Federico II, Lorito: «Sì all'aumento dei posti a Medicina, al Paese servono dottori»

Federico II, Lorito: «Sì all'aumento dei posti a Medicina, al Paese servono dottori»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 19 Agosto 2022, 08:49 - Ultimo agg. 16:14
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Rettore Lorito, i candidati di quest'anno ai test d'ingresso per Medicina e Chirurgia e Odontoiatria all'Università Federico II sono 4.852, oltre 500 in più rispetto allo scorso anno.
«È un segnale che ritengo molto positivo, è il segnale che i ragazzi hanno più fiducia per questo corso di studi così difficile e impegnativo che troppo spesso è riuscito a scoraggiarli. Hanno capito che è una grande opportunità per loro e l'hanno colta senza esitazione, soprattutto perché c'è stata la volontà da parte del ministero di aumentare i posti a disposizioni nelle Università: 14.740 contro i 14.020 dello scorso anno».

Numeri significativi.
«Non solo. Si tratta di un trend in aumento che mi auguro ci sia anche l'anno prossimo perché è chiaro a tutti che occorrono più medici».

Secondo lei questo aumento di candidati è dovuto alla scarsa reperibilità di medici, al punto da spingere il presidente della Regione Calabria a siglare un accordo con il governo di Cuba per avere 500 medici gli ospedali calabresi?
«Tanti medici si sono dimessi, la pandemia ha accresciuto le difficoltà collegate a questa professione, pensiamo anche alla questione dei Pronto soccorso dove molti medici subiscono uno stress davvero pesante, è chiaro che i problemi ci sono e restano insoluti.

Credo invece che i giovani vogliano mettersi in gioco, perché non è che i posti in più nel bando nazionale eliminino queste difficoltà, ci sono e loro lo sanno. I numeri su cui lavoravamo riguardo gli studenti di Medicina erano fuori scala, troppo bassi. I ragazzi hanno capito che hanno un'opportunità e si sono iscritti con consapevolezza. Sono contento di questo comportamento, hanno cambiano atteggiamento nonostante i test non siano amati, perché basati molto sulla fortuna di trovare un argomento su cui si è ferrati o anche di non farsi prendere dall'ansia e non dalla bravura effettiva. La risposta è stata immediata, hanno acquistato fiducia con questi posti in più: 660, numeri di tutto rispetto».

Lei è tra i favorevoli all'aumento del numero degli iscritti a Medicina, dunque.
«Eccome se lo sono, da sempre spingo per numeri maggiori. È il Paese che lo chiede, le strutture sanitarie ce lo chiedono e dobbiamo fare tutti di più. Dobbiamo formare più medici di primo soccorso, investire su più percorsi di medicina. Non creda che per le Università sia semplice dal punto di vista organizzativo aumentare di botto con più iscritti, per noi si tratta di 110 iscritti in più. Più utenti significa che vanno offerti più servizi, più aule, più laboratori e docenti da organizzare. Non è questione da poco, la nostra offerta formativa è tarata su un certo numero di studenti, ma a mio avviso questo numero dovrebbe aumentare ancora, spetta a noi rettori organizzarci al meglio per accoglierli. Certo la Federico II è avvantaggiate poiché con lo spostamento da ottobre di alcuni corsi sanitari nella nuova sede di Scampia, alleggeriamo il Policlinico e quindi ci sarà più spazio per le matricole. Mi sento che potremo affrontare anche numeri maggiori con tranquillità».

Questo è anche l'ultimo anno con i test d'ingresso con le 60 domande in 100 minuti identici per i candidati di tutta Italia.
«Un cambiamento deciso giustamente dal ministro Messa. I test d'ingresso come sono stati fino a oggi, non solo per Medicina ma per tutti gli altri corsi di studio, danno più un taglio orizzontale che verticale».

Che cosa vuol dire?
«Significa che non prenderemo tutti migliori studenti, lo sappiamo per esperienza acquisita. In realtà i test sostanzialmente fanno ottenere un numero di studenti dalla preparazione mista gestibile dalla struttura formativa, per un percorso come quello medico che è molto complesso. Questo è il senso del numero chiuso. Non è certo l'aumento dei posti la soluzione alla carenza di medici, come ho detto, ma anche essere capaci di formarli».

Che fare, quindi?
«Su questo il segnale dato dal ministro Messa è stato molto chiaro, ha voluto affrontare la questione principale su due solchi».

In che modo?
«Aumentando il numero, sia come medici che come ingresso e specializzazione, ma anche affrontando il problema del test. Era atavico, si è cercato quindi di superare il principio di chi in quella mattina delle prove ha avuto una performance migliore. Giocarsi tutto in una volta l'opportunità di diventare medico non era giusto, la tensione spesso con studenti bravissimi ha giocato brutti scherzi».

Pronti a cambiare?
«Quest'anno ci sarà ancora il test unico, ma dall'anno prossimo si potranno tenere più test durante l'anno, tutti differenziati, e presentarsi alla selezione con il risultato migliore. Certo è un metodo da rodare e va verificato, però il segnale di cambiamento è forte. Dobbiamo provare altrimenti non potremo mai sperare di cambiare in meglio le cose».

Prima ha citato Scampia: a fine luglio finalmente è stato affidato alla Federico II il complesso di edifici, sarete pronti per l'apertura dell'anno accademico?
«Certo. Anche in questi giorni si lavora alacremente. Si sta scavando per creare le canaline dei cavi per le connessioni, abbiamo già implementato i servizi di pulizia e guardiania. A ottobre avremo i primi studenti in aula. Non è obiettivo banale, stiamo recuperando anche gli arredi, il presidio tecnico e didattico e una volta dentro inizieremo i percorsi per gli ambulatori e le collaborazioni con le associazioni del territorio. È una lotta contro il tempo, ma la sfida è enorme, si apre un nuovo corso per l'intera città che aspettavano tutti da 15 anni e che ora è realtà».

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