Imbuto in Appello: in sospeso
ancora 15mila processi

Imbuto in Appello: in sospeso ancora 15mila processi
di Leandro Del Gaudio
Sabato 26 Gennaio 2019, 08:41 - Ultimo agg. 09:52
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Hanno deciso di usare la vetrina più importante per far sentire la loro voce. Questa mattina, all'interno del Maschio Angioino, dove si tiene in via straordinaria l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Napoli, ci saranno anche alcuni avvocati che hanno deciso di sbandierare il tema degli «incandidabili», che è poi il terreno di confronto in vista delle elezioni per il rinnovo del consiglio dell'ordine degli avvocati a partire da lunedì mattina. Settimana decisiva, circa tredicimila avvocati chiamati ad esprimere il proprio consenso in un clima di contrapposizione, legato proprio alla storia degli avvocati che hanno svolto due mandati di seguito.
 
Questa mattina, ci sarà uno striscione del Sindacato forense a sollevare il tema che tanto tiene banco tra gli avvocati, alla luce dell'intervento della Cassazione dopo la legge Falanga, ma anche di un recente decreto legge che ribadisce il principio della turnazione: chi ha svolto due mandati deve mollare la presa, deve consentire ricambio generazionale, mentre - sul versante opposto - c'è chi rivendica l'eccezionalità del caso Napoli dove per circa quattro anni non si è votato. Aria di contestazione, specie durante lo spazio riservato al presidente degli avvocati Maurizio Bianco, candidato alle prossime elezioni e indicato dai contestatori come uno degli «incandidabili» secondo la legge Falanga (ma il seggio elettorale ha dato via libera alla sua discesa in campo, ndr). Ma a tenere banco questa mattina, è il tema della lentezza dei processi, del particolare imbuto che si crea in corte di appello, della mancanza di personale amministrativo e finanche dei «buchi» negli organici dei magistrati. Lo ha spiegato due giorni fa il presidente di Corte di appello di Napoli Giuseppe De Carolis, che ha consegnato le prime anticipazioni numeriche dello stato di salute della giustizia napoletana: «Mancano quindici giudici (che potrebbero formare tre nuovi collegi) e nessuno fa niente», aveva detto lo scorso 29 ottobre al Mattino, in uno scenario che sembra cristallizzato in modo irrimediabile. Ed è sempre lo scorso ottobre, che venne sollevato il caso della sopravvenienza di 15mila nuovi processi da smaltire in appello.

Ed è in questo stato che vengono citati processi che attendono ormai da anni una definizione. Imbuto Corte di appello, dunque, si attende ormai da tempo di conoscere la definizione di vicende giudiziarie che hanno tanto impegnato la vita di polizia giudiziaria, avvocati, magistrati, senza contare l'attesa di verità delle parti coinvolte e della stessa opinione pubblica. È il caso - solo per citare qualche processo di maggiore impatto mediatico - dell'inchiesta sulla devastazione di Pianura (culminata in una condanna in primo grado dell'ex consigliere comunale Marco Nonno, che attende da cinque anni la possibilità di ribaltare il verdetto in appello); o il caso della morte del 19enne Cristoforo Oliva (fascicolo rimbalzato dalla Cassazione e in attesa di definizione in appello) e dei tanti altri procedimenti in via di trattazione. Tra questi, anche processi di camorra, per fatti di allarme sociale, dove però tutti gli imputati sono a piede libero. C'è anche il caso dell'omicidio di Costanzo Apice, che vede imputato il presunto killer Mariano Bacioterracino, a sua volta condannato in primo grado e in appello prima dello stop in Cassazione che ha rispedito gli atti a Napoli. Storie immobili, che spingeranno anche questa mattina i vertici del distretto di corte di appello a chiedere investimenti risolutivi e a stretto giro. Tocca poi al procuratore generale Luigi Riello dare inizio alla sua «requisitoria» sullo stato della giustizia a Napoli. È di due giorni fa il suo «j'accuse» sulle collusioni tra segmenti della borghesia delle professioni e il crimine organizzato. Ed è stato sempre Riello a sollevare l'attenzione in questi mesi, anche in sede di Csm, sulla necessità di intervenire su un'altra emergenza tutta napoletana, quella del pericoloso abbassamento dell'età di chi commette reati.

Poi sarà la volta del Csm, rappresentato dall'avvocato napoletano Michele Cerabona, per anni penalista di indiscusso valore professionale eletto membro laico a Palazzo dei Marescialli, mentre sarà anche la prima volta di Ermanno Carnevale come presidente della Camera penale di Napoli. A far sentire la propria voce anche i magistrati, nel consueto incontro con la stampa intorno alle 12: sotto la presidenza di Vincenzo Ranieri, i membri della giunta distrettuale dell'Anm, ma anche gli esponenti delle principali correnti di magistratura associata offriranno la loro valutazione delle criticità della giustizia a Napoli e negli altri Tribunali del distretto. Ore 9, Maschio Angioino, tutto pronto per lo start dell'anno 2019.
 
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