Maggio dei Monumenti a Napoli: negate le chiese gioiello

La chiesa della Scorziata
La chiesa della Scorziata
di Marco Perillo
Giovedì 24 Maggio 2018, 08:20 - Ultimo agg. 09:50
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Sono quasi tre anni che la chiesa di San Diego all'Ospedaletto ha chiuso i battenti. Lì, alla fine di via Medina, di fronte alla Questura, assediata da un'area parcheggio stracolma di scooter, e talvolta di auto. Nell'indifferenza generale, uno dei tanti gioielli della Napoli barocca muore, l'ingresso sbarrato dal 2015 a causa di alcune infiltrazioni d'acqua nella parte destra della navata. Un problema di non gravissima entità mai risolto, una caduta d'intonaco, la chiesa dichiarata pericolante e la soluzione di negarla al pubblico. Il Touring Club campano che consentiva le visite fu costretto ad arrendersi.
 

 

Da allora, nonostante ripetuti sopralluoghi e un numero consistente di promesse, nulla si è mosso, le infiltrazioni si sono allargate, il soffitto settecentesco è andato in rovina non si muove una foglia.

Un vero peccato per un gioiello datato 1514, voluto da Giovanna Castriota, dama d'onore della regnante Giovanna III, che in origine dedicò il monumento a San Gioacchino. Alla fine di quel secolo fu realizzato un annesso ospedale per i poveri gentiluomini, dopodiché la chiesa passò ai Frati Minori Osservanti, i quali provvidero alla ricostruzione e nel 1595 dedicarono la chiesa a San Diego di Alcalá.
 
Nessuno, nonostante il boom turistico della città, può oggi ammirare gli affreschi di Battistello Caracciolo che caratterizzavano la volta. «Conosciamo i problemi di bilancio del Comune, eppure basterebbe poco - racconta padre Simone Osanna, cui è affidato questo tempio dove un certo don Bosco celebrò l'eucarestia - magari apponendo una guaina o sistemando i tubi di scarico che entrano nella muratura. Avevamo chiesto un intervento urgente, ci hanno chiuso la chiesa. Non possiamo ricorrere al cardinale perché la chiesa è del Comune».

Un discorso simile è quello di San Giacomo degli Spagnoli, altra meraviglia cinquecentesca inglobata nel palazzo del Municipio, custode del monumento sepolcrale del viceré don Pedro di Toledo. Era prevista una riapertura a Natale scorso ma al momento, a parte qualche piccolo intervento, il grosso dei lavori non è ancora partito. All'interno restano i ponteggi, all'esterno i visitatori delusi. Anche qui il Touring, che si era preso carico delle visite, è rimasto alla porta.

Quasi come una maledizione, nel giro di pochi metri quadrati, in quest'area nota un tempo come largo delle Corregge, tra il Maschio Angioino e il Rettifilo, si raggruppa un nutrito numero di chiese oggi non visitabili. Pensiamo all'Incoronata, il cui ultimo restauro esterno risale al 2014. La successiva riapertura aveva fatto ben sperare su un nuovo ciclo virtuoso ma dopo alcune sporadiche iniziative l'ingresso della chiesa risulta sbarrato. Per non parlare dell'attigua San Giorgio dei Genovesi, inaccessibile ai più da tempi immemori. Nonostante siano ancora aperte, meglio non va a San Nicola alla Carità, dove il soffitto barocco dà segni di cedimento, e a Santa Maria di Costantinopoli, dove è presente una grande infiltrazione che sta mettendo a rischio le opere artistiche.

Al di là delle competenze relative, anche per questo Maggio dei Monumenti Napoli resta priva di alcuni dei suoi tesori ecclesiastici, la cui riapertura talvolta è stata annunciata e poi disattesa: pensiamo a Santa Maria della Sapienza, a Santa Croce al Mercato, ai Santi Cosma e Damiano, a quel tempio della Scorziata ormai ridotto a un cumulo di macerie.

«Bastava impegnare una parte dei fondi Unesco per gli interventi urgenti sulle chiese - commenta Antonio Pariante del Comitato di Portosalvo - Se guardiamo il fallimento del Progetto Unesco allora possiamo dire che le chiese che mancano all'appello sono veramente troppe.
E meno male che siamo una città a vocazione turistica».

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