Diventare mamma a Napoli, quanti ostacoli: il centro di fecondazione assistita «stop & go»

Diventare mamma a Napoli, quanti ostacoli: il centro di fecondazione assistita «stop & go»
Maria Pirrodi Maria Pirro
Lunedì 2 Maggio 2022, 17:32 - Ultimo agg. 3 Maggio, 00:01
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Tiziana può raccontarla. A 40 anni è diventata mamma nel centro di procreazione medicalmente assistita aperto al San Paolo dopo quasi due lustri. «Ho avuto un maschietto e una femminuccia, due gemelli bellissimi», sorride la neomamma, mostrando le foto sul telefonino prima di spiegare il percorso a ostacoli che ha attraversato nella ricerca dei figli. 

Due inseminazioni in un’altra struttura, una stimolazione ormonale sospesa perché risultata inefficace. «Un imprevisto che si verifica più spesso dopo gli “anta”», sorride di nuovo. Poi la lista d’attesa nell’unico presidio della Asl di Napoli e la speranza che lei descrive come «una luce finalmente intravista in fondo al tunnel». È stato così per altre trentadue pazienti che hanno partorito, seguite nel presidio di Fuorigrotta che ha garantito complessivamente 214 trattamenti in undici mesi di attività, da gennaio fino a novembre 2021, nonostante l’emergenza coronavirus. Ragazze di 37-38 anni, ma anche più piccole e non oltre la soglila dei 45, hanno ricevuto assistenza nel servizio sanitario pubblico, pagando soltanto il ticket, anziché fare rivolgersi ai privati e spendere decisamente di più (molto di più) per la fecondazione assistita. 

Con la maternità rinviata sempre più in avanti con l’età e i problemi di salute sottovalutati soprattutto dagli uomini, che li considerano un tabù, le difficoltà diventano comuni. «All’inizio, farsi aiutare è complicato, perché viene ritenuto un fallimento della coppia», dice Tiziana.

Difatti, un servizio psicologico è previsto su richiesta nel reparto partenopeo. Ma qui, al secondo piano, i trasfert degli embrioni sono rinviati alla prossima estate. Perché? I laboratori con le provette devono essere adeguati, è questa l’ultima complicazione registrata nella struttura dalla storia tormentata. 

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In origine, il centro di procreazione medicalmente assistita Asl era infatti al San Giovanni Bosco. Ma l’attività fu bloccata nel 2010, oramai 12 anni fa, proprio per trasferire personale e attrezzature al San Paolo, in locali adeguati alle prescrizioni di legge. I lavori in via Terracina furono, però, interrotti più volte e affidati a varie ditte. «Stop & go» che sembra non avere fine. O forse sì. L’obiettivo dei vertici della Asl e della Ginecologia e ostetricia diretta da Luigi Terracciano è ricominciare le visite ambulatoriali nelle prossime settimane in modo da accelerare l’iter degli esami propedeutici per programmare l’intervento. Specialista del centro è la dottoressa Teresa Sena. 

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