Come chi ha coraggio, Ilenia non ci tiene a passare per eroina e farsi fotografare. Non vuole «pubblicità per una cosa del genere», sospira con ammirevole e raro riserbo. Lei è la giovane titolare della ricevitoria di Pianura che, assieme a una collega, ha sventato una rapina a mano armata di spranga l’altro ieri nel suo negozio. Però «la paura c’è stata – aggiunge – lui agitava una spranga di ferro e fare questo mestiere è difficile». E lo è ancor di più in un periodo di crisi economica post-pandemia come questo, in cui la microcriminalità - come confermano anche i Militari dell’Arma dal Comando Provinciale dei Carabinieri - sta sicuramente aumentando i reati rispetto ai mesi del Covid. Quelli appena descritti sono solo alcuni frame del racconto dei momenti da incubo vissuti da Ilenia, in cui «siamo state rinchiuse nel negozio ed è servita tanta lucidità», prosegue. Il rapinatore era un trentenne vicino alla famiglia di Ilenia, ed è ora in carcere in attesa di giudizio. I carabinieri lo hanno rintracciato più o meno tre quarti d’ora dopo l’aggressione in via Catena, non lontano dalla ricevitoria. Una delle tante vie corridoio, una uguale all’altro, della periferia ai piedi di Montagna Spaccata.
Attimi terribili, in cui la paura dilata il tempo, allunga i secondi ed esaspera la tensione. Eppure, il coraggio di ribellarsi c’è stato. Ilenia e la sua dipendente sono rimaste chiuse all’interno del negozio assieme al rapinatore, che ha prima «fatto uscire i tanti clienti all’interno della tabaccheria – racconta ancora la stessa Ilenia – e poi ci ha chiuse dentro, abbassando la serranda. Tutto è iniziato intorno alle 18 del primo novembre. Tutti ci siamo spaventati, sia noi che i clienti. La nostra reazione è stata quella di chiuderci nell’area del negozio protetta dai vetri blindati e lì abbiamo resistito».
Dopo qualche lunghissimo minuto, la saracinesca si riapre dall’esterno: «Non ho capito fuori cosa sia accaduto quando lui ci ha chiuso dentro, pensavo che fossero stati i carabinieri a riaprire, ma poi abbiamo scoperto che erano state persone della zona a rialzare la serranda. Il ragazzo si è allontanato perché gli avevo detto che stavo chiamando le forze dell’ordine, e lui preso dallo spavento se n’è andato. C’è stato spavento, ma non tale da cedere alla rapina. Se voglio fare un appello agli altri commercianti? Ognuno reagisce a modo suo, chiaramente, e non mi va di dire nulla in proposito. Ma posso dirle che per fare ogni tipo di lavoro a mio avviso ci vuole coraggio. Noi però abbiamo a che fare con i soldi e siamo più a rischio rispetto ad altre categorie di lavoratori. Il periodo è quello che è. Per me era la prima rapina che subivo. Speriamo sia anche l’ultima. Per quel che abbiamo potuto, lo abbiamo allontanato, ma non è facile gestire queste situazioni: comunque la paura c’è stata, abbiamo temuto anche per i clienti». La resistenza coraggiosa delle due donne, l’altro ieri, ha evitato danni gravi. E il via vai nella ricevitoria di Pianura continua. Eppure negli occhi dei clienti e dei passanti, in zona, si nota un senso di allarme grigio come la pioggia che batte sui marciapiedi e sui tendoni degli esercizi commerciali.
Una rapina sventata non capita tutti i giorni, e di certo l’esito della vicenda di Pianura potrebbe fare da esempio per qualche commerciante che non intenda sottostare alle minacce dei malintenzionati.