Arturo, svolta con le telecamere: ore contate per gli aggressori

Arturo, svolta con le telecamere: ore contate per gli aggressori
di Leandro Del Gaudio
Sabato 23 Dicembre 2017, 22:46 - Ultimo agg. 24 Dicembre, 10:04
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Hanno i minuti contati: il cerchio si è chiuso attorno alle loro vite. Nelle ultime ore, il branco si è scompaginato, è risultato meno compatto, più vulnerabile. Fatto sta che la svolta investigativa è arrivata nella tarda serata di ieri. Ora i nomi e il ruolo degli aggressori di Arturo non sono più un mistero, in un’inchiesta che ha fatto registrare una svolta inattesa grazie ad un paio di tasselli: alcuni frame ricavati da telecamere che coprono la zona di via Foria dove il 17enne è stato aggredito e ferito; e una nuova audizione resa due giorni fa, per la seconda volta in poche ore, dallo stesso ragazzino ricoverato al San Giovanni Bosco. 

E non è finita. C’è anche qualcuno che ha risposto all’appello del questore Antonio De Iesu, offrendo agli inquirenti elementi utili a rafforzare le indagini.
Fatto sta che alla fine, la svolta è arrivata: hanno rintracciato alcuni stralci di immagini ricavate dalle telecamere che proteggono il percorso del «branco», hanno identificato alcuni particolari dell’abbigliamento usato lunedì scorso dagli aggressori di Arturo. Poi, è arrivata una seconda deposizione della parte offesa, il nuovo racconto reso dal 17enne, che ha fatto il resto. Dopo giorni febbrili, la svolta sembra essere cosa fatta. 
Ora gli investigatori sono a conoscenza di molti particolari legati alla vita e al ruolo delle «bestie» (espressione usata dalla mamma del ragazzino ferito), vale a dire dei minori che hanno circondato e ferito a sangue lo studente del liceo Cuoco. Lunedì scorso, intorno alle cinque del pomeriggio, ennesima cartolina dalla mala Napoli. 
Scene da arancia meccanica, con un gruppetto di quattro malviventi che entra in azione. Sono tutti giovanissimi, tutti armati di coltelli. Appartengono ad un branco più ampio, sono desiderosi di mettersi in mostra, per affermare la propria identità di leader. Un carisma da costruire sulla sofferenza altrui, sul dolore di chi si trova a fronteggiare violenza gratuita. 

 
Si sono avvicinati con un pretesto ad Arturo, che sta cercando di raggiungere lo studio di un medico, per poi fare ritorno a casa. Inutile trovare una via d’uscita: i quattro malviventi sono piccoli di statura, si muovono come dentro un flipper, iniziano a sferrare calci e pugni, fino ad estrarre i coltelli che avevano in tasca. Ed è il momento del sangue, della violenza pura, fine a se stessa. Arturo viene colpito al polmone, all’altezza della gola, ma anche in altre parti del corpo. Agli inquirenti, lo studente ha spiegato di non aver subìto un tentativo di rapina, ma di essere stato aggredito senza alcun motivo. Tutto chiaro, ora, lo scenario investigativo offre soluzioni convincenti. Sono stati gli uomini della Mobile - agli ordini del primo dirigente Luigi Rinella - a mettere a confronto alcune informazioni raccolte in questi giorni: da un lato il contenuto di alcune sequenze di immagini, dall’altro la ricostruzione offerta dal primo soccorritore, sentito come teste dopo aver rilasciato un’intervista al Mattino, e ancora la versione messa agli atti dalla parte offesa nel corso di due interrogatori.
Ma chi sono gli aggressori di Arturo? Un branco, uno dei tanti che imperversa indisturbato nella zona del centro cittadino. Si tratta di ragazzi del posto, gente che presidia panchine e marciapiedi per ore, senza una mission precisa. Violenti da sempre, praticano furti di cellulare, ma lo fanno soprattutto in ossequio all’esigenza di rafforzare la propria immagine all’interno del gruppo. Usano i coltelli da sempre, hanno bisogno di una preda da aggredire. Donne, studenti, ragazzi di buona famiglia. Hanno già sferrato attacchi di questo tipo, con esiti mai tanto drammatici e plateali. Prima di lunedì scorso, avevano già colpito, avevano sfoderato lo stesso copione di violenza, sempre forti della piena impunità. Hanno le spalle protette da parenti e amici, da nuclei familiari allargati che in questi giorni hanno tentato di accudirli. Eppure, anche sul loro conto, il cerchio si è chiuso. Giovanissimi rischiano gli arresti per tentato omicidio, o una semplice segnalazione qualora la loro età non raggiungesse i quattordici anni. Nomi e cognomi in queste ore finiti in un fascicolo coordinato dalla Procura dei minori, che potrebbe far registrare novità a stretto giro, con una caccia che va avanti da sei giorni senza soluzione di continuità. Una volta finiti dinanzi alla polizia, dovranno spiegare cosa li ha spinti ad azioni tanto violente nei confronti di un ragazzino inerme, mentre per loro potrebbe aprirsi la porta di un carcere minorile. Una svolta attesa dall’intera collettività napoletana, mai come in questo caso rimasta scossa dalla sofferenza gratuita provocata ai danni di uno studente di 17 anni. 

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