Imprese a Napoli, sos truffe online: «Hacker nei "cassetti" fiscali»

L'allarme dei commercialisti: serve più sicurezza

Truffe online
Truffe online
di Gennaro Di Biase
Martedì 2 Aprile 2024, 10:23
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Truffe informatiche ai danni delle Srl. Da circa tre mesi a questa parte, le procedure totalmente digitalizzate stanno mettendo a rischio la sicurezza delle imprese partenopee. La vicenda in questione, una volta verificata dalla magistratura, è probabilmente destinata ad avere riverberi non solo a livello giudiziario, ma anche normativo. A denunciarla è Mauro Pantano, commercialista e presidente della Confederazione Imprese e Professioni di Napoli. In buona sostanza, «dall'inizio del 2024, almeno una decina di commercialisti hanno segnalato intrusioni illegittime nei cassetti fiscali delle aziende», esordisce Pantano. Ma non è tutto, perché questa prassi porta, con un paio di Pec e qualche clic, alla «sostituzione dei rappresentanti legali delle aziende stesse, con tanto di cambio di credenziali d'accesso». Alcune denunce sono già partite ufficialmente. Le vittime invocano «più controlli informatici e l'apertura di un'inchiesta da parte della Procura». La prassi degli accessi illeciti ai cassetti fiscali potrebbe avere ripercussioni importanti in un settore particolarmente florido per le imprese: quello delle tantissime società che si occupano dell'acquisizione e della cessione dei crediti d'imposta.

La procedura 

Facciamo però un passo indietro. Come si realizzano questi tentativi di truffa? Non serve essere un hacker per aggirare il sistema. Basta qualche clic, come sottolineato da Pantano. Tutto parte dalla richiesta di una «visura camerale di una società che nel proprio cassetto fiscale ha dei crediti che può utilizzare o cedere spiega lui stesso - E stiamo parlando di un'operazione che costa appena 7 euro». Poi, si passa alla fase due del tentativo di accesso al cassetto fiscale, che consiste nell'invio di una Pec al Registro delle Imprese. «Chi intende accedere illegittimamente al cassetto fiscale di una Srl - argomenta Pantano - trasmette poi online il verbale dell'assemblea ottenuto dalla visura camerale, dichiarando che in quella circostanza sarebbe avvenuta la nomina di un nuovo rappresentante legale dell'azienda. Una volta elaborata la pratica arriva quindi l'ok da parte del Registro delle Imprese, che è in capo alla Camera di Commercio».

L'ente dunque inoltra sulla Pec della società il cambio amministratore.

Una volta ricevuto il riscontro si passa alla fase tre del piano. Quella che fa conquistare ai truffatori l'accesso al cassetto fiscale da parte del nuovo legale rappresentante, che si è munito di una nuova "cns" carta nazionale dei servizi dell'azienda. «Nel momento in cui arriva il parere positivo del Registro delle Imprese - racconta ancora Pantano a Il Mattino - chi intende intromettersi nel cassetto fiscale non deve far altro che cedere i crediti presenti nel cassetto ad una partita iva di un'altra società e quest'ultima, si trova nel proprio cassetto somme oggetto di un vero e proprio furto. Una prassi che, oltre a essere naturalmente illecita, presenta un costo bassissimo ed è praticamente alla portata di tutti».

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Le proporzioni

Le paure crescono. «I casi di intrusione già rilevati, a partire dall'inizio del 2024, potrebbero rappresentare la punta di un iceberg»: questo è il timore che inizia a serpeggiare con insistenza sempre maggiore tra gli operatori del settore. Secondo le voci che in questi giorni si stanno rincorrendo tra i commercialisti partenopei e la Confederazione Imprese e Professioni, «i casi di intrusione sarebbero più o meno una ventina». Un numero che, se confermato, sarebbe sicuramente ragguardevole. Ma lo scenario della truffa del cassetto fiscale potrebbe essere ancora più vasto. «C'è evidentemente una falla nel sistema normativo è l'appello di Pantano Non si può continuare a consentire il cambio del legale rappresentante dopo l'invio di un semplice verbale successivo a una visura camerale. La piattaforma del Registro delle Imprese non effettua verifiche sufficienti. Temiamo che questo fenomeno sia in fase di espansione. Va fatta luce su questa situazione, spero che la magistratura apra un'inchiesta». «Con questo sistema così deficitario a livello di controlli - è la conclusione del presidente della Confederazione Imprese e Professioni di Napoli - chi accede abusivamente al cassetto fiscale di un'impresa può tranquillamente inserire in autonomia la partita Iva dell'azienda che intende rilevare i crediti, al costo che desidera».
 

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