Luciana Lamorgese a Napoli: «Più scuola e videocamere, ecco il patto contro i clan»

Luciana Lamorgese a Napoli: «Più scuola e videocamere, ecco il patto contro i clan»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 13:26
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Ministro Luciana Lamorgese, anche quartieri borghesi come Fuorigrotta sono al centro di una guerra di camorra, dove i killer non esitano a entrare in azione il 23 dicembre alle 11 del mattino, tra la gente. Che succede a Napoli?
«A Napoli serve un patto ancora più forte tra le Istituzioni e per testimoniare l'impegno del Ministero dell'Interno ho voluto partecipare ancora una volta al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ed essere presente alla firma dell'Accordo per la promozione e l'attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata per lo sviluppo della città. Il quadro è sempre molto complesso perché a Fuorigrotta, come in altre zone della città, è in atto una recrudescenza del conflitto tra opposte fazioni camorristiche per il controllo dei traffici illeciti, che ha fatto registrare anche due omicidi e due tentati omicidi nel 2021 ed un omicidio proprio ad inizio anno. Rispetto a tali eventi è in atto un'azione di risposta complessiva ed articolata da parte delle Istituzioni, che non si limita alle indagini coordinate della Procura distrettuale antimafia, ma opera anche sul versante della prevenzione attraverso l'immediata intensificazione dei servizi di controllo del territorio ad opera delle Forze di polizia».

Ministro, il patto per Napoli (fortemente voluto dall'arcivescovo Battaglia) è un'idea ambiziosa: superare l'indifferenza di tanti rispetto alla camorra. Per lei, da cittadina prima ancora che da ministra, è un progetto realizzabile?
«La cooperazione tra le Istituzioni e con le diverse componenti della società civile è un modello non solo possibile ma, direi, indispensabile.

In quest'ottica, molto importante è il ruolo che può assumere, attraverso il patto promosso dall'Arcivescovo Battaglia, la realizzazione di un percorso condiviso e di rete tra Istituzioni, Chiesa cattolica e mondo del Terzo settore per arginare l'esclusione sociale e culturale di cui, troppo spesso, sono vittime i giovanissimi ai quali, invece, dobbiamo saper offrire modelli e valori visibili e percepiti come vincenti. Non è un caso che l'Accordo per la sicurezza partecipata a Napoli - che verrà sottoscritto in Prefettura alla mia presenza dal Presidente della Regione, dal Sindaco e dal Prefetto - richiami, all'articolo 16, proprio il Patto educativo per la città metropolitana di Napoli tra gli strumenti previsti per contrastare l'abbandono scolastico e la devianza giovanile».

Ben due prefetti hanno notato, sulla scorta dell'analisi di informative recenti, la straordinaria circolazione a Napoli di armi. È possibile interrompere in modo drastico il traffico di armi a Napoli?
«Il frequente uso delle armi è un fenomeno che deve essere aggredito da molti fronti. A destare maggiore allarme sociale è la circolazione illegale delle armi che, oltre ad essere contrastata con specifiche operazioni di sequestro ad opera delle forze di polizia, deve essere anche oggetto di approfondimento conoscitivo per comprendere le radici del fenomeno e soppesarne l'entità. Sono inoltre convinta della necessità di intensificare l'attività di monitoraggio su tutti gli esercizi di minuta vendita di armi e materie esplodenti».

Ministro, patto per Napoli significa prevenzione prima ancora che repressione. Eppure a Napoli i dati del crimine minorile degli ultimi sei mesi fanno emergere un trend poco incoraggiante, come invertire la rotta?
«Il crimine minorile non può essere considerato un fatto esclusivamente delinquenziale ma va inquadrato nel contesto più ampio del disagio giovanile, caratterizzato, soprattutto in alcune aree, da povertà educativa, disagio sociale, dispersione scolastica, affermazione di modelli sbagliati e devianti. La risposta, quindi, deve incidere su questi stessi fattori prima ancora che consistere in aspetti di natura repressiva. In questo quadro, l'Accordo per la sicurezza urbana prevede azioni congiunte di tutti gli attori in campo: le agenzie educative, i servizi sociali del territorio, le Asl, gli organi giudiziari competenti, gli operatori economici del mondo delle discoteche e dei locali notturni».
Il Patto per Napoli fa leva sulla formazione. Eppure - alla luce di quanto emerge dall'analisi di pm e giudici minorili - le segnalazioni di evasione scolastica non sono mai tempestive. Come si fa a pretendere responsabilità da parte dei vertici delle scuole?
«Indubbiamente l'evasione scolastica a Napoli è un problema che non può e non deve essere sottovalutato, visto che nell'anno 2021 nella sola città sono oltre 2000 i casi di abbandono segnalati tra scuola primaria e scuola secondaria di primo grado. Il fenomeno è stato certamente aggravato dalle conseguenze della pandemia ma le cause sono certamente più profonde ed articolate e, in questa direzione, è necessario monitorare e sostenere gli ambienti familiari più difficili. Il Ministero dell'Interno ha finanziato con 3 milioni di euro, attraverso il Pon legalità, il Comune di Napoli per la realizzazione del progetto Piter, destinato al Rione Sanità, che sta consentendo la presa in carico di 300 minori tra i 6 ed i 18 anni a grave rischio di emarginazione sociale e criminalità».

Anno 2022, grande attenzione alla ripartenza post pandemia, c'è il rischio infiltrazioni nei progetti finanziati dal Pnrr?
«Il rischio esiste e per questo non dobbiamo mai abbassare la guardia in una città che, come l'intero il Paese, avrà tutto da guadagnare con un corretto e trasparente utilizzo dei fondi previsti dal Pnrr. L'azione di contrasto anche in questo caso deve essere articolata su più livelli: indagini della magistratura, misure di prevenzione, interdittive antimafia, accessi presso i cantieri, controllo sulle infiltrazioni negli enti locali che gestiscono gli appalti. Inoltre, l'Accordo che verrà sottoscritto in Prefettura prevede l'istituzione di una cabina di regìa per il monitoraggio dei fondi del Pnrr, formata da rappresentanti di Prefettura, Regione e Comune».

Video sorveglianza, perché, dopo anni di annunci, non abbiamo un sistema di controllo capillare nell'area metropolitana?
«Su questo fronte si può e si deve fare di più, ed infatti un apposito gruppo tecnico istituito presso la Prefettura ha già individuato diverse aree da videosorvegliare in quartieri che ne sono in tutto o in parte sprovvisti. L'obiettivo è quello di rafforzare il monitoraggio del territorio con la realizzazione di nuovi sistemi di videosorveglianza, o con il ripristino di quelli non funzionanti, nei quadranti centrali e al Vomero, a Fuorigrotta, a San Carlo Arena, a Scampia e a Ponticelli-Barra».

Come immagina Napoli tra vent'anni?
«Mi piacerebbe immaginare una città completamente restituita ai napoletani, alle famiglie, ai cittadini che lavorano, che studiano, che fanno impresa e che alimentano ogni giorno in tanti ambiti una cultura unica nel mondo». 

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