Napoli: arco di Port'Alba a rischio crollo, scontro Comune-privati in tribunale sui lavori di messa in sicurezza

Attesa una maxiperizia per stabilire di chi sia la proprietà del monumento

L'arco di Port'Alba
L'arco di Port'Alba
di Gennaro Di Biase
Lunedì 6 Novembre 2023, 23:30 - Ultimo agg. 8 Novembre, 07:31
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Arco di Port’Alba: parola ai privati. Continua la campagna di stampa de Il Mattino per il ripristino di uno dei monumenti più vissuti della città, da cui piovono continuamente calcinacci e che è imbrigliato da anni da reti di contenimento sempre più devastate. Dopo la mobilitazione di librai, intellettuali, artisti e urbanisti (Maurizio De Giovanni, Marta Herling, Marco Zurzolo e Cesare De Seta, per citarne alcuni), che chiedono di eliminare il dissesto e invocano quasi in coro un «intervento del Ministero della Cultura» e «una cabina di regia che possa coordinare le operazioni», interviene oggi Ernesto Sparano, avvocato del condominio di Port’Alba 30, da anni impegnato in un contenzioso con il Comune volto a stabilire di chi sia la responsabilità di incaricarsi dei lavori di restauro della storica volta, fatta costruire dal viceré Antonio de Toledo nel 1625. 

Spetta ai giudici a stabilire torti e ragioni, naturalmente. Fatto sta che oggi, sotto gli occhi di migliaia di turisti e napoletani all’ora, l’arco d’accesso alla via dei libri, dal lato di piazza Dante, continua da oltre 10 anni a essere “imbracato” da reti che, come braghe malmesse dei pantaloni, diventano simbolo dell’incuria che assilla un’intera città. Un’incuria di sé che colpisce Napoli, la sua storia e il suo presente fatto di visitatori da ogni angolo di mondo. La causa, in ogni caso, è ancora in corso: «La mia azione per il condominio di Port’Alba 30 è limitata al sostenere che la porta non sia del condominio – spiega l’avvocato Sparano a Il Mattino – A riguardo, è stato nominato dal tribunale un consulente tecnico di ufficio, che deve accertare se il complesso monumentale di Port’Alba faccia o meno parte del condominio numero 30. Ci vorrà tempo: il perito, nominato dal tribunale, ha chiesto una proroga di 60 giorni, concessa dal tribunale stesso pochi giorni fa. Allo stato attuale delle cose, non emerge un soggetto che si dichiari proprietario del complesso monumentale di Port’Alba». Per gennaio, stando alle tempistiche fornite dal legale del condominio, dovrebbe dunque essere pronta la nuova perizia. A parte la richiesta di una proroga, salta agli occhi, dalle parole di Sparano, che la proprietà della preziosa porta d’accesso alla via dei libri non sia rivendicata da nessuno – né privati né pubblico. 
 

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La questione delle competenze sull’arco è articolata. Questa complessità, di sicuro, ha rallentato il restauro. La responsabilità è dei privati o del pubblico? La situazione, come rilevato anche dallo Storico dell’Architettura Cesare De Seta nei giorni scorsi, si profila non troppo dissimile da quella della Galleria Umberto. La tragica morte di Salvatore Giordano nel 2014 fu seguita da anni di cause legali tra Palazzo San Giacomo e privati, volte a stabilire a chi spettasse la manutenzione del monumento. La Galleria, da quel lato, è stata liberata dalle impalcature solo nel ‘23, a quasi 10 anni dalla tragedia. Tornando all’arco di Port’Alba, la posizione del Comune resta molto diversa da quella dei privati. A esprimerla è stato pochi giorni fa Sergio Locoratolo, coordinatore delle Politiche Culturali di Palazzo San Giacomo: «In passato, sul presupposto che il bene fosse di proprietà del condominio, come il Comune ancora ritiene, nei casi di sopravvenuti eventi atti a mettere a repentaglio la pubblica incolumità, il Comune ha diffidato il condominio a eseguire la messa in sicurezza del sito.

Cosa che si è puntualmente verificata, a spese del condominio stesso. Tuttavia, attualmente, è in essere un contenzioso con il quale il condominio ha richiesto l’accertamento della proprietà dell’arco, che sostiene essere del Comune. Circostanza che il Comune nega e che, allo stato, ha impedito interventi di tipo strutturale. In ogni caso anche nell’attuale situazione, accertato il pericolo per la pubblica incolumità, il Comune, in mancanza di autonoma e tempestiva iniziativa da parte del condominio, diffiderà lo stesso ad eseguire la messa in sicurezza e, in ipotesi di mancato riscontro alla propria sollecitazione, provvederà direttamente».

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