Napoli, racconto choc dal Cardarelli: mio marito dimenticato nel caos barelle

Napoli, racconto choc dal Cardarelli: mio marito dimenticato nel caos barelle
di Melina Chiapparino
Mercoledì 6 Gennaio 2021, 22:50 - Ultimo agg. 7 Gennaio, 12:42
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«Ci siamo sentiti abbandonati». Nel raccontare le 24 ore trascorse dal marito al pronto soccorso del Cardarelli, Paola Pinfildi descrive l’angoscia provata nel «non sapere alcuna notizia da parte dei sanitari che non hanno mai contattato i familiari», per comunicare le condizioni cliniche del loro congiunto. Il paziente in questione, Mario Pagliano, un 71enne napoletano già colpito da episodi ischemici, «è arrivato la mattina del 5 gennaio nel pronto soccorso che scoppiava con 50 barelle e fino al giorno dopo è stato assistito senza la possibilità di recarsi al bagno, digiuno e senza eseguire le sue terapie» racconta la moglie. Pur di avere notizie sullo stato dell’uomo che «durante la permanenza in pronto soccorso, si è sporcato di urina», la 64enne si è recata di persona al presidio dove, però, le sarebbero state date informazioni sbagliate per uno scambio di persona. «Quando ho insistito per sapere come stava mio marito, mi hanno detto che le sue condizioni erano disperate per una emorragia al cervello - racconta agitata Paola - poi, il giorno dopo, ho scoperto che lo avevano scambiato per un altro paziente».

 

«Ho portato mio marito al pronto soccorso del Fatebenefratelli, la mattina del 5 gennaio perché, fin dalla sera prima, non si era sentito bene» spiega Paola che aveva notato nel 71enne una tensione facciale che le aveva fatto temere un’ischemia, patologia di cui l’anziano ha già sofferto in passato. «Siamo arrivati all’ospedale di via Manzoni in poco tempo, grazie alla scorta della polizia di Stato che ci ha permesso di percorrere la zona pedonale del Vomero, da cui eravamo partiti - racconta la donna - una volta giunti al Fatebenefratelli, i sanitari ci hanno consigliato di andare al Cardarelli, dove anche loro lo avrebbero trasferito, considerando la natura neurologica del problema».

Mario è stato accettato al pronto soccorso del Cardarelli, alle ore 12.50 ma da quel momento, la moglie, non ha più avute sue notizie. «Mi ero organizzata consegnando all’ospedale esami e accertamenti diagnostici di mio marito che soffre di diabete, ipertensione e gravi patologie cardiache oltre agli attacchi ischemici - aggiunge Paola - pur avendogli fornito il mio numero di telefono e facendo attenzione a lasciare la linea sempre libera non mi ha contattato nessuno e alle ore 22, ormai angosciata, sono andata di persona al Cardarelli». Quando Paola è arrivata in ospedale, ha comunicato inizialmente di voler riportare a casa il marito ma «i sanitari, a quel punto, mi hanno detto che stavano per sottoporlo ad una angioTac e ho desistito».

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Al caos del pronto soccorso affollato di lettighe a rotelle, la sera del 5 gennaio, si è aggiunto anche un guasto tecnico causato dalla mancanza di corrente che ha rallentato buona parte degli accertamenti diagnostici, compresi quelli destinati a Mario. «Il dottore con cui ho parlato la sera del 5 gennaio mi ha riferito che la situazione di mio marito era grave e mi aveva dato anche informazioni che erano in contrasto con i suoi ultimi accertamenti clinici» racconta Paola che il mattino dopo ha scoperto lo scambio di persona. «Il 6 gennaio mi sono nuovamente recata al Cardarelli perché non avevo nessuna notizia di mio marito e, come il giorno prima, non avevo ricevuto alcuna comunicazione telefonica - spiega la 64enne - quando sono arrivata e ho insistito per parlare con un medico, mi hanno detto che poteva essere dimesso e che, la sera prima, c’era stato un errore di omonimia». Quello su cui Paola punta il dito non è «il lavoro di tanti sanitari che cercano di fare il possibile ma le condizioni di un pronto soccorso nel caos» aggiunge la donna che confessa di aver chiamato anche i carabinieri la sera del 5 gennaio «presa dalla disperazione» perché non aveva notizie sul marito. Infine Mario è stato dimesso con un referto per «occlusione e stenosi dell’arteria vertebrale e della carotide senza menzione di infarto cerebrale».
 

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