Maria Licciardi torna in libertà: ecco
​il capo clan dalle mille protezioni

Maria Licciardi torna in libertà: ecco il capo clan dalle mille protezioni
di Viviana Lanza
Sabato 13 Luglio 2019, 07:46 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 21:22
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Chi ha a lungo indagato su di lei, imparando a conoscere la logica delle sue scelte e dei suoi comportamenti, scommette che d'ora in poi sarà più scaltra e attenta, più silenziosa e nell'ombra. Perché Maria Licciardi, 68 anni, la madrina di camorra che ha ispirato il personaggio di Scianel nella fiction tv Gomorra, conosce i tempi, sa quando calarsi nell'oblio e quando riemergere con le sue regole e i suoi diktat. Capelli corti, sguardo deciso, è stata la prima donna a finire in una lista di superlatitanti. Diciannove anni fa la prima latitanza e nelle scorse due settimane la seconda. La prima volta fu arrestata, ieri ha ottenuto l'annullamento dell'ordine di cattura dal Riesame e alla Masseria Cardone sono stati esplosi fuochi d'artificio e si è brindato con lo champagne.

 

IL RITRATTO
Le soffiate, le talpe, i complici. La latitanza e una fitta rete di protezioni costruita a suon di soldi, prima le lire e dopo gli euro. E poi i bunker, i traffici illeciti, gli investimenti, i milioni da incassare e quelli da reinvestire, il business dei magliari (che si dice sia partito proprio da lei) e un intero rione da gestire. Perché lei, Maria Licciardi, 'a zia, 'a piccerella, la Bloody Mary per la sua spietatezza anche se non è stata mai indagata per omicidio, ha l'ultima parola su tutto. Che si tratti di affari di camorra, pax mafiose, droga o tangenti, o che si tratti di beghe personali, persino questioni passionali, litigi o scazzottate tra le strade del quartiere. Lei. In alcune intercettazioni basta un pronome a definire il suo potere, tutta la riverenza di chi orbita attorno alla Masseria Cardone. «Tutti quanti appartengono a lei» dice Ettore Bosti intercettato in una conversazione con il boss Francesco Mallardo lamentando la difficoltà di imporre il pizzo anche al Vasto, praticamente la sua zona. «Ogni volta che andiamo da uno scopriamo che appartiene a lei» per dire che su ogni possibile guadagno illecito sapeva arrivare per prima.
GLI AFFARI
Appalti, e non solo. Per gli inquirenti l'Alleanza di Secondigliano, e quindi il clan Licciardi, ha costruito un impero sul pizzo imposto a grandi e piccoli imprenditori ma anche sulla droga. Lei, Licciardi, quando quindici anni fa era alla sbarra in un processo per camorra respinse con forza ogni accusa, soprattutto quella di droga: «Odio la droga e se vedo giovani che si drogano mi dispero». Alle spalle ha condanne, due volte per reati di camorra, nel 2003 e nel 2007. Ha fatto anni di galera, il carcere duro. Ha condiviso per alcuni mesi l'ora di socialità con Nadia Desdemona Lioce, l'irriducibile delle brigate rosse condannata per gli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi. Scontata la pena è uscita, ed è tornata a Secondigliano, alla Masseria Cardone, nella sua casa, il palazzotto di famiglia. Per chi non è della zona un posto inaccessibile. Lì, almeno fino al 2016 come ricostruito nell'ultima inchiesta da oltre cento arresti, ha ripreso il suo ruolo di capo, degna erede del fratello Gennaro detto 'a scigna, morto nel 1994 in carcere per cause naturali, e di Pietro e Vincenzo, gli altri fratelli passati per i vertici del clan e poi in carcere con severe condanne. Si dice che avrebbe voluto vedere gli affari nelle mani del nipote Vincenzo Esposito, il giovane che tutti chiamavano il principino e che fu ucciso dopo una lite in discoteca finita nel sangue. Le conseguenze furono tremende. Si scatenò una guerra, omicidi e vendette. Erano gli anni Novanta. Silenziosa tessitrice di trame, si parla di Maria Licciardi come di una donna spietata, sempre con la soluzione a portata di mano. Quando furono scoperti, agli inizi degli anni Novanta, 300 milioni di lire in contanti si disse che erano pronti per far ritrattare il pentito Costantino Sarno. E poi la politica, nei discorsi captati anni fa tra lady Licciardi e il marito Antonio Techemie c'è stato anche spazio per commenti sulle elezioni, sul sostegno a candidati di centrodestra. Nessuna accusa sul punto, ma dettagli di un personaggio sempre alla ribalta. A differenza delle altre donne della camorra eccentriche e ostentatrici, di Maria Licciardi si racconta la riservatezza. Una discrezione che deve aver imparato dal fratello Gennaro di cui si racconta che avesse imposto ai suoi affiliati di non ostentare ricchezze, nemmeno la fede al dito.
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