Era rinchiuso nel carcere di Poggioreale dove avrebbe dovuto scontare un anno e mezzo di reclusione per aver guidato senza patente e in stato di ebbrezza. È morto il 4 gennaio dopo un ricovero di 8 giorni all'ospedale Cardarelli di Napoli, ma nessuno ha avvertito i suoi familiari che per giunta un'ora prima della sua morte hanno ricevuto una chiamata dall'istituto di pena che li informava della sua scarcerazione. L'ultima volta che lo hanno visto vivo è stato ad agosto, prima che entrasse in una cella. Adesso i parenti attendono di vederne il cadavere che si trova all'obitorio del Policlinico di Napoli in attesa di un'autopsia che dovrebbe tenersi proprio oggi. A disporla è stata l'autorità giudiziaria dopo la denuncia dell'accaduto. È mistero infatti sulla morte e sulla sorte toccata a Giuseppe Di Lorenzo, 50 anni, di Nola. Conosciutissimo in città per il suo carattere allegro e le sue trovate goliardiche questa volta ha fatto di nuovo parlare di sè, ma per un giallo che adesso i familiari vogliono a tutti i costi risolvere. Per la numerosissima famiglia parla Ramona Di Lorenzo, sua nipote. La ragazza non sa darsi pace e chiede di conoscere tutta la verità sulle cause della morte di Giuseppe, per tutti Peppe o ritratt.
«Perché nessuno ci ha detto che mio zio stava male e soprattutto che era stato trasferito in ospedale dove è morto senza nemmeno il nostro conforto? Avrà pensato che lo avevamo abbandonato e invece noi non ne sapevamo nulla». Fin qui le accuse della famiglia, compresa l'anziana madre che ha mille acciacchi, ma rifiuta il ricovero perché vuole dare l'ultimo bacio a suo figlio. Si cercano risposte nell'attesa di un'inchiesta scattata con la denuncia del legale di Di Lorenzo. L'avvocato Michele Russo ha chiesto il sequestro delle cartelle cliniche dell'uomo. Ma non è solo questo a destare dubbi sulla fine di una persona che, come riferiscono i parenti, era anche affetta da Hiv.
Ma il giorno dopo Peppe finisce in ospedale. «Il 4 gennaio - riprende Ramona - mia nonna riceve una telefonata dal carcere: le dicono che suo figlio è stato scarcerato. Immagini la gioia, durata, però, pochissimo. Alle 17 a chiamarci è stato il nostro avvocato: dal Cardarelli lo avevano avvisato della morte di mio zio. Perchè l'avvocato e non noi e soprattutto perchè non ci hanno avvisato del suo ricovero? Dal Cardarelli ci è stato solo riferito che è arrivato in stato soporifero». Troppo poco per una famiglia che non riesce a trovare risposte alle tante domande ormai diventate un tormento. Una su tutte: «Perchè proprio nel giorno della morte di Giuseppe Di Lorenzo arriva un'ordinanza di differimento provvisorio di esecuzione di pena? Cosa è successo negli ultimi giorni della sua vita?».