Napoli, le socie del Posillipo non ci stanno:
​«Pronte a lasciare subito il circolo»

Napoli, le socie del Posillipo non ci stanno: «Pronte a lasciare subito il circolo»
di Angelo Rossi
Lunedì 14 Ottobre 2019, 08:41
3 Minuti di Lettura

Alle donne rossoverdi il polverone sollevato sulla questione delle quote non è dispiaciuto. Con carineria e furbizia tipicamente femminili, ammiccano: «Sorry, però è meglio se non parliamo, il Circolo è una polveriera». Giochi di potere sorretti da equilibri sottilissimi, questa è amica di un dirigente, quest'altra è moglie del socio che non è dalla parte del presidente Semeraro e così fino a sfilare il rosario. La questione di fondo però resta: galanteria o parità?

 

LO SCONTRO
«La questione è di una semplicità disarmante. Diciamo che il tesseramento delle donne è stato una specie di premio elettorale per la rielezione del presidente: ci era stato promesso da tempo e Semeraro da gran signore quale sicuramente ha dimostrato di essere, ha mantenuto la promessa. Adesso ci viene detto che per usufruire degli stessi diritti degli uomini, ci aumentano le quote: è solo un pretesto politico, anzi un trabocchetto»: tutta d'un fiato la delusione di M.G., che frequenta il club rossoverde da oltre dieci anni, bionda, occhi scuri, e la passione per la tintarella. La sensazione è che il gentil sesso sia stato catapultato nel bel mezzo di una tormenta. Farne cioè oggetto di una battaglia ben più grande della misera differenza di 25 euro, quanti oggi separano la quota maschile da quella femminile. «Vedrete che questa storia sarà l'anticamera di una nuova diatriba, vogliono attaccare il presidente» sottolinea l'anziana socia ieri assente ma di casa nei saloni pomeridiani, dove il tempo trascorre tra caffè, chiacchiere e qualche partitina a carte. Riesce difficile, effettivamente, pensare che si possa sollevare un problema del genere soltanto tirando in ballo l'esenzione fiscale. O forse ha ragione Semeraro quando sostiene che a largo Sermoneta non abitano più gli uomini di una volta? «La mancanza di galanteria non fa più notizia. Gli uomini nei saloni del Circolo si comportano esattamente alla stessa maniera di come sono abituati a fare all'esterno nella loro vita quotidiana e non sta a me dire se sia giusto o meno semplicemente perché sono moglie di un socio. Capirete che se la penso diversamente da mio marito, allora sono contro di lui o contro quelli che ci hanno accettato come socie. È una storia talmente banale, per non dire ridicola, che trasformarlo in principio morale è solo tempo sprecato: diciamo che noi donne in questo momento stiamo involontariamente prestando il fianco a battaglie che sono più grandi di noi e che non ci appartengono». Capelli tirati all'indietro, elegante e raffinata nel modo di parlare, anche la moglie dissidente del socio sottolinea di voler restare estranea, quindi assoluto anonimato.
LE REAZIONI
Come il gruppetto di amiche-socie che si ritrovano per la passeggiata sulla scogliera all'aria aperta, ieri insieme a tavola fuori città per godersi la bella giornata. «Frequentiamo quasi tutti i giorni il Circolo, e posso garantire che il clima sta diventando insopportabile. Troppe gelosie e lotte intestine, oggi c'è la storia delle donne, domani quella dello sfratto, dopodomani ancora si parla del socio benefattore che insiste per avere indietro i suoi soldi. Il Circolo deve essere una mèta serena, un ritrovo piacevole, quasi un rifugio: ma qui ti parlano dietro anche se prendi il caffè con l'amica giusta o sbagliata. Il problema lo hanno creato gli uomini, accogliendoci. E loro devono fare adesso un passo indietro. In tante la pensano come noi, siamo pronte a cancellarci e restare semplici frequentatrici. O dobbiamo litigare con i nostri stessi mariti pure per 25 euro?».
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