici di Portici e dintorni, con i clan alle porte di Napoli da tempo interessati alla gestione del malaffare anche in zona.

Dopo l'agguato che costò la vita a Ciro D'Anna a pochi giorni dal Natale, le attenzioni furono puntate tutte sul clan Mazzarella e sui rampolli di Portici: secondo l'Antimafia, uno di questi è il figlio naturale proprio di Pasquale Scafo.

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