Crollo assassino a Napoli, il giallo dei 30 milioni spariti

Crollo assassino a Napoli, il giallo dei 30 milioni spariti
di Paolo Barbuto
Martedì 11 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:42
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La città va in pezzi, cedimenti e crolli che provocano dolore e morte, l'ultimo sabato scorso, quando Rosario Padolino è rimasto schiacciato da un cornicione che s'è staccato da un palazzo di via Duomo. Mentre la città va in pezzi il Comune di Napoli si tiene stretti circa 30 milioni di euro che dovevano essere destinati proprio al rinnovamento della città grazie al progetto Sirena, solo che quel progetto è stato cassato da Palazzo San Giacomo. L'iniziativa, nata nel 2001, aveva lo scopo di contribuire, con finanziamenti pubblici, al restauro degli edifici privati. Si trattava di un grande progetto che, nella fase di massima esplosione, ha consentito la ristrutturazione di più di 1.200 edifici della città, non solo nel centro storico. Sirena prese vita con la creazione di una società mista, maggioranza nelle mani di Palazzo San Giacomo e quote divise fra Associazione Costruttori, Unione Industriali, Camera di Commercio e Regione Campania. Nei dieci anni di attività Sirena ha ottenuto finanziamenti per 80 milioni, fondi comunali, stanziamenti regionali e apertura di mutui presso istituti di credito, poi la società mista è stata cancellata, e con l'addio a quel gruppo di lavoro ha smesso di vivere anche il progetto Sirena.
 
Era la fine del 2011, Luigi de Magistris aveva appena preso le redini della città, quella società registrava perdite di esercizio e venne messa in liquidazione. Però nel bilancio del Comune c'erano, all'epoca, almeno 35 milioni di euro vincolati all'esecuzione di quel progetto, molti condomini hanno atteso per anni che Palazzo San Giacomo versasse quanto aveva promesso, altri sono ancora in attesa, nel frattempo quel fiume di denaro è rimasto incastrato nei meandri del bilancio comunale.

Il Mattino è riuscito a visionare i documenti contabili (fermi al 2016, quando la società era già in liquidazione da cinque anni) riferiti al progetto Sirena. Al termine dell'esecuzione del primo bando, nel 2002, erano rimasti in cassa 3 milioni e 380mila euro; dopo il secondo bando i finanziamenti ancora disponibili ammontavano a 14.778.500 euro. La terza scadenza, fissata al 2008, ha lasciato nelle casse di Palazzo San Giacomo altri 17.107.000 euro.

Il conto ve lo facciamo noi. Nel 2016 erano disponibili per progetti di riqualificazione degli edifici napoletani 35.275.500, un'enormità. Soldi dei quali nessun napoletano ha potuto usufruire.

Alla luce della lettura di questi documenti, suonano singolari le parole di Luigi de Magistris che, nel 2014, subito dopo la morte del povero Salvatore Giordano per il crollo alla Galleria Umberto, disse senza mostrare tentennamenti: «In questi giorni molti hanno chiesto perché non si fa più il progetto Sirena. Ma per fare le cose ci vogliono risorse». In quel preciso momento c'erano 35 milioni in cassa...

Bruno Discepolo, oggi assessore regionale all'urbanistica e per lungo tempo alla guida del progetto Sirena spiega da tempo che bisogna far rinascere l'iniziativa perché quel denaro c'è e va investito in sicurezza della città di Napoli.

Anche Federica Brancaccio, presidente dell'Acen un tempo socio di minoranza della società Sirena, rilancia sul tema: «Se oggi ripartisse il progetto Sirena e a questo si associassero i benefici fiscali dell'Eco e Sisma bonus, sarebbe possibile riqualificare gli immobili che hanno ricevuto le ordinanze di messa in sicurezza e molti altri nel territorio di Napoli. Coniugando gli incentivi comunali ai crediti fiscali attivati dal Parlamento per la messa in sicurezza degli immobili si potrebbe avviare un processo di riqualificazione sociale ed economica del nostro territorio».

L'Acen ricorda che il progetto Sirena ha consentito la riqualificazione degli edifici di ben 3000 ettari del territorio comunale di Napoli con 1253 interventi edilizi finanziati, 1157 cantieri attivati, 2804 sopralluoghi effettuati dalla società Sirena e dal Cpt (oggi Centro Formazione e Sicurezza di Napoli) per un valore complessivo, compresi i finanziamenti pubblici, di 270 milioni di euro di interventi edilizi attivati.

Secondo i dati dell'ultimo censimento 2011, il 59% degli edifici residenziali in provincia di Napoli ha più di 40 anni, percentuale che arriva all'80% nel comune partenopeo: «È evidente - spiega Brancaccio - l'utilità di un progetto efficace, a maggior ragione in un territorio con una percentuale elevata di edifici degradati.

Auspico inoltre che il Decreto Sblocca cantieri votato in Senato riceva l'approvazione della Camera e la definitiva conversione in legge perché attribuisce ai Comuni la possibilità di chiedere al Tribunale la nomina di amministratori ad acta per i condomini che, pur in caso di necessità per la pubblica incolumità, non si attivano per tempo».

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