Molestie all'Università Federico II di Napoli, sospeso un tecnico di laboratorio: «Mi ha palpeggiato»

Molestie all'Università Federico II di Napoli, sospeso un tecnico di laboratorio: «Mi ha palpeggiato»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 3 Dicembre 2021, 23:31 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 15:02
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Un tecnico di laboratorio dell’Università Federico II è stato sospeso. Su di lui pendono gravissime accuse di molestie mosse da una studentessa: le avrebbe accarezzato la schiena e palpeggiato i glutei mentre era impegnata al microscopio, finora questo è quanto trapela e non è escluso che ci sia stato anche altro. Appena in facoltà si è sparsa la voce della denuncia, tante altre ragazze si sono fatte coraggio e hanno aggiunto anche le loro dichiarazioni: almeno altre quindici, in gran parte matricole, avrebbero confessato palpeggiamenti. Il bubbone è esploso sui social e all’invio di alcuni screenshot al consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che ha subito sollecitato il rettore Matteo Lorito «a intervenire e a far luce sull’inquietante vicenda», che nello stesso momento riceveva la comunicazione dal Comitato Unico di Garanzia che aveva raccolto la testimonianza della giovane.

Immediata la reazione: sospensione per 30 giorni e provvedimento disciplinare attivato. Intanto, la Procura di Napoli ha aperto un fascicolo a carico dell’uomo per il reato ipotizzato di violenza sessuale. La studentessa che si è fatta coraggio andando prima dai carabinieri e subito dopo al Cug, è ora sostenuta dai rappresentanti degli studenti che stanno raccogliendo altre testimonianze grazie all’appello messo sui social. «Non appena il Cug ha ricevuto la prima denuncia, abbiamo immediatamente sospeso il dipendente della Federico II. Contestualmente è stato aperto un provvedimento disciplinare nei suoi confronti e sono iniziate le indagini interne. In parallelo, c’è l’indagine penale della Procura, cui inoltriamo le denunce non appena riceviamo altre testimonianze».

Il rettore Matteo Lorito parla con grande cautela, consapevole che quanto accaduto nel laboratorio «è una macchia terribile» ma è altrettanto conscio che «gli strumenti per tutelare gli studenti li abbiamo da oltre dieci anni e non devono mai aver paura di farsi avanti».

Al Cug si può infatti denunciare qualsiasi forma di violenza fisica e psicologica e la tutela della privacy è garantita: il nome del denunciante non verrà mai dichiarato. «Abbiamo anche un Centro di ascolto psicologico dove tutti si possono rivolgere senza indugio, così come alla psicologa Caterina Arcidiacono, consigliera speciale del rettore. I nostri studenti non devono sentirsi mai soli, possono parlare senza timori, saremo al loro fianco».

Il rettore insiste non a caso sulla repentina reazione affinché agli studenti arrivi il messaggio: «Alla Federico II non ci sarà mai nessun tentativo di insabbiamento. Andremo sempre fino in fondo». «Questa vicenda, se confermata, sarebbe davvero orribile e inaccettabile. Appena mi sono arrivate le segnalazioni, ho contattato il rettore: dopo poco mi informava della sospensione dell’uomo» racconta Borrelli che ha ricevuto le segnalazioni pubblicate sui social e invita «tutte le studentesse vittime di molestie a denunciare, non devono avere paura, non saranno lasciate sole». 

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La sezione IV della Procura di Napoli ha aperto un fascicolo a carico dell’uomo dopo le numerose testimonianze. Il reato ipotizzato è quello di violenza sessuale e non molestia poiché la Corte di Cassazione Penale ha stabilito con la sentenza 27042/2010 che si ha violenza sessuale ogni volta che viene compiuto «un qualsiasi atto che consiste in un contatto corporeo - anche se fugace ed estemporaneo - tra soggetto attivo e soggetto passivo del reato».

Aver toccato schiena e glutei della ragazza, quindi, configura violenza sessuale. Finora sono arrivate al Cug circa 15 testimonianze, ma il numero è destinato a crescere poiché tante ragazze, proprio per il polverone sollevato sui social, si stanno facendo coraggio denunciando i fatti anche ai rappresentanti degli studenti di Biologia. «Ne abbiamo ricevute quasi 40, alcune risalgono al 2013 e a blocchi consegniamo tutto al Cug che verificherà quanto segnalato, mantenendo l’anonimato» spiegano.

«Per molte ragazze è più facile confidarsi con noi, siamo coetanee, c’è maggiore empatia, ma in tante dopo averci testimoniato le attenzione di quell’uomo, hanno ancora molti timori. Proviamo a spiegare che la tutela è massima, che i loro nomi non saranno mai pronunciati e l’Ateneo ha agito subito: spesso le ragazze hanno paura di esporsi, non è questo il caso» continuano, invitando «a denunciare perché è l’unico modo per fermare la violenza». 

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