Fase 2 a Napoli, la ripartenza lenta di bar, pizzerie e ristoranti: «Incassi in calo del 70%»

Fase 2 a Napoli, la ripartenza lenta di bar, pizzerie e ristoranti: «Incassi in calo del 70%»
di Paolo Barbuto
Venerdì 22 Maggio 2020, 07:00 - Ultimo agg. 11:01
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Da Sorbillo ai Tribunali fino al giorno del lockdown si impastavano 800 panetti per la pizza ogni giorno, ieri ne sono stati preparati 250; La Caffettiera a piazza dei Martiri serviva mille tazze di caffè in un giorno infrasettimanale, ieri ne ha riempite 130 in tutto; Scaturchio prima preparava duemila ministeriali, ieri ce n'erano solo 500. I numeri mostrano il volto arcigno delle difficoltà. Però i numeri non hanno anima, non riescono a misurare un valore che è superiore a cento scontrini: la passione.

Sapete qual è il dettaglio che lega queste tre attività che ieri hanno riaperto i tavolini ai napoletani? Un travolgente e incontrollabile entusiasmo: lo scopri negli occhi felici di Guglielmo Campajola che si consuma il gomito per dare la mano a tutti i vecchi amici che tornano, lo intercetti negli occhi lucidi di Gino Sorbillo quando a mezzogiorno vede entrare i primi clienti della nuova vita, lo assapori nelle parole di Teresa Petrosino che si sorprende per l'assalto alle sfogliatelle «ne sentivano la mancanza».

Poi quando a fine serata li ricontatti per chiedere quanto c'è in cassa, tutti e tre fanno spallucce: «Non conta quello che c'è in cassa. L'importante è essere tornati».
 

 

Poi, alla fine si lasciano convincere almeno a dare una percentuale che si attesta, per tutti e tre, su un calo netto del 70% rispetto agli incassi di una giornata media della vita prima del virus. Ma dalle parole ti rendi conto che davvero non gl'importa niente (per adesso) dell'incasso: «Se fossi arrivato prima avresti sentito con le tue orecchie un nostro vecchio cliente che s'è seduto con i colleghi - Teresa Petrosino, responsabile comunicazione e marketing di Scaturchio sorride - ha detto ho sopportato mia moglie, il cane, mia suocera senza battere ciglio. Ma stare due mesi senza caffé e ministeriale di Scaturchio è stata una sofferenza. Capisci cosa significa questo posto per i napoletani?».

A piazza Amedeo il popolo dei lavoratori ha preso d'assalto i tavolini della pasticceria, minor vigore a piazza San Domenico Maggiore, perché lì sono sempre stati i turisti a riempire l'area esterna. Sapete qual è il dolce che è andato a ruba? Le sfogliatelle, vendute a centinaia «perché la gente in questi giorni in casa ha preparato ogni tipo di leccornia. Però la sfogliatella non è facile da fare in casa, sicché appena hanno potuto, sono venuti a prenderla da noi», Petrosino parla dei clienti come di vecchi amici, spiega che i conti per un po' eviteranno di farli: «Ci basta aver ritrovato il nostro mondo».
 
 

Macchina accesa alle 7, primi caffè preparati dopo mezz'ora e già prenotati, perché i riti non vanno modificati, nemmeno dopo due mesi di chiusura forzata: tazzine ai custodi dei palazzi vicini, poi agli operatori ecologici, e caffé offerto anche ai primi clienti del mattino che aspettavano con ansia quel momento: «Non è facile spiegare la sensazione che provo - Guglielmo Campajola sulla soglia della Caffettiera è raggiante - riaprire significa tornare alla vita, riprendere laddove ci eravamo fermati, mettersi alle spalle un momento drammatico». Campajola saluta con gioia ogni singolo cliente, gestisce con garbo la piccola attesa ai tavolini esterni che non devono essere affollati, si dispera perché al lavoro è tornato solo l'80% della sua squadra: «Ma prestissimo torneranno tutti perché il lavoro riprenderà a pieno ritmo». La mattinata scorre con pochi clienti, nel pomeriggio la piazza e i tavolini si affollano un po' di più: «Ecco, è la voglia di normalità che prende il sopravvento. E fa niente se per adesso il guadagno non copre le spese, l'importante è aver recuperato la vita di sempre. Lo sente l'antifurto della banca? In altri tempi mi avrebbe fatto impazzire, ora mi sembra addirittura piacevole. Anche questo è un segno di ritorno alla normalità».
 

Misure studiate al centimetro, Gino Sorbillo forse per la prima volta in vita sua non riesce ad essere sorridente, sembra preoccupato: «No, macché io sono felice, davvero. Solo che non voglio sbagliare. Nessuno qui a Napoli deve sbagliare perché se non ci saranno errori potremo essere i primi a ripartire per davvero, a recuperare i turisti».

Sessanta pizze a pranzo, il doppio a cena, la prima giornata è stata difficile: «No, è stata meravigliosa, entusiasmante - Sorbillo finalmente sorride - abbiamo ricominciato, stiamo ripartendo, e non ci fermerà nessuno». 

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