Camorra e business delle autoscuole, patente facile per il figlio di Sandokan

Camorra e business delle autoscuole, patente facile per il figlio di Sandokan
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 18 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:43
5 Minuti di Lettura

Venne ucciso perché aveva osato ribellarsi al racket, denunciare i propri estorsori, credere in una società diversa, libera dalla camorra. Venne trucidato all’esterno della sua autoscuola, lì nel cuore di Castel Volturno, dove aveva creato un presidio in cui educare i giovani a rispettare il codice della strada, il primo passo per diventare cittadini. Ma non bastò alla camorra. No, l’omicidio di Domenico Noviello, in quella primavera di sangue del 2008, non fu l’ultimo atto di una tragedia familiare. Dopo l’omicidio, ci fu un altro colpo contro la famiglia Noviello. In modo più subdolo, più plateale, forse anche più efficace sotto il profilo del radicamento criminale: la camorra riuscì a piazzare i propri prestanome nell’acquisto della «Driver global sas», l’autoscuola di Domenico Noviello, insignito post mortem dallo Stato della medaglia d’oro al valore civile per aver denunciato il racket e per aver fatto condannare gli estorsori. 

Fu così che una famiglia onesta venne espropriata di un bene che l’imprenditore ucciso aveva provato a mettere a riparo dalle estorsioni del clan. E non finì lì. Una volta messe le mani in un’azienda formalmente pulita, i casalesi avrebbero trasformato quell’agenzia (ma anche altre agenzie del territorio) in un luogo in cui consentire ai propri figli di acquisire la patente di guida. È il caso di Emanuele Libero Schiavone, classe 1991, figlio di Francesco «Sandokan» Schiavone, che avrebbe acquisito la patente nel 2009, passando proprio nell’agenzia di Noviello. 

LEGGI ANCHE De Laurentiis jr e il trucco del corso fantasma 

Patenti facili, truccate, in alcuni casi insanguinate. Ma proviamo a seguire verbali di pentiti e riscontri degli inquirenti. Prima l’omicidio, poi l’acquisto di quella scuola guida a Castel Volturno: il 16 maggio del 2008 il delitto, due mesi dopo (il 28 luglio del 2008), la vendita dell’agenzia a soggetti indicati come «teste di ponte» dello stesso clan che aveva ammazzato Domenico Noviello. Diabolico, a leggere le carte della Motorizzazione, in un’inchiesta che chiama in causa dirigenti dell’ufficio di via Argine, pattuglie di ingegneri al soldo di corruttori senza scrupoli, commissari di esame e titolari di agenzie. Ed è a monte di questa vicenda, che si leggono i verbali del pentito Domenico Ianuario e della moglie Luana Luongo, che partono da un’accusa non da poco: Ciro Leva, il presunto dominus di un sistema in grado di assicurare patenti facili (a colpi di mazzette e imbrogli) a oltre seicento beneficiari si sarebbe mosso come prestanome di Pasquale Zagaria (pur non essendo accusato di fatti di camorra). 
 


Giuseppe La Guardia, Gaetano Uccello, Ciro Leva: sono questi i nomi dei manager che rilevano l’agenzia di Domenico Noviello. E da questo momento in poi hanno inizio investimenti in un settore che i casalesi ritengono redditizio, proprio per il fiume di denaro che centinaia di persone sono disposte a versare pur di acquisire patenti facili, pur di ottenere brevetti, attestati o semplicemente per vedersi cancellare quei fastidiosi punti di penalty che scattano quando si commette una grave infrazione al codice della strada.

E poi c’è il filone sugli investimenti della camorra nelle scuole guida. E riguarda le patenti di figli, mogli e parenti dei boss proprio grazie alla gestione delle varie agenzie. Ha spiegato il pentito Salvatore Ianuario: «Gli stessi figli di Sandokan (Francesco Schiavone) sempre a detta di Ciro Leva hanno conseguito in questo modo la patente, in modo fraudolento. Tanto che mi ha spiegato - continua il pentito - che quando si trattava di persone dirette dei clan, gli ingegneri rinunciavano anche a un compenso corruttivo. In quanto Ciro Leva li presentava come amici di Casale, come appartenenti alla stessa famiglia». E c’è un punto del verbale in cui il pentito fa anche i nomi: «Io mi sono occupato del rilascio della patente di Angelina, che era la moglie di Nicola Della Corte, anche alcuni parenti di Sandokan (Francesco Schiavone) hanno conseguito la patente in questo modo; ci sono anche i figli di Francesco Schiavone di Luigi, detto Cicciariello, che hanno conseguito la patente con le stesse modalità, grazie a Ciro Leva, per quanto proprio quest’ultimo mi ha confidato». 

LEGGI ANCHE Patente nautica e di guida, il doppio trucco di Koulibaly

Puntuali i riscontri dei carabinieri del reparto operativo di Caserta (guidati dal comandante Salvatore Sferlazza): «Angelina Cacciapuoti, moglie di Nicola Della Corte, consegue la patente di tipo b a Napoli, tramite l’autoscuola di Sant’Erasmo dello stesso Ciro Leva, superando brillantemente quiz e prova pratica; lo stesso accade per Emanuele Libero Schiavone uno dei figli del noto boss Sandokan che «consegue patente B alla Motorizzazione di Napoli, per il tramite della scuola guida Driver global di Castelvolturno rilevata al defunto Domenico Noviello, che all’epoca dei fatti era in comproprietà tra Ciro leva e Gaetano Uccello». 

Un circuito diabolico, che si chiude nel 2009, quando il figlio di Sandokan entra nell’agenzia che fu di uno dei martiri della furia casalese, iniziando pratiche e manovre sospette: le stesse che Noviello aveva provato a denunciare, rimettendoci la vita. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA