Dal gelo moscovita al sole del Golfo di Napoli per spiare il personale della base Nato di Bagnoli e i militari della Sesta Flotta statunitense di stanza nel capoluogo campano. Si faceva chiamare Maria Adela Kuhfeldt Rivera, viaggiava con passaporto diplomatico: la sua storia e i suoi presunti intrighi sono stati ricostruiti dopo dieci mesi di lavoro, di certosina raccolta delle fonti e incontri con chi l’ha conosciuta e frequentata da un gruppo di giornalisti investigativi di varie testate, tra le quali c’è anche “Repubblica”. Un’inchiesta esclusiva che promette sviluppi e nuovi colpi di scena, ma che conferma sostanzialmente come la presunta agente del “Gru” (Glavnoe razvedyvatel’noe upravlenie), il servizio segreto delle forze armate russe, avesse come missione la Campania e soprattutto Napoli, sia per la centralità delle istituzioni statunitensi e “atlantiche” ospitate, sia per l’alta presenza di aziende aerospaziali, i cui segreti sono sempre rimasti al centro degli appetiti dello spionaggio industriale e militare.
In realtà Maria Adela si chiama Olga Kolobova e, sempre stando alle informazioni raccolte dal network giornalistico, è la figlia di un ex generale dell’Armata Rossa. A questo risultato si è arrivati grazie a un software utilizzato per i riconoscimenti facciali. Giovane, avvenente, sei lingue parlate correntemente, ma soprattutto abile nell’intrecciare pubbliche relazioni di peso; passando dal salotto esclusivissimo di Marcelle D’Argy, ex direttrice di Cosmopolitan, ai palazzi dorati degli sceicchi del Bahrein, ma soprattutto ai circoli ufficali della Nato di Bagnoli e alle selezionatissime cene con uomini d’affari, generali e ammiragli della Nato.
Come copertura utilizzava la gestione di un marchio francese di gioielli: l’inaugurazione a Napoli, nella esclusiva cornice di palazzo Calabritto, quartiere Chiaia, fece notizia e raccolse un parterre che contava imprenditori, personaggi del jet set, e persino la presenza dell’ex assessore alla Legalità della giunta De Magistris, Alessandra Clemente. «Ricordo ancora quell’evento che risale al febbraio 2016 - spiega al “Mattino” Clemente - e ricordo bene anche lei. Era una giovane donna dai modi molto cortesi, affabile con tutti. Accettai quell’invito da Fabio Ummarino, che cura tanti eventi a Napoli. C’era clima molto allegro, un’atmosfera positiva. Leggendo le notizie pubblicate ieri, ritengo comunque che siamo di fronte a una vicenda estremamente grave e che sia utile fare chiarezza. Anche perché lo scenario prospettato sarebbe apparso quasi inimmaginabile, mentre adesso tutto comincia ad apparire drammaticamente reale. Questa storia ci dice quanto importante sia sviluppare gli strumenti dell’intelligence per la sicurezza di tutti». «Non ne so niente - taglia corto invece il “promoter” Fabio Ummarino - È una notizia di sei anni fa, non ho mai avuto a che fare con questa signora, né di lei ho alcuna notizia».
Oggi si scopre che Olga sarebbe arrivata a Napoli per spiare gli americani. E forse anche per arrivare a carpire brevetti e segreti industriali militari. Nel settembre 2019 a Capodichino venne bloccato e arrestato Alexander Korshunov, manager russo ricercato grazie a un ordine di cattura internazionale e accusato dall’Fbi di aver rubato informazioni su un riduttore a ingranaggi per accessori di propulsori a reazione che Avio Aero progetta e produce per conto di General Electric Aviation System.