Napoli, Gennaro «dimenticato» nell'obitorio: dalla Procura risposte evasive

Napoli, Gennaro «dimenticato» nell'obitorio: dalla Procura risposte evasive
di Aniello Sammarco
Mercoledì 12 Agosto 2020, 10:33
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«Quanto accaduto è allucinante. È inspiegabile come un uomo morto di overdose, per giunta gravato da precedenti e dunque presente negli archivi delle forze dell'ordine anche con foto segnaletiche, pur in presenza di segni di riconoscimento inequivocabili venga dimenticato in obitorio per oltre un anno. Alla Procura, attraverso un esposto-denuncia, abbiamo chiesto di indagare, con l'obiettivo di conoscere come siano andate le cose: ci auguriamo che ci vengano dati i giusti elementi per ricostruire quello che al momento appare un ritardo assurdo». L'avvocato Francesco Maria Morelli non ha dubbi: attorno alla vicenda di Gennaro Trapanese, il cinquantenne di Torre del Greco morto di overdose il 16 luglio 2019 e il cui corpo è stato rinchiuso da allora in una cella frigorifero del Secondo Policlinico, ci sono molti, troppi punti da chiarire. «I parenti di Trapanese prosegue l'avvocato periodicamente venivano convocati dalle forze dell'ordine per capire se il loro congiunto si fosse fatto sentire. Impossibile, visto che era già morto». Alla richiesta di chiarimenti, dopo che finalmente qualcuno si è mosso, favorendo l'identificazione attraverso i tatuaggi che Gennaro aveva sulla pelle, le prime risposte sono state evasive: «Dalla Procura prosegue il legale ci hanno detto che i ritardi sono dipesi anche dall'emergenza Covid. Ma i tempi della pandemia non collimano con quelli del decesso. Per ora gli uffici hanno un atteggiamento abbottonato: il nostro auspicio è che a settembre, alla ripresa delle attività, ci vengano forniti possibili profili di responsabilità».

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LA RABBIA
La famiglia intanto si prepara oggi a dare l'ultimo saluto a Gennaro Trapanese, oggi alle 11 nella chiesa di Sant'Antonio di Padova. «Siamo amareggiati: Gennaro purtroppo aveva scelto la strada della tossicodipendenza, e a nulla sono valsi i nostri sforzi per aiutarlo a uscire da questo tunnel», dice Nunzia, una delle sei sorelle dell'uomo. «Ma quello che è successo - continua - è di una gravità inaudita. Noi ci recavamo con costanza alle forze dell'ordine: ci veniva detto che Gennaro era una carta conosciuta', che si era potuto allontanare con qualche amicizia sbagliata'. Invece era morto poche ore dopo la scomparsa: quando mia sorella Anna lunedì si è recata in tribunale, ha saputo che la morte di nostro fratello era avvenuta alle 10.30 di quel 16 luglio 2019 e che prima di essere portato in obitorio il suo corpo era rimasto a terra diverse ore per le procedure del caso. Perché non è partita subito una segnalazione? Perché nessuno ha preso le sue impronte digitali?». Il cognato di Trapanese, Francesco Montefusco, va oltre: «Ai familiari delle persone scomparse dico di girare per gli obitori. Quando siamo stati al Policlinico, l'altro giorno, ho visto diversi cadaveri ancora senza nome. Se è capitato a Gennaro, che pure era già presente nei database delle forze dell'ordine e presentava sul braccio un tatuaggio del Milan che avrebbe permesso una rapida identificazione, può capitare davvero a chiunque».
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