Si è impossessata della sua vita. E lo ha fatto nel modo più semplice e subdolo possibile: spacciandosi per un ragazzo della sua età, creando dal nulla una storia d’amore virtuale. Una storia fatta di cuoricini, strizzate di occhi, pollici in alto e faccine. Almeno fino a un certo punto. Una storia fatta di carinerie iniziali, che poi si è complicata, al punto tale da rendere necessaria una denuncia, con tanto di indagini approdate in Procura, che non ha esitato in questi giorni a chiedere l’apertura di un processo per un presunto caso di stalking.
Di cosa si tratta? In pochi mesi, una ragazzina si è ritrovata in una sorta di incubo, che l’ha costretta a subire una condizione di assoggettamento che le ha condizionato l’esistenza. In sintesi, dalla serenità della prima ora, si è passati ad atteggiamenti morbosi, patologici, che culminano in una gelosia possessiva e malata. Un crescendo di atti persecutori che è poi sfociata in quelle frasi che hanno sconvolto un intero nucleo familiare: «Ti uccido... ti sciolgo nell’acido...».
Che storia è questa? Partiamo dalla fine: giovedì scorso, si è svolta l’udienza preliminare dinanzi al Tribunale dei minori, a carico dell’unica imputata. Difesa dal penalista Matteo De Luca, la ragazza ha ammesso le proprie responsabilità ed ha ottenuto la messa alla prova.
Stalking è l’accusa mossa dal pm Emilia Galante Sorrentino, magistrato in forza alla Procura guidata da Maria De Luzenberger, quello che sta emergendo non è un episodio occasionale, ma la conferma di una frontiera del crimine telematico sempre più avanzato. Un’inchiesta che scava sul mondo di una ragazzina, che è poi la vittima di questa storia: studia, va a scuola, vive con la propria famiglia ed è perfettamente integrata nel tessuto cittadino. Come tutte le adolescenti, ha una vita sui social abbastanza dinamica, condividendo storie legate alla musica e alla moda, insomma a contenuti assolutamente ordinari.
Circa un anno fa, la ragazzina (che è ancora minorenne) incrocia un contatto con cui ha inizio una sorta di relazione virtuale. Si tratta di una ragazzina (oggi maggiorenne) che nel corso delle chat si fa chiamare “Raffaele” e che si propone grazie ad un account fasullo di posta elettronica e sui social. Ma in cosa consistevano i presunti atti persecutori consumati dalla imputata? Dettava le regole dell’esistenza della ragazzina, pretendendo di organizzare l’intera giornata. Poi? Scenate di gelosia per un post di troppo o per un commento su facebook. Fino ad arrivare a quelle espressioni minacciose, con quelle frasi oggi finite agli atti: «Ti sciolgo nell’acido... ti uccido...».
Non è il primo caso, quello culminato giovedì scorso nel provvedimento di un giudice. Anzi. A leggere le carte, siamo di fronte a uno scenario scandito da numeri in aumento: reati telematici consumati da minori, tra stalking e sostituzione di persona, in un crescendo di minacce che si alimentano sui canali social.