Napoli, il figlio passò con gli scissionisti:
ucciso di botte per ordine di Di Lauro

Napoli, il figlio passò con gli scissionisti: ucciso di botte per ordine di Di Lauro
Martedì 23 Marzo 2021, 12:58
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Con la camorra lui non c'entrava niente, ma il clan Di Lauro voleva punire il figliastro che se ne era andato con gli scissionisti. Per questo motivo venne picchiato praticamente a mani nude, fino a ridurlo in fin di vita. È una vittima innocente della criminalità organizzata Salvatore De Magistris, morto nel 2004, all'età di 60 anni e in maniera atroce, per la DDA di Napoli per mano di Nunzio Di Lauro e Antonio Mennetta, e su ordine di Marco Di Lauro.

Salvatore de Magistris venne braccato e bloccato a Secondigliano, durante la faida del 2004. Ai due Di Lauro e a Mennetta, oggi la Procura antimafia partenopea ha notificato nuove accuse: omicidio volontario con dolo diretto, per Mennetta e Nunzio Di Lauro, con l' aggravante delle sevizie e per avere commesso il reato per favorire un'associazione camorristica, e omicidio volontario con dolo, ma con concorso anomalo, per Marco Di Lauro, che malgrado non avesse ordinato l'omicidio poteva prevede che l'esito sarebbe potuto essere quello. Le indagini sul delitto di De Magistris, che ha molte analogie con quello di Gelsomina Verde, sono state riaperte 14 anni dopo dal sostituto procuratore Maurizio De Marco, anche grazie al contributo del pentito Salvatore Tamburrino, uomo di fiducia del boss Marco di Lauro.

L'unico obiettivo di quella missione era punire il tradimento di Biagio Esposito, passato con gli «scissionisti».

Forse volevano anche estorcergli con le botte il luogo dove Biagio, il figliastro di Salvatore de Magistris, (patrigno di Biagio in quanto compagno della mamma) si era rifugiato. Nella cosiddetta «corte» di un'abitazione di Secondigliano, Nunzio Di Lauro (fratello minore di Marco) e Antonio Mennetta, picchiarono il sessantenne fino a ridurlo in fin di vita. Poi, in sella a una Honda Transalp, mentre se ne stavano andando, il colpo di grazia, investendolo. L'uomo non morì subito: il suo calvario durò un mese. Non si riprese mai, per tutto questo tempo, dal coma in cui era precipitato: il decesso avvenne in ospedale, il 29 novembre 2004. L'aggressione, per la DDA senza dubbio ordinata da Marco Di Lauro, invece il 30 ottobre. 

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