Mafia tour nei vicoli della camorra, è bufera: annuncio cancellato

Mafia tour nei vicoli della camorra, è bufera: annuncio cancellato
di Maria Pirro
Venerdì 24 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 16:09
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Dimenticate «Ammore e malavita». Il «Mafia tour» è una proposta che punta al business e niente più, non è la sceneggiata napoletana da film dei Manetti Bros. Dietro, non c'è filosofia. Lo ha ideato un ragazzo che ha girato mezzo mondo, su suggerimento di un avventore americano incontrato nella pizzeria con la porta crivellata dai proiettili dove ha lavorato, una volta rientrato. È dunque un affare, almeno tentato, per guadagnare di più. Pubblicizzato online con una formula spietata, diventata marchio all'estero, proprio per renderlo «unico». Con tappe nel centro storico, a Forcella e nei Quartieri Spagnoli. E un valore aggiunto, in questo caso millantato: la giovane guida che accompagna su richiesta i visitatori, finora sette stranieri, scrive su TripAdvisor che «è cresciuta nel sistema». Altri annunci in italiano e in inglese si trovano su Airbnb (che in serata lo rimuove) e siti specializzati: tanto basta a scatenare le polemiche e a spingere i familiari delle vittime innocenti dei clan a parlare di «sfregio». Con il sindaco Luigi De Magistris che avvisa: «Le organizzazioni criminali non possono diventare attrazioni turistiche». Ma il Cicerone-finto-gangster che, alle 16, in piazza Garibaldi è pronto a mostrare le zone un tempo pericolose, nemmeno si rende conto di aver creato un caso. Si schermisce, è pentito per quella frase: «Mica faccio parte del sistema, e non lo esalto, mostro solo come funziona, per quello che si può vedere e senza mettere a repentaglio il portafoglio di nessuno...». Così il tour prende il via alla stazione.
 


Vittorio Cuomo, la guida, indica subito un blindato dell'esercito. «Tutta la città è più sicura», dice con convinzione. Poi il 26enne chiarisce la differenza tra mafia e camorra («All'estero non fanno distinzioni, per questo l'iniziativa si chiama Mafia tour») e sostiene che «qui i clan danno fastidio a tutti, anche ai piccoli, cosa che non accade nei paesi siciliani, perché la popolazione è più numerosa». Ci sono, insomma tante, troppe bocche da sfamare. E non manca, sotto la statua di Garibaldi, qualche cenno all'unità di Italia con indicazione esatta della data. L'itinerario prosegue tra i vicoli, nell'ex mercato della Maddalena, un simbolo della centrale del falso. «Alle vendite provvedono gli immigrati, i capi locali non ci mettono la faccia», sostiene Cuomo, che in via Annunziata tira dritto tra cumuli di rifiuti ed entra a Forcella, dove è raffigurato Maradona su un muro, e il giovane ricorda i rapporti tra il calciatore con i rais degli anni Ottanta. Passa vicino a una bancarella che vende sigarette di contrabbando senza notarla, spiega che «non avvengono più tanti omicidi, ma le stese: gli avvertimenti». Supera poi la biblioteca dedicata ad Annalisa Durante, vittima innocente di uno scontro tra clan, e ammette di non sapere che quello spazio è un luogo di rinascita gestito dal papà della 14enne, una delle voci d'indignazione che si leva per l'iniziativa.

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Ad Airbnb il sindaco chiede la rimozione dell'annuncio e riporta un verso di de André per dire: «Dal letame nascono i fiori, dalla mafia nasce solo morte». All'indirizzo del portale scrive pure Flavia Sorrentino, a nome dello sportello Difendi la città: «La dignità è lesa», accusa. «Chi vuol lucrare vendendo un'immagine stereotipata di Napoli, legata alla camorra, dovrebbe vergognarsi», afferma il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Per le associazioni attive nei quartieri inseriti nell'itinerario, Forcella e le altre zone indicate «sono altro». «È fuori luogo promuovere visite turistiche per riscoprire le orme della malavita e del malaffare», interviene Antonio Lucidi, vicepresidente de L'Altra Napoli -.
Qualcosa sta cambiando, ma non tutti se ne sono accorti». «L'intento non è offensivo o forse è la cronaca che offende?», replica Cuomo che argomenta: «Come fanno al tg, racconto cosa è accaduto e cosa accade. Rispondo alle domande della gente, a quello che vuole sapere. E parlo anche del picco di denunce e di come la città è cambiata in meglio». E, se i clan finiscono pure al centro di documentari internazionali, «perché io che vivo in città non posso guadagnare 25 euro?» Il giovane decide comunque di modificare l'annuncio sul web, che è solo l'ultima sua trovata per sbarcare il lunario. «Dopo il Boat tour e il Vespa tour», spiega. Vittorio, in realtà, è un pizzaiolo, un emigrante di ritorno. «Ho vissuto in Australia, negli Stati Uniti, e in tanti altri posti», riferisce, mostrando lo smartphone come prova, e un'email che dimostra che è in procinto di ripartire per lavorare in una compagnia aerea. «Sono incensurato, altrimenti non mi avrebbero preso», precisa il ragazzo di San Giovanni a Teduccio che proviene da una famiglia di infermieri. Ma papà, il boss, «non sa nulla dell'iniziativa». 

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