«I giovani di Napoli tra alcol, droghe e sesso estremo: è tutta colpa dei genitori»

«I giovani di Napoli tra alcol, droghe e sesso estremo: è tutta colpa dei genitori»
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 8 Aprile 2018, 09:00
3 Minuti di Lettura
Michele Rossena, psicologo e psicoterapeuta napoletano, presidente dell'Istituto italiano per le Scienze umane, al mestiere di genitori ha dedicato più di un seminario. L'obiettivo non è mai stato insegnare alle coppie a fare il padre e la madre nel modo giusto, ma quello di «metterli faccia a faccia con le loro responsabilità» dalle quali, sempre più spesso, si prendono le distanze. Rossena non ha dubbi: se è pur vero che è giusto prendersela con chi gestisce bar e locali notturni, e se ne frega di vendere alcol ai minori; con la scuola che non si occupa come dovrebbe di fare prevenzione spiegando ai ragazzi che le dipendenze ti rovinano la vita - e che le forze dell'ordine dovrebbero mettere in atto maggiori controlli - è anche vero che i genitori sono quelli che hanno più colpe di tutti quando i figli prendono la strada della devianza.

Famiglie nel mirino, insomma.
«Se pensate che la dipendenza ormai domina la nostra esistenza, sia adolescenziale che adulta - dall'alcol, alle droghe, alla tecnologia - immaginate che cosa può accadere in un contesto familiare dove i genitori non fanno quello che devono. Troppo facile scaricare tutto sui proprietari dei locali notturni e su chi lucra sulla pelle dei ragazzini».

Quali sono le responsabilità dei genitori?
«Quelle di non essere in grado di far rispettare le regole. La famiglia è sempre più basata sull'individualismo: ognuno prende quello che gli serve senza comunicare con gli altri. È più facile dire sempre di si ma sono i no quelli che, fin dai primi anni di vita, consentono di crescere in sintonia con quelle manifestazioni fisiologiche che - già di natura - portano un ragazzo a deviare. Figurati se non dai regole certe e limiti precisi».

Quali regole e quali limiti?
«Tre innanzitutto: orari da rispettare, gestione dello studio e sana convivenza che in famiglia non esiste quasi più. Ecco, se non si ripristinano questi tre punti, inutile sorprendersi quando i ragazzi bevono e si drogano fino a distruggersi: è tutto annunciato».
 
Fa riferimento anche a quanto è accaduto al giovane Nicola Marra?
«Non voglio entrare nel merito di questa vicenda ma posso dirvi che il racconto di quella notte in discoteca a Positano è ancora poco rispetto a ciò che i giovani sono capaci di fare».

Che altro c'è di più?
«Rispondo con un esempio. Esiste in città un gruppo che si definisce techno: fanno cose incredibili, nella mia vita ho visto di tutto ma a questo livello non pensavo si potesse arrivare. Alcol, droga, sesso estremo, violenza solo per il gusto di provare emozioni forti. È chiaro che quando ci si diverte così prima o poi si può pure morire».

E i genitori non si accorgono di niente?
«Questo è il punto. Come è possibile? Devono scendere in campo i padri, figura assente rispetto a quel riferimento che i ragazzi dovrebbero avere come modello etico. Purtroppo la cultura maschile non ha mantenuto il ritmo di crescita della donna, anzi è addirittura regredita. Anche da qui nasce il disinteresse: si delega, in maniera maschilista, tutto alla madre con la scusa del lavoro che diventa un alibi per mollare i figli e fare il proprio comodo».

Le mamme, insomma, non possono bastare.
«Una figura paterna autorevole è indispensabile. Con quella materna talvolta si arriva a forme di opposizione che le coinvolge anche fisicamente e lì ti accorgi della completa assenza del riferimento maschile. E poi questi ragazzi hanno tutto e troppo».

Vuole dire che i giovani andrebbero accontentati meno?
«Troppi soldi producono danni. Penso ai ragazzi del quartiere Chiaia ma è solo un esempio, generalizzare non è mai opportuno: a tanti non manca niente, soffrono del mal di esistere perché non sanno più con che cosa riempire i loro vuoti, niente è più desiderabile. E se c'è qualcosa che non possono avere con il denaro se la procurano con la violenza».

Quale consiglio darebbe a tutti quei genitori in difficoltà?
«Riprendere le situazioni in mano si può: se vogliono è possibile. Basta cominciare a fissare le regole e a pretenderne il rispetto per ripristinare nei ragazzi quella bussola interiore che hanno smarrito».
© RIPRODUZIONE RISERVATA