Il degrado delle fontane di Napoli, ecco come muore un pezzo di storia

La vasca della fontana di Monteoliveto invasa dai rifiuti
La vasca della fontana di Monteoliveto invasa dai rifiuti
di Antonio Folle
Sabato 24 Agosto 2019, 15:00 - Ultimo agg. 23:09
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La storia negata, calpestata, ridotta in polvere, riposta in depositi ammuffiti o ricoperta di graffiti e rifiuti. È il triste destino delle fontane monumentali napoletane, un immenso patrimonio sempre più svilito e mortificato dal disinteresse delle istituzioni e dall'inciviltà di quella fetta di napoletani senza amore per le vestigia del passato. 

Fin dai tempi più antichi i sovrani che si sono avvicendati alla guida di Napoli hanno tentato di ingraziarsi il popolo costruendo bellissime fontane. Le più fortunate sono finite in qualche museo o adornano i cortili di qualche antico palazzo gentilizio. La stragrande maggioranza è disseminata in giro per la città e potrebbe rappresentare una formidabile attrattiva per i turisti se non fosse abbandonata al degrado. 
 

 

Celeberrimo in questo senso il caso della fontana di Monteoliveto. Una fontana finita più volte nell'occhio del ciclone a causa dei rave party improvvisati organizzati dai giovani che frequentano la zona - molti residenti puntano il dito sugli studenti della vicina facoltà di Architettura - e che usano la fontana scolpita nel 1600 per sversare i resti dei loro pasti o, alla peggio, per liberarsi dopo le gozzoviglie notturne a base di alcool e cannabis. Ormai si rincorrono ciclicamente le polemiche sollevate dai comitati civici cittadini che chiedono a Comune e Soprintendenza l'installazione di una inferriata di contenimento per salvare il monumento dalla furia dei vandali. Fino ad oggi nessuna risposta da parte delle istituzioni che restano a guardare il progressivo disfacimento di un monumento di primaria importanza. Un'immagine su tutte: le guide turistiche che conducono i loro gruppi verso la vicina piazza del Gesù non si fermano più a illustrare ai visitatori stranieri la bellezza della fontana celebre anche per la statua in bronzo di Carlo II di Spagna disegnata da Cosimo Fanzago.  

Altro esempio emblematico del disinteresse delle istituzioni nonostante i numerosi appelli della cittadinanza è quello della fontana del Tritone a piazza Cavour. I passeggeri - napoletani e turisti - che escono dalla stazione della Linea 1 si trovano di fronte una fontana utilizzata dai clochard che popolano la zona e che spesso si accampano proprio intorno alla vasca. Con tutto il carico di cattivi odori che è facile intuire. A due passi dal Museo Archeologico Nazionale, uno dei più visitati d'Italia.

L'installazione di grate di contenimento sembra essere l'unica soluzione per la salvaguardia dei monumenti. La fontana del Formiello, a due passi da porta Capuana, è stata salvata proprio dalle grate che tengono lontani i potenziali devastatori. Se la fontana è tutto sommato in discrete condizioni di conservazione - fatta eccezione per qualche piccione morto e per qualche bottiglia di birra lanciata nella pozza di acqua stagnante - non si può dire la stessa cose del contorno. La fontana del '600, infatti, è inserita in un contesto di avanzatissimo degrado ambientale. 
 

Menzione a parte meritano le fontane della villa comunale - ex villa reale, voluta dai Borbone - che risentono del degrado generale del polmone verde di Chiaia. La fontana di Castore e Polluce, la prima che si incontra se si entra dal cancello principale, è a secco come tutte le fontane di Napoli ma il gruppo scultorio pensato originariamente per l'abbellimento della Reggia di Caserta e che ha dato il nome alla fontana è mutilato di una gamba. A poca distanza la fontana della Vasca di Porfido segue una sorte molto simile. A secco, la vasca invasa da rifiuti e foglie secche e con i marmi sfregiati da graffiti o dalle pallonate dei ragazzi che giocano in villa. Triste destino, infine, per la fontana di Santa Lucia, altro monumento costruito agli inizi del 1600 e originariamente collocato a via Santa Lucia - da cui prende il nome - che ha seguito le vicissitudini del risanamento di fine Ottocento. Proprio a fine Ottocento il monumento voluto dai vicerè spagnoli fu collocato nell'attuale posizione. Una posizione defilata, coperta dalla fitta vegetazione e praticamente impossibile da vedere. Ulteriore sfregio: la vasca dove dovrebbe scorrere acqua fresca ospita solo un leggero strato di fanghiglia melmosa, residuo di qualche remoto temporale.

Ma perché le fontane monumentali sono a secco e in stato di abbandono? La causa è da ricercare in un contenzioso tra Abc e Comune di Napoli risalente al 2018.
Palazzo San Giacomo ha chiuso i rubinetti all'azienda partecipata la quale, a sua volta, ha chiuso i rubinetti a tutte le fontane storiche, lasciando in funzione solo una parte delle fontanine moderne. Un atto incomprensibile per molti e che si potrebbe giustificare solo con la cronica carenza di fondi da parte del Comune di Napoli che fa del turismo il suo cavallo di battaglia ma che lascia nell'abbandono - complice le altrettanto colpevoli disattenzioni da parte della Soprintendenza - le fontane monumentali della città che dovrebbero fare da attrattiva proprio per i turisti. Un controsenso. 

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