Giustizia lumaca, in due anni i giudici non scrivono la sentenza

Giustizia lumaca, in due anni i giudici non scrivono la sentenza
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 15 Febbraio 2019, 07:00
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Ventuno mesi in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado. Quasi due anni ad aspettare che i giudici del Tribunale di Napoli offrano alle parti le motivazioni che hanno spinto nell'ormai lontano nove maggio del 2017 a condannare l'unico imputato, al termine di un processo per lesioni. Giustizia lumaca a Napoli, denunciata dall'avvocato di parte civile, che riporta l'attenzione a un brutto fatto di cronaca. Correva l'anno 2013, quando un avvocato fu ferito dalla controparte che aveva perso un giudizio in sede civile ed era tenuta ad onorare il verdetto del giudice.
 
Venne gambizzato, il legale, ricordate? Aveva accompagnato il figlio a scuola, stava ripartendo in sella allo scooter, quando fu colpito alle gambe. Episodio choc, come hanno confermato le indagini condotte dal pm Maria Sepe, sotto il coordinamento dell'allora procuratore aggiunto Gianni Melillo (oggi procuratore di Napoli), che svelarono la brutalità del movente: già perché Pasquale Alvino (è questo il nome dell'imputato) aveva colpito l'avvocato solo per la sua funzione di legale svolta in un'aula di giustizia. Indagini sprint, primo grado che termina in modo spedito: Alvino condannato a otto anni di reclusione, con l'accusa di lesioni. Tutto chiaro? Giustizia esemplare? Assolutamente no, se si legge l'esposto spedito ieri mattina in Procura, ma anche al presidente del Tribunale, al procuratore generale e al Consiglio dell'Ordine degli avvocati proprio dal penalista che ha curato la parte civile per conto del collega ferito.

In sintesi, scrive il legale nella sua denuncia, «ad oggi (14 febbraio del 2019) non è stata depositata la motivazione della sentenza», passaggio necessario per andare in appello o per rendere esecutiva la sentenza. Si chiedono interventi drastici, «di accertare le cause di tale deprecabile comportamento omissivo da parte della sezione del Tribunale, che già ha arrecato, pur con rischio del decorso dei termini di prescrizione del reato, un gravissimo vulnus alla costituita parte civile». Un esposto al quale viene allegata anche una dichiarazione della cancelleria della sezione indicata, con cui si attesta «la mancanza di deposito delle motivazioni». Insomma, quasi due anni dopo il verdetto, niente deposito delle motivazioni, un limbo insopportabile per tutti: impossibile avanzare richiesta di risarcimento del danno da parte del civilista ferito, mentre sullo sfondo la mannaia della prescrizione. E non è tutto. A rendere questa vicenda odiosa, lo status dell'imputato che è da tempo a piede libero. Ma quali sono i termini del deposito delle motivazioni? Secondo la lettura della sentenza, i giudici si erano concessi novanta giorni per scrivere le motivazioni. Ma quello segnalato nell'esposto potrebbe essere un caso non isolato, tanto che il presidente del Tribunale Ettore Ferrara ha attivato un monitoraggio semestrale su possibili ritardi nel deposito delle carte. Un fenomeno - secondo la ricostruzione interna al palazzo - che dipende dai carichi di lavoro e dagli organici al lumicino, anche se il caso segnalato nell'esposto sembra essere decisamente al limite. Ed è sempre ai piani alti del Palazzo di giustizia, che viene ricordato l'orientamento del Csm in materia disciplinare: diventano casi da valutare, quando i giudici sforano di tre volte il tempo fissato per il deposito. Ma in questa storia, anche i nove mesi di tolleranza sono finiti, mentre l'orologio scorre inesorabile.
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