Traffico di esseri umani, presi due scafisti a Napoli: cercavano documenti falsi

Traffico di esseri umani, presi due scafisti a Napoli: cercavano documenti falsi
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 28 Ottobre 2022, 23:57 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 17:49
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Bloccati sulle coste siciliane dopo aver traghettato 73 profughi dalle coste libiche in Italia. Scacco a due scafisti: erano riusciti a fuggire dalla Sicilia cercando rifugio a Napoli, dove sono stati catturati. Si nascondevano all’ombra del Vesuvio due degli otto aguzzini che fanno del traffico di esseri umani un lucrosissimo business. Grazie alle indagini della Squadra Mobile del capoluogo campano, la coppia di criminali africani è stata intercettata al termine di una complessa indagine coordinata dalla Procura di Agrigento ed ora è in carcere.

I fermi dei due stranieri (entrambi nordafricani) sono stati convalidati in arresto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli. Gli agenti coordinati dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini in queste ultime settimane sono riusciti anche a ricostruire mansioni e competenze assunte a bordo di un barcone salpato dalle coste libiche dopo Ferragosto con a bordo 73 disperati in cerca del “sogno europeo” e approdati a Lampedusa dopo un giorno e mezzo di navigazione, in condizioni di totale soggezione e precarietà.
Pur essendo stati identificati, gli otto aguzzini sospettati di aver traghettato in Italia gli asiatici (in prevalenza bengalesi) erano però riusciti a tagliare la corda, dileguandosi sal centro in cui erano ospitati. Su di loro gravano pesantissimi sospetti di colpevolezza, e per questo la Procura di Agrigento guidata da Salvatore Vella li ha iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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Le indagini della Mobile di Napoli proseguono: perché resta forte il sospetto che anche gli altri sei complici (o parte di essi) possa essersi spostata nel capoluogo campano, magari a caccia di documenti falsi che possano garantire loro una fuga anche all’estero.
In particolare, dalle investigazioni è emerso che gli otto indagati, tre dei quali egiziani e cinque sudanesi, avrebbero avuto delle responsabilità tali da determinare gli inquirenti agrigentini a emettere nei loro confronti altrettanti decreti di fermo di indiziato di delitto.
L’attività investigativa è stata avviata dalla Squadra Mobile di Agrigento il 17 agosto proseguendo, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo, in altre sedi, nel momento in cui i migranti dello sbarco erano stati distribuiti in varie parti d’Italia.

Poi è entrata in gioco la Mobile di Napoli: gli agenti, dopo aver ascoltato numerosi testimoni di migranti presenti all’interno del territorio di propria competenza, sono riusciti a ricostruire il viaggio in mare degli stessi stringendo il cerchio intorno ai presunti membri dell’equipaggio incriminato, attribuendo agli stessi il ruolo svolto da ciascuno.

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Sono così emersi precisi e gravi elementi di colpevolezza a carico di otto stranieri, tutti di età compresa tra i 20 ed i 37 anni, i quali in concorso morale e materiale tra loro, e violando le norme previste dal Testo Unico dell’Immigrazione clandestina, sono adesso accusati di aver trasportato nel territorio italiano 73 cittadini extracomunitari, per lo più originari del Bangladesh, conducendoli dalle coste libiche verso le acque territoriali italiane, a bordo di un sovraffollato barcone di circa 12 metri, esponendoli - inutile dire - a grave pericolo di vita. I migranti erano stati costretti a navigare in precarie condizioni di sicurezza, in quanto la traversata era avvenuta in assenza di dispositivi di salvataggio non forniti ai trasportati. È stato accertato pure che gli scafisti avevano posto in essere tali condotte al fine di trarre un profitto anche indiretto. Attualmente altri soggetti sono attivamente ricercati.
 

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