Oddati e il giallo della borsa con 14mila euro, il Pd: ​«Quei soldi non sono nostri»

Oddati e il giallo della borsa con 14mila euro, il Pd: «Quei soldi non sono nostri»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 9 Giugno 2022, 00:03 - Ultimo agg. 10 Giugno, 11:20
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Ha smentito (almeno in parte) la versione che Nicola Oddati ha fornito agli inquirenti. Ascoltato come testimone, il tesoriere del Pd Walter Verini mette a verbale alcuni passaggi che fanno traballare - e non poco - il racconto fatto dall’ex leader nazionale dem, dopo essere stato trovato con una borsa carica di soldi. In sintesi, a leggere la ricostruzione resa da Verini: «Non sono a conoscenza del versamento da parte di Nicola Oddati di una contribuzione di 14mila euro». Ma facciamo un passo indietro, tanto per mettere a fuoco la recente testimonianza messa agli atti da parte di Verini, dirigente storico del Pd (fin dalla sua fondazione, nel 2008), attuale tesoriere del partito progressista. È stato ascoltato su una circostanza in particolare, che fa riferimento all’inchiesta che vede indagato Oddati (ex responsabile delle agorà nel Pd) per aver ricevuto soldi da imprenditori come facilitatore nelle procedure di appalto.

C’è un dato in particolare che ha spinto la Procura di Napoli a convocare come teste Verini e ad acquisire documenti nella sede romana del Pd: lo scorso gennaio, Oddati viene trovato in possesso di 14mila euro.

Viene fermato per un controllo dalle forze dell’ordine, spiegando sulle prime che nella borsa aveva le tessere del Pd da portare a Taranto, presentandosi per altro come commissario dei Dem in Puglia e in Calabria. Ma gli inquirenti, che indagavano su di lui da tempo (con tanto di video e intercettazioni), non gli credono e gli chiedono di aprire la borsa: spuntano 14mila euro che, per gli inquirenti, sono l’equivalente di una tangente, per altro da distribuire con altri due notabili del Pd (sempre in Puglia e in Calabria). Una volta di fronte alla scoperta dei soldi, Oddati non si sarebbe perso d’animo, sostenendo un’altra tesi: «Sono soldi del tesseramento del Pd». 

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Inchiesta condotta dai pm Stefano Capuano e Immacolata Sico, si parte dall’appalto dei rione Terra a Pozzuoli per valutare il ruolo di presunto intermediario tra pubblico e privato svolto dall’ormai ex dirigente del Pd. Ma torniamo alla storia dei 14mila euro. La versione di Oddati sembra smentita dallo stesso Verini che chiarisce alcuni punti legati ai soldi del tesseramento. Seguiamo quanto dichiarato ai pm a porte chiuse da Verini: «Non sono mai venuto a conoscenza della contribuzione di 14mila euro in contanti nelle casse del partito (anche a livello regionale e provinciale) da parte di Nicola Oddati». Ma gli inquirenti incalzano il teste, facendo riferimento alla giustificazione resa da Oddati dinanzi alla pg: ma è possibile che un dirigente nazionale del Pd giustifichi la disponibilità di 14mila euro in contanti, sostenendo che fossero tessere del partito? Verini è chiaro nella risposta: «Certamente non è usuale e le modalità in atto per il tesseramento sono altre (modalità on line o in contanti, ma rendendo tracciabili gli spostamenti di denaro da parte dei rispettivi iscritti, ndr). Prendo atto di questa risposta data da Oddati e mi auguro che possa essere confermata anche perché teoricamente può accadere che un dirigente si occupi anche di tesseramenti». Ma se Oddati avesse voluto depositare i 14mila euro nelle casse del partito nazionale, lei li avrebbe accettati? «Noi accettiamo solo i contributi tracciabili ed eventualmente corrisposti nel rispetto delle leggi».  

Video

A questo punto gli inquirenti mostrano al teste il video del controllo fatto dalla polizia giudiziaria, quanto basta a spingere Verini a firmare questo tipo di considerazione: «Dopo aver visto questo video confermo quanto detto sinora: la disponibilità di questa somma in contanti appare come non rispondente alle regole né alla prassi, tuttavia non posso escludere (siccome si è innocenti fino a prova contraria) che Oddati riesca a provare una legittima e lecita provenienza del denaro dei tesseramenti». Difeso dall’avvocato Vittorio Giaquinto, Nicola Oddati si è dimesso dagli incarichi di partito per affrontare in modo trasparente questa vicenda giudiziaria. Chi lo conosce bene, conferma la sua determinazione nel ricostruire un modo chiaro tutti gli snodi di una storia per la quale si proclama estraneo ai fatti contestati. 

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