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Furbetti del cartellino, al Loreto Mare arrivano 33 condanne

Tra gli accusati l'infermiere che in orario di servizio faceva lo chef in un ristorante

Il blitz anti assenteismo dei carabinieri al Loreto Mare
Il blitz anti assenteismo dei carabinieri al Loreto Mare
di Luigi Sabino
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 2 Dicembre 2022, 23:52 - Ultimo agg. : 4 Dicembre, 09:56
3 Minuti di Lettura

Trentatré condannati e cinquantuno assolti. È quanto sancito dalla sentenza che ha chiuso il primo grado di giudizio del procedimento avviato nei confronti dei cosiddetti “furbetti del cartellino”, gli oltre ottanta tra medici, infermieri e tecnici dell’ospedale Loreto Mare che, nel 2017, al termine di una complessa attività investigativa svolta dai carabinieri del Nas, furono accusati di assenteismo.

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Per i condannati, per la stragrande maggioranza dei quali sono state previste pene inferiori a tre anni con conseguente sospensione delle stesse, l’autorità giudiziaria ha disposto anche il risarcimento dei danni a favore della Asl Napoli 1 che si era costituita parte civile e il cui ammontare sarà stabilito in un diverso processo in sede civile.

Un giudizio che mette d’accordo sia la pubblica accusa sia il collegio difensivo, di cui fa parte anche l’avvocato Diego Di Bonito, difensore di due degli imputati, entrambi assolti. L’accusa, affidata al sostituto procuratore Ida Frongillo, aveva chiesto per gli imputati ritenuti colpevoli delle mancanze più gravi pene variabili tra i nove mesi e i due anni di reclusione, richieste che, in buona parte, sono state soddisfatte dalla sentenza. Allo stesso tempo, però, anche i difensori di molti degli indagati sono riusciti a far valere le loro argomentazioni soprattutto per quanto riguarda i casi di minore se non addirittura lievissima entità.

Una vicenda, quella che ha scosso le fondamenta della struttura ospedaliera di via Marina, che inizia la mattina del 24 febbraio di cinque anni fa quando i militari del Nas insieme a colleghi di altri reparti dell’Arma eseguono cinquantacinque ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di altrettanti dipendenti della struttura, tra cui tre medici, diversi infermieri specializzati, impiegati amministrativi e operatori sociosanitari. È il risultato di un’attività d’indagine iniziata due anni prima e che grazie ai servizi di appostamento e all’installazione di microcamere all’interno dello stesso ospedale aveva permesso di scoprire centinaia di episodi di assenteismo. Tra questi alcuni clamorosi come il dipendente che, nonostante risultasse in servizio, in realtà faceva lo chef in una struttura dell’area nolana. Non di meno è il caso di un medico che durante il turno era stato scoperto a prendere un taxi per andare a giocare a tennis o per svolgere commissioni personali. 

Video

Non solo. Le indagini hanno accertato che tre medici, sebbene vincolati alla struttura con contratti di esclusiva, svolgevano le loro prestazioni anche all’interno di centri privati. D’altronde, anche chi avrebbe dovuto accertarsi del regolare svolgimento della vita ospedaliera era solito lasciare il posto di lavoro per occuparsi di faccende proprie. Un vero e proprio meccanismo fraudolento quello scoperto dai carabinieri reso possibile grazie all’impiego di quelli che furono definiti “professionisti della strisciata”.

A loro, infatti, era affidato il compito, dopo essere stati allertati da telefonate o con semplici messaggi, di passare il badge dei furbetti, facendoli risultare regolarmente a lavoro sebbene, in quel momento, fossero da tutt’altra parte. Una vicenda che, quando venne alla luce, destò scalpore non solo nell’opinione pubblica ma anche tra gli esponenti della politica cittadina e regionale. Addirittura, all’indomani del blitz, l’ospedale fu teatro di una protesta, civile e vigorosa, da parte degli appartenenti al Movimento infermieri campani e professioni sanitarie, manifestazione che chiese a gran voce la “cacciata” degli indagati e la possibilità, con lo scorrimento delle liste di assunzione, che il loro posto fosse preso dal personale precario.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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