Muto accusato, il primario: «Sono sereno, lavoro solo per il Pascale»

Muto accusato, il primario: «Sono sereno, lavoro solo per il Pascale»
di Ettore Mautone
Sabato 4 Agosto 2018, 09:45
4 Minuti di Lettura
Paolo Muto - dal 2010 primario di Radioterapia all'Istituto Pascale di Napoli - si difende con molta determinazione dall'ipotesi di conflitto di interessi formulata dall'Anac. E insiste sul tasto che tale ipotesi - che lo vede all'indice della delibera del 31 luglio scorso firmata da Raffaele Cantone - è solo «potenziale». «Sono molto sereno - spiega Muto a Il Mattino - e lo sono soprattutto nei confronti dei miei pazienti. Nel 2018 sono stati 1.174 quelli trattati dal Pascale. Lo scorso anno in totale sono stati 1.646. Sfido chiunque a trovare chi fa di più. Un trend, tra l'altro, in continua crescita grazie al lavoro che si prolunga nel pomeriggio e anche al sabato. Dai 344 cicli di radioterapia somministrati nel 2009, anno precedente al mio ingresso al Pascale - aggiunge Muto - il trend è cresciuto del 478%. Il mio lavoro e il mio impegno costante per i pazienti del Pascale e il fatto che non abbia da anni alcun rapporto societario o partecipazione in strutture accreditate sono il metro del mio interesse rivolto solo ai pazienti del Pascale».

Professor Muto, quando le è stata notificata la delibera dell'Anac?
«Stamattina (ieri ndr) in Istituto, da un commesso».

Cosa ha pensato?
«Al lavoro che svolgo qui dalla mattina alla sera, circa 12 ore al giorno e anche il sabato. Se viene qui oggi o il 14 di agosto, vedrà il reparto pieno».

E poi cosa ha fatto?
«Ho avvertito il direttore generale, ribadito la mia estraneità a quote societarie in qualunque struttura privata o accreditata. Ho fornito loro le documentazioni. Ma già avevo dichiarato tutto».

Come si regolerà rispetto alle considerazioni dell'Anac?
«Mi atterrò a quello che la commissione disciplinare del Pascale (avviata dalla dirigenza dell'Istituto ieri mattina, dopo che a Muto e ai vertici dell'Istituto è stato notificata l'istruttoria dell'Anac, ndr) riterrà opportuno fare. Analizzeranno la documentazione. Resto in attesa di una convocazione».

 

Quali sono i suoi rapporti con le aziende di famiglia?
«Ci ho lavorato a tempo pieno fino al 2003».

E poi?
«Poi ho vinto un concorso per l'Ascalesi nel 2004 e dal 2010 sono passato al Pascale. Mai mi ha solo sfiorato l'idea di dirottarne uno in un'altra struttura, pubblica o privata che sia».

L'Anac scava nella sua famiglia, figli, nipoti.
«Non mi si può certo fare una colpa di avere una famiglia numerosa».

L'istruttoria dell'Anac parte da una denuncia
«Sì, era il 2013. In quell'anno il Pascale decise di cambiare le apparecchiature di cui era dotato e di adeguare alle norme gli ambienti della radioterapia. Restò in funzione un unico acceleratore lineare. D'accordo con il direttore generale dell'epoca, per garantire tempi celeri di cura, fornivamo un foglietto indicando tutte le radioterapie, pubbliche e accreditate con il Servizio sanitario».

E con le nuove apparecchiature?
«Sono stato per anni in prima linea a reclamare a gran voce un maggior numero di ore di attività e il reclutamento di tecnici per eseguire più cicli di terapie per i pazienti. Cosa realizzata da due anni con l'attuale direttore generale. I numeri parlano per me».

Per questo è sereno?
«Molto sereno, ma amareggiato. Chi lavora dà fastidio».

In che senso?
«Sono trasparente: lavoro 12 ore al giorno al Pascale e anche di sabato e alla vigila di ferragosto, mi venga a trovare. Trattiamo tutti rapidamente. In media circa 150 pazienti al giorno. Nel 2018 al 31 luglio 1.174 pazienti. Lo scorso anno 1.700. Nel 2009 erano 350. Non so cosa dovrei fare di più. Il reparto del Pascale che dirigo si chiama Vincenzo Muto. Era mio padre, che è morto in quell'ospedale».

Che liste di attesa ha oggi il Pascale?
«Per la prima visita pochi giorni. Poi tra Tac di preparazione e avvio della terapia massimo due settimane».

Cosa pensa di quello che scrive l'Anac?
«Non ho quote societarie di nessun tipo né commistioni con altre strutture in concorrenza. Se mio figlio fosse farmacista sarei in potenziale conflitto di interessi perché l'ospedale può fornire farmaci da lui? Il potenziale è altro dall'avere effettivamente conflitti di interessi. Io non ne ho. Non mi si può impedire di lavorare perché ho una famiglia. Con le aziende di famiglia non ho nulla a che fare dal 2004».

Oggi ci sono molte più strutture in Campania che fanno radioterapia.
«Ci sono l'Ascalesi, l'Ospedale del Mare, i presìdi di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Ma nessuno lavora più del Pascale. E per anni mi sono battuto perché tutte le province si dotassero di più strutture di radioterapia per garantire ai pazienti campani le stesse opportunità di cura che hanno al Nord».
 
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