Femminicidio, la mamma di Stefania Formicola a 5 anni dalla morte: «Non è amore quello che ti annienta»

Femminicidio, la mamma di Stefania Formicola a 5 anni dalla morte: «Non è amore quello che ti annienta»
di Giuliana Covella
Giovedì 21 Ottobre 2021, 16:52
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«L’amore deve essere prima di tutto gioia di donare agli altri. Non è amore quello che ti annienta come persona e ti spegne prima dentro e poi fuori». A 5 anni dalla morte della figlia parla Adriana (nella foto col marito Luigi), la mamma di Stefania Formicola, 28enne e madre di due bambini uccisa dal marito il 19 ottobre 2016 a Sant’Antimo: un invito, quello di Adriana, a non dimenticare, esortando poi le vittime a uscire dal silenzio. Ma anche l'idea di un consultorio per gli uomini, dove «possano farsi aiutare e non nascondere la loro fragilità che li porta alla violenza». In più annuncia il concorso letterario dedicato a Stefania, che sarà presentato in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.

Lo scorso 19 ottobre avete ricordato Stefania con una commemorazione e una messa officiata da don Aniello Manganiello al Don Guanella.

«Sì, alla presenza del questore Alessandro Giuliano insieme a tanti altri che hanno portato la loro testimonianza sul tema della violenza, abbiamo cercato di far arrivare un messaggio agli uomini che si credono padroni della vita delle donne».

Quale?

«Di sapersi arrendere di fronte alla fine di una relazione, di rassegnarsi se un amore finisce.

Perché nella vita tutto si può perdere, un amore come un’amicizia. Non bisogna mai reagire con violenza, perché il dolore che si procura sarà non solo di una famiglia, ma dell’intera comunità».

Cosa si dovrebbe fare per aiutare gli uomini violenti?

«Già in passato ho proposto l’idea di un consultorio, che di solito si intende come un servizio dedicato all’universo femminile. Talvolta gli uomini che commettono queste violenze hanno vergogna di mostrare la loro debolezza. Anche perché parliamo di pari opportunità dicendo che siamo tutti uguali, ma nella realtà non è così. Ecco allora che a questi uomini dico: non abbiate paura di parlare, non chiudetevi in voi stessi. L’essere rancorosi porta solo alla violenza e alla distruzione di se stessi».

Ricordiamo quale condanna ha avuto chi ha ucciso Stefania?

«In tutti e tre gradi di giudizio l’ergastolo. Lui (Carmine D’Aponte, ndr) non deve avere sconti di pena, che in questi casi sarebbero premi. Ma soprattutto così metteremmo in cattiva luce l’operato della giustizia, in cui il cittadino invece deve avere fiducia».

Perché è importante ricordare?

«Per far arrivare alle donne che vivono un rapporto “malato” il messaggio che è possibile uscire dal tunnel. Questa è la mia missione. Aiutare chi ci invia richieste d’aiuto. Specie alle mamme dico: seguite le vostre figlie, fate anche i “detective” se necessario. Solo così potrete aiutarle».

Dopo il libro di Adelaide Camillo sulla storia di Stefania, quali sono le altre iniziative per ricordarla?

«Già in quel libro tra le righe c’è la richiesta d’aiuto di mia figlia, che potrà essere da monito per le altre donne nel fare attenzione ai primi campanelli d’allarme come la gelosia, l’impedire di indossare una minigonna o leggere i messaggi sul telefonino. Poi abbiamo promosso un concorso letterario, “Semplicemente Stefania”, con racconti sul tema della violenza che presenteremo in occasione del 25 novembre. Infine sabato 23 ottobre, a partire dalle 10, presso il Giardino dei 5 continenti a Scampia, il Movimento per la Pace, insieme all'associazione Dream Team - Donne in Rete presieduta da Patrizia Palumbo, alla Rete Pangea per la Non violenza di Scampia rappresentata da Aldo Bifulco e altri, collocheremo una targa di intitolazione dell'albero della pace dedicato a Stefania».

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